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- | Nel suo articolo “Vantaggi e svantaggi dell’essere patriarchi”, pubblicato sul sito de Il paese delle donne il 25 gennaio 2009, Lidia Menapace scrive: “Credo che… sia possibile un discorso di verità tra i generi e che ci si possa anche scambiare una qualche ricetta di reciproca liberazione, e cercar di capire quanta felicità serenità innocenza gioia divertimento potrebbe venire da relazioni liberate dalla paura violenza potere sfruttamento”. | + | Nel suo articolo [http://www.womenews.net/spip3/spip.php?article3316 “Vantaggi e svantaggi dell’essere patriarchi”], pubblicato sul sito de Il paese delle donne il 25 gennaio 2009, '''Lidia Menapace''' scrive: “Credo che… sia possibile un discorso di verità tra i generi e che ci si possa anche scambiare una qualche ricetta di reciproca liberazione, e cercar di capire quanta felicità serenità innocenza gioia divertimento potrebbe venire da relazioni liberate dalla paura violenza potere sfruttamento”. |
- | Secondo me la tenacia di una simile illusione, condivisa dalla maggior parte delle donne nel mondo, è dovuta ad una mancata, consapevole assunzione dell’ enormità dei comportamenti criminali maschili , enormità intesa come “estensione pervasiva” e ferocia sanguinaria. | + | Secondo me la tenacia di una simile illusione, condivisa dalla maggior parte delle donne nel mondo, è dovuta ad una mancata, consapevole assunzione dell’ '''''enormità dei comportamenti criminali maschili''''' , enormità intesa come “estensione pervasiva” e ferocia sanguinaria. |
Illusorio appare, pertanto, il tentativo di combattere la violenza di genere separandola dall’universale violenza che struttura in toto ed in ogni singola parte le società androcentriche. | Illusorio appare, pertanto, il tentativo di combattere la violenza di genere separandola dall’universale violenza che struttura in toto ed in ogni singola parte le società androcentriche. | ||
- | Stefania Cantatore nell’articolo “La staffetta e la cultura”, apparso nello stesso foglio il 26 u.s., “di fronte alle ennesime vittime di una strage mai finita”, sostiene che “la violenza sessuata è un problema strutturale che tocca in tutti i suoi aspetti il patto sociale, la cultura per esempio”, e accusa giustamente di complicità la “cultura ufficiale” in cui “la mentalità indulgente ed autoassolvente del violento” si esprime anche nei “toni del lirismo e del sapere ‘ammesso’...Si tratta”, dice, “di cultura, non può essere né punita né nascosta, va semplicemente svelata…Come le guerre, la violenza ha ragioni che nessuno vuol dire e che riguardano interessi molto sostanziosi…Svelare le ragioni è difficile nel frastuono delle finte liti, ma è il compito di chi vuol davvero cambiare”. | + | '''Stefania Cantatore''' nell’articolo [http://www.womenews.net/spip3/spip.php?article3326 “La staffetta e la cultura”], apparso nello stesso foglio il 26 u.s., “di fronte alle ennesime vittime di una strage mai finita”, sostiene che “la violenza sessuata è un problema strutturale che tocca in tutti i suoi aspetti il patto sociale, la cultura per esempio”, e accusa giustamente di complicità la “cultura ufficiale” in cui “la mentalità indulgente ed autoassolvente del violento” si esprime anche nei “toni del lirismo e del sapere ‘ammesso’...Si tratta”, dice, “di cultura, non può essere né punita né nascosta, va semplicemente svelata…Come le guerre, la violenza ha ragioni che nessuno vuol dire e che riguardano interessi molto sostanziosi…Svelare le ragioni è difficile nel frastuono delle finte liti, ma è il compito di chi vuol davvero cambiare”. |
- | Io credo che svelare gli interessi che sostengono il dominio maschile non sia sufficiente per spiegare una violenza così generalizzata, brutale, insensata. Intanto “la violenza sulle donne” non è, come Cantatore crede, “un male solo per le donne”, perché lo sfruttamento, la violazione, l’assassinio di una parte così rilevante e imprescindibile della specie non possono non legittimare l’estensione degli stessi comportamenti criminali anche agli individui di sesso maschile, e perché, essendo le donne le artefici della vita e dello sviluppo anche mentale della propria specie, la loro repressione non può non condurre la stessa, com’è sotto gli occhi di tutti, verso un’involuzione che ne pregiudica anche la sopravvivenza. | + | Io credo che svelare gli interessi che sostengono il dominio maschile non sia sufficiente per spiegare una violenza così generalizzata, brutale, insensata. Intanto “la violenza sulle donne” non è, come '''Cantatore''' crede, “un male solo per le donne”, perché lo sfruttamento, la violazione, l’assassinio di una parte così rilevante e imprescindibile della specie non possono non legittimare l’estensione degli stessi comportamenti criminali anche agli individui di sesso maschile, e perché, essendo le donne le artefici della vita e dello sviluppo anche mentale della propria specie, la loro repressione non può non condurre la stessa, com’è sotto gli occhi di tutti, verso un’involuzione che ne pregiudica anche la sopravvivenza. |
Non ci sono interessi, per quanto “sostanziosi”, che possono sostituire l’ interesse fondamentale di ogni specie vivente per cui le madri umane hanno sviluppato la ragione, cioè mantenersi in vita ed evolversi per vivere meglio. | Non ci sono interessi, per quanto “sostanziosi”, che possono sostituire l’ interesse fondamentale di ogni specie vivente per cui le madri umane hanno sviluppato la ragione, cioè mantenersi in vita ed evolversi per vivere meglio. |
Versione corrente delle 23:16, 21 feb 2011
Svelare gli interessi che sostengono il dominio maschile non è sufficiente per spiegare una violenza così generalizzata
Quali interessi serve la violenza?
di Angela Giuffrida - Pubblicato su Il paese delle donne on line
Io credo che svelare gli interessi che sostengono il dominio maschile non sia sufficiente per spiegare una violenza così generalizzata, brutale, insensata.
Nel suo articolo “Vantaggi e svantaggi dell’essere patriarchi”, pubblicato sul sito de Il paese delle donne il 25 gennaio 2009, Lidia Menapace scrive: “Credo che… sia possibile un discorso di verità tra i generi e che ci si possa anche scambiare una qualche ricetta di reciproca liberazione, e cercar di capire quanta felicità serenità innocenza gioia divertimento potrebbe venire da relazioni liberate dalla paura violenza potere sfruttamento”.
Secondo me la tenacia di una simile illusione, condivisa dalla maggior parte delle donne nel mondo, è dovuta ad una mancata, consapevole assunzione dell’ enormità dei comportamenti criminali maschili , enormità intesa come “estensione pervasiva” e ferocia sanguinaria.
Illusorio appare, pertanto, il tentativo di combattere la violenza di genere separandola dall’universale violenza che struttura in toto ed in ogni singola parte le società androcentriche.
Stefania Cantatore nell’articolo “La staffetta e la cultura”, apparso nello stesso foglio il 26 u.s., “di fronte alle ennesime vittime di una strage mai finita”, sostiene che “la violenza sessuata è un problema strutturale che tocca in tutti i suoi aspetti il patto sociale, la cultura per esempio”, e accusa giustamente di complicità la “cultura ufficiale” in cui “la mentalità indulgente ed autoassolvente del violento” si esprime anche nei “toni del lirismo e del sapere ‘ammesso’...Si tratta”, dice, “di cultura, non può essere né punita né nascosta, va semplicemente svelata…Come le guerre, la violenza ha ragioni che nessuno vuol dire e che riguardano interessi molto sostanziosi…Svelare le ragioni è difficile nel frastuono delle finte liti, ma è il compito di chi vuol davvero cambiare”.
Io credo che svelare gli interessi che sostengono il dominio maschile non sia sufficiente per spiegare una violenza così generalizzata, brutale, insensata. Intanto “la violenza sulle donne” non è, come Cantatore crede, “un male solo per le donne”, perché lo sfruttamento, la violazione, l’assassinio di una parte così rilevante e imprescindibile della specie non possono non legittimare l’estensione degli stessi comportamenti criminali anche agli individui di sesso maschile, e perché, essendo le donne le artefici della vita e dello sviluppo anche mentale della propria specie, la loro repressione non può non condurre la stessa, com’è sotto gli occhi di tutti, verso un’involuzione che ne pregiudica anche la sopravvivenza.
Non ci sono interessi, per quanto “sostanziosi”, che possono sostituire l’ interesse fondamentale di ogni specie vivente per cui le madri umane hanno sviluppato la ragione, cioè mantenersi in vita ed evolversi per vivere meglio.
Infrangere così platealmente il superiore fine si può solo a condizione di non riconoscere un essere umano, di non attribuire alcun valore alla vita, propria e altrui, di non comprenderne l’unicità. Il progressivo incivilimento della mente rende ripugnante non solo l’idea di sopprimere, ma anche solamente di far soffrire un’altra persona; che tipo di percorso evolutivo ha seguito il maschio umano se, ricorrendo continuamente e costantemente alla forza, mostra di coltivare la barbarie? La risposta violenta non è forse il fallimento della ragione?
A mio parere la sinistra “macelleria” di vite umane e l’assurda determinazione a cancellare la vita dalla faccia della terra potranno essere seriamente contrastare solo quando le donne si persuaderanno a disvelare l’intima insensatezza e inconsistenza del logos maschile.