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Da Ortosociale.
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L’inadeguatezza del pensiero dominante<br> | L’inadeguatezza del pensiero dominante<br> | ||
'''La parzialità dello sguardo maschile sul mondo'''<br> | '''La parzialità dello sguardo maschile sul mondo'''<br> | ||
- | di Angela Giuffrida - pubblicato su [http://www.womenews.net/spip3/spip.php?article7632 Il paese delle donne on line] | + | di [[Utente:Angela|Angela Giuffrida]] - pubblicato su [http://www.womenews.net/spip3/spip.php?article7632 Il paese delle donne on line] |
Negli innumerevoli dibattiti sui comportamenti poco edificanti del cavaliere, la cosa che più mi colpisce e mi indispone è il balbettio degli oppositori, che finisce per alimentare la petulanza dei suoi arroganti legulei. Ciò che intralcia uno svolgimento franco e coerente del discorso, io credo, è il timore di sentirsi tacciare di moralismo e di mischiare campi tenuti rigorosamente divisi da un’impostazione mentale che pensa in modo atomistico, ogni cosa per se stessa, separata e opposta a tutte le altre. | Negli innumerevoli dibattiti sui comportamenti poco edificanti del cavaliere, la cosa che più mi colpisce e mi indispone è il balbettio degli oppositori, che finisce per alimentare la petulanza dei suoi arroganti legulei. Ciò che intralcia uno svolgimento franco e coerente del discorso, io credo, è il timore di sentirsi tacciare di moralismo e di mischiare campi tenuti rigorosamente divisi da un’impostazione mentale che pensa in modo atomistico, ogni cosa per se stessa, separata e opposta a tutte le altre. |
Versione corrente delle 19:13, 20 feb 2011
L’inadeguatezza del pensiero dominante
La parzialità dello sguardo maschile sul mondo
di Angela Giuffrida - pubblicato su Il paese delle donne on line
Negli innumerevoli dibattiti sui comportamenti poco edificanti del cavaliere, la cosa che più mi colpisce e mi indispone è il balbettio degli oppositori, che finisce per alimentare la petulanza dei suoi arroganti legulei. Ciò che intralcia uno svolgimento franco e coerente del discorso, io credo, è il timore di sentirsi tacciare di moralismo e di mischiare campi tenuti rigorosamente divisi da un’impostazione mentale che pensa in modo atomistico, ogni cosa per se stessa, separata e opposta a tutte le altre.
Ogni nostra azione, è vero, ha ricadute molteplici in diversi ambiti che, però, sono strettamente connessi. Prendiamo ad esempio il caso in ispecie: comprare giovani donne, ridurle a semplice “sfogatoio” per una sessualità miserabile, non è solo immorale, è anche un problema politico; dà, infatti, segnali antinomici rispetto agli sforzi passati e presenti delle donne per appropriarsi del diritto di cittadinanza, tuttora negato nelle società che restano androcentriche anche nella versione cosiddetta democratica.
Il risvolto giudiziario della faccenda, dovuto al coinvolgimento di una minore, si intreccia ai primi due, mettendo in discussione l’onorabilità dell’indagato in uno alla sua credibilità politica. Indissolubilmente legati, gli aspetti morale-politico-giudiziario fanno saltare anche la separazione pubblico-privato, tornata in auge malgrado il pensiero femminista ne abbia mostrato l’inconsistenza. D’altronde quali garanzie può offrire un politico che nel privato corrompe giovani donne e privilegia la corruzione nelle sue attività imprenditoriali? Se anche si trattasse di semplici sospetti, non dovrebbero essere garantiti prima di tutto cittadini e cittadine di cui la politica regola la vita? Che dire poi dell’idea peregrina di comprendere nel concetto di libertà sessuale l’uso e abuso di donne o uomini come si trattasse di cose?
Si può reificare un essere umano se non si è in grado di distinguere una persona da una cosa, un vivente da un non vivente. Giustificare l’indegno baratto parlando di libera scelta da parte di chi si prostituisce significa non riuscire a vedere le tante ragioni, di solito economiche ma non solo, che spingono in tale direzione. Se parliamo di libertà delle donne dobbiamo riconoscere che è inficiata in radice, non solo nella fattispecie; esse devono infatti optare per scelte interne ad un sistema pensato interamente da altri. Quanto ciò sia limitante è dimostrato dal fatto che anche le più colte tra loro non colgono la totale inadeguatezza del pensiero dominante ad assolvere il compito, difficile ed impegnativo, di assicurare l’esistenza e l’evoluzione alla specie.