Storia26
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A livello nazionale, a livello di stato italiano per intendersi, il problema centrale è l'autonomia e il decentramento. Le comunità locali non possono dipendere dai diktat del governo centrale ma hanno il diritto di svilupparsi secondo le esigenze e le linee che solo chi vive sul territorio può capire e sviluppare. Rappresentanti del governo e uomini politici dipendenti dai partiti centralizzati hanno portato la Sardegna in una situazione di declino costante. Promesse disattese, de-industrializzazione senza alternative, tariffe monopolistiche per i collegamenti logistici, vincolo di stabilità per i comuni, importazione del 70% dei prodotti agroalimentari, governatori alle dirette dipendenze del centro-sinistra e del centro-destra, alto costo dell'energia. Questa è la conseguenza della centralizzazione politica, cioè di un rapporto coercitivo e autoritario tra centro e periferia. Le conseguenze sono l'estrazione di risorse da parte del centro e l'impoverimento della periferia. La pretesa del "centro" di omologare la "periferia" anche a livello ideologica, economico, militare, ha i risultati che sono stati ben evidenziati nella grande manifestazione di Capo Frasca. La Unione Europea consiglia, in modo tiepido e platonico, il "principio di sussidiarietà" che sarebbe già un notevole passo avanti, secondo cui le istituzioni centrali dovrebbe intervenire solo quando e dove quelle locali sono insufficienti. La centralizzazione invece "funziona" o meglio viene rigorosamente applicata come principio dogmatico quando si tratta di agire a livello politico. Partiti, organi dello stato, ramificazioni economiche sono strettamente "controllate" in modo gerarchico dal centro, anche quando il loro compito si limita ad impedire iniziative economiche (sviluppo di una economia locale), culturali (lingua sarda), politiche (movimenti autonomisti). Le modifiche costituzionali attuate in modo furioso dal governo Renzi vanno in questa direzione con l'abolizione del Titolo V sulle autonomie locali. Alle quali si possono imputare molti difetti, tra cui una certa tendenza mimetica alla centralizzazione (in piccolo), dovuta al fatto che sono state attuate decenni dopo la Costituzione che le prevedeva, ostacolate, prive di mezzi, controllate da partiti che seguono la logica centralizzatrice. La farsa del "Senato delle Autonomie", privo di ogni reale potere legislativo, come quello proposto dal governo Renzi, esprime questa "ideologia" del controllo centralizzato, tipica della destra, del centro, della sinistra. I movimenti come la Lega Nord hanno prosperato incanalando le proteste locali sulla logica "dentro-il-gruppo" versus "fuori-dal-gruppo". Dentro i veneti o i lombardi, fuori i "terroni" (dal Po in giù), poi tutti gli immigrati, comunitari o extra (ma i "terroni" dei tempi di "Forza Etna" sono sempre nel mirino). Questa logica distorce il vero Federalismo che è un movimento attivo di costruzione unitaria di associazioni politico-istituzionali, assimilandolo a tutt'altra cosa, al Secessionismo che la rottura di ogni vincolo di associazione senza minimamente preoccuparsi del "dopo" con le sue necessità di strette alleanze internazionali. Il Federalismo, in quanto decentralizzazione costruttiva, è raro ma altamente efficiente. Gli esempi poco noti sono la Svizzera, gli USA, la Germania con i suoi Land che sono Stati, il Brasile, l'India. Esempi negativi di centralizzazione sono la ex-URSS, la ex-Jugoslavia, gli ex imperi coloniali. In questo momento storico è evidente la crisi di tenuta degli Stati Nazione, basati sul modello centralizzatore. Citiamo come segnali di forti tensioni il referendum per l'indipendenza in Scozia, il Fronte Nazionale in Francia, il secessionismo della Lega Nord italiana e movimenti analoghi, monopolizzati dalla destra, in Belgio, Olanda, Danimarca, Svezia, la spaccatura tra Cechi e Slovacchi. La logica positiva del Federalismo consiste nella capacità, una volta costruita una Federazione, di poterla ampliare associandosi ad altre unità o ad altre Federazioni. Il secessionismo, la logica del "noi contro di loro", porta ad ulteriori frazionamenti che rende palusibile ed effettiva la mano forte della violenza militare legale (o illegale). | A livello nazionale, a livello di stato italiano per intendersi, il problema centrale è l'autonomia e il decentramento. Le comunità locali non possono dipendere dai diktat del governo centrale ma hanno il diritto di svilupparsi secondo le esigenze e le linee che solo chi vive sul territorio può capire e sviluppare. Rappresentanti del governo e uomini politici dipendenti dai partiti centralizzati hanno portato la Sardegna in una situazione di declino costante. Promesse disattese, de-industrializzazione senza alternative, tariffe monopolistiche per i collegamenti logistici, vincolo di stabilità per i comuni, importazione del 70% dei prodotti agroalimentari, governatori alle dirette dipendenze del centro-sinistra e del centro-destra, alto costo dell'energia. Questa è la conseguenza della centralizzazione politica, cioè di un rapporto coercitivo e autoritario tra centro e periferia. Le conseguenze sono l'estrazione di risorse da parte del centro e l'impoverimento della periferia. La pretesa del "centro" di omologare la "periferia" anche a livello ideologica, economico, militare, ha i risultati che sono stati ben evidenziati nella grande manifestazione di Capo Frasca. La Unione Europea consiglia, in modo tiepido e platonico, il "principio di sussidiarietà" che sarebbe già un notevole passo avanti, secondo cui le istituzioni centrali dovrebbe intervenire solo quando e dove quelle locali sono insufficienti. La centralizzazione invece "funziona" o meglio viene rigorosamente applicata come principio dogmatico quando si tratta di agire a livello politico. Partiti, organi dello stato, ramificazioni economiche sono strettamente "controllate" in modo gerarchico dal centro, anche quando il loro compito si limita ad impedire iniziative economiche (sviluppo di una economia locale), culturali (lingua sarda), politiche (movimenti autonomisti). Le modifiche costituzionali attuate in modo furioso dal governo Renzi vanno in questa direzione con l'abolizione del Titolo V sulle autonomie locali. Alle quali si possono imputare molti difetti, tra cui una certa tendenza mimetica alla centralizzazione (in piccolo), dovuta al fatto che sono state attuate decenni dopo la Costituzione che le prevedeva, ostacolate, prive di mezzi, controllate da partiti che seguono la logica centralizzatrice. La farsa del "Senato delle Autonomie", privo di ogni reale potere legislativo, come quello proposto dal governo Renzi, esprime questa "ideologia" del controllo centralizzato, tipica della destra, del centro, della sinistra. I movimenti come la Lega Nord hanno prosperato incanalando le proteste locali sulla logica "dentro-il-gruppo" versus "fuori-dal-gruppo". Dentro i veneti o i lombardi, fuori i "terroni" (dal Po in giù), poi tutti gli immigrati, comunitari o extra (ma i "terroni" dei tempi di "Forza Etna" sono sempre nel mirino). Questa logica distorce il vero Federalismo che è un movimento attivo di costruzione unitaria di associazioni politico-istituzionali, assimilandolo a tutt'altra cosa, al Secessionismo che la rottura di ogni vincolo di associazione senza minimamente preoccuparsi del "dopo" con le sue necessità di strette alleanze internazionali. Il Federalismo, in quanto decentralizzazione costruttiva, è raro ma altamente efficiente. Gli esempi poco noti sono la Svizzera, gli USA, la Germania con i suoi Land che sono Stati, il Brasile, l'India. Esempi negativi di centralizzazione sono la ex-URSS, la ex-Jugoslavia, gli ex imperi coloniali. In questo momento storico è evidente la crisi di tenuta degli Stati Nazione, basati sul modello centralizzatore. Citiamo come segnali di forti tensioni il referendum per l'indipendenza in Scozia, il Fronte Nazionale in Francia, il secessionismo della Lega Nord italiana e movimenti analoghi, monopolizzati dalla destra, in Belgio, Olanda, Danimarca, Svezia, la spaccatura tra Cechi e Slovacchi. La logica positiva del Federalismo consiste nella capacità, una volta costruita una Federazione, di poterla ampliare associandosi ad altre unità o ad altre Federazioni. Il secessionismo, la logica del "noi contro di loro", porta ad ulteriori frazionamenti che rende palusibile ed effettiva la mano forte della violenza militare legale (o illegale). | ||
====Militare==== | ====Militare==== | ||
- | Le configurazioni storiche che chiamiamo stati-nazione o imperi si basano su una componente militare che esercita la violenza letale a scopo punitivo o intimidatorio. Inutile ripetere la definizione di Max Weber dello stato moderno. | + | Le configurazioni storiche che chiamiamo stati-nazione o imperi si basano su una componente militare che esercita la violenza letale a scopo punitivo o intimidatorio. Inutile ripetere la definizione di Max Weber dello stato moderno. Questa violenza si esercita sia al proprio interno (basti pensare a Stalin) che al proprio esterno (basti pensare ad Hitler). Le alleanze geopolitiche tra stati hanno la potenza militare come elemento fondamentale del calcolo politico. La componente militare, che si appoggia su alleanze politiche internazionali, può acquisire una sua propria autonomia come nel caso dei generali argentini o di Pinochet in Cile, oppure come oggi nel caso del governo militare egiziano, che si trova in Medio Oriente in una posizione strategica e che ha appena concluso l'acquisto di armi dalla Russia di Putin per 3 miliardi di dollari. |
Versione delle 19:32, 17 set 2014
Indice |
La Sardegna dice no alle basi militari
A Capo Frasca si è svolta, il 14 settembre 2014, una grande manifestazione unitaria per protestare contro le servitù militari che vedono la sola Sardegna ospitare più del 60% delle esercitazioni delle forze armate italiane, NATO, e perfino israeliane. Residui radioattivi, inquinamento del mare, materiale esplosivo disperso, incendi, consumo di un suolo vocato al turismo ed allo sviluppo agroalimentare, dipendenza politica dai partiti nazionali, imposizione delle manovre senza alcun rispetto per le autonomie locali, in poche parole colonialismo. Alla Maddalena la base americana (nucleare) è stata smantellata ma a S.Stefano, lì vicino, si sono immaganizzati armi ed esplosivi. L'assenza dei 3000 militari usa che vitalizzavano l'economia dell'arcipelago avrebbe dovuto essere bilanciata dalla costruzione, a tutt'oggi non ultimata, di grandi strutture ricettive per il G8, poi spostato all'Aquila. Questo dimostra che i sardi e la Sardegna sono considerati sempre gli ultimi, in qualsiasi scala di priorità. Vediamo in questa specifica situazione locale l'intreccio delle reti globali della politica, del militare, dell'economia, dell'ideologia o modo di intendere lo stile di vita.
Ideologia e stile di vita
La Sardegna è sede di una delle più importanti e tuttora sconosciute civiltà del Mediterraneo, precedenti di molti secoli Etruschi, Fenici, Greci, Punici, Romani. Ancora prima della civiltà nuragica che va dal 1800 aC fino e oltre la dominazione romana, ci sono altre civilizzazioni che rientrano nella classificazione della cultura del megalitismo. Le varie realizzazioni materiali, imponenti per quantità, qualità, significato, valore estetico-sacro, sono tombe ipogee o "domus de janas", menhir, dolmen, megaliti, nuraghi, pozzi sacri, tombe dei giganti. Sono le civiltà pre-indoeuropee che comunicavano tra loro scambiandosi tecniche, saperi, visioni del mondo. Erano dunque civiltà dello scambio, sia culturale che materiale, vive aperte, sostanzialmente pacifiche. Probabilmente molto più avanzate, consapevoli, complesse di quanto possiamo immaginare. A S.Vittoria di Serri si può vistare un grande complesso con tutte le strutture per accogliere, ospitare, far incontrare, pacificare, permettere scambi commerciali e conclusione di alleanze e matrimoni, tra le genti della regione. Gli archeologi lo chiamano un "santuario nuragico" perchè ogni atto collettivo veniva ritualizzato secondo una precisa visione del mondo, della natura, delle forze cosmiche. Questa cultura vive ancora nel piano profondo dei sardi. Questa cultura è sacra come il territorio che la sostiene. L'incontro del G8 avrebbe dovuto avvenire nel santuario nuragico di S.Vittoria di Serri secondo i riti e lo spirito di queste antiche civiltà aperte al dialogo ed alla trattativa. Perchè potesse avere un briciolo di successo ed evitare il caos geopolitico-militare-economico nel quale invece ci ha precipitato.
Politica
A livello nazionale, a livello di stato italiano per intendersi, il problema centrale è l'autonomia e il decentramento. Le comunità locali non possono dipendere dai diktat del governo centrale ma hanno il diritto di svilupparsi secondo le esigenze e le linee che solo chi vive sul territorio può capire e sviluppare. Rappresentanti del governo e uomini politici dipendenti dai partiti centralizzati hanno portato la Sardegna in una situazione di declino costante. Promesse disattese, de-industrializzazione senza alternative, tariffe monopolistiche per i collegamenti logistici, vincolo di stabilità per i comuni, importazione del 70% dei prodotti agroalimentari, governatori alle dirette dipendenze del centro-sinistra e del centro-destra, alto costo dell'energia. Questa è la conseguenza della centralizzazione politica, cioè di un rapporto coercitivo e autoritario tra centro e periferia. Le conseguenze sono l'estrazione di risorse da parte del centro e l'impoverimento della periferia. La pretesa del "centro" di omologare la "periferia" anche a livello ideologica, economico, militare, ha i risultati che sono stati ben evidenziati nella grande manifestazione di Capo Frasca. La Unione Europea consiglia, in modo tiepido e platonico, il "principio di sussidiarietà" che sarebbe già un notevole passo avanti, secondo cui le istituzioni centrali dovrebbe intervenire solo quando e dove quelle locali sono insufficienti. La centralizzazione invece "funziona" o meglio viene rigorosamente applicata come principio dogmatico quando si tratta di agire a livello politico. Partiti, organi dello stato, ramificazioni economiche sono strettamente "controllate" in modo gerarchico dal centro, anche quando il loro compito si limita ad impedire iniziative economiche (sviluppo di una economia locale), culturali (lingua sarda), politiche (movimenti autonomisti). Le modifiche costituzionali attuate in modo furioso dal governo Renzi vanno in questa direzione con l'abolizione del Titolo V sulle autonomie locali. Alle quali si possono imputare molti difetti, tra cui una certa tendenza mimetica alla centralizzazione (in piccolo), dovuta al fatto che sono state attuate decenni dopo la Costituzione che le prevedeva, ostacolate, prive di mezzi, controllate da partiti che seguono la logica centralizzatrice. La farsa del "Senato delle Autonomie", privo di ogni reale potere legislativo, come quello proposto dal governo Renzi, esprime questa "ideologia" del controllo centralizzato, tipica della destra, del centro, della sinistra. I movimenti come la Lega Nord hanno prosperato incanalando le proteste locali sulla logica "dentro-il-gruppo" versus "fuori-dal-gruppo". Dentro i veneti o i lombardi, fuori i "terroni" (dal Po in giù), poi tutti gli immigrati, comunitari o extra (ma i "terroni" dei tempi di "Forza Etna" sono sempre nel mirino). Questa logica distorce il vero Federalismo che è un movimento attivo di costruzione unitaria di associazioni politico-istituzionali, assimilandolo a tutt'altra cosa, al Secessionismo che la rottura di ogni vincolo di associazione senza minimamente preoccuparsi del "dopo" con le sue necessità di strette alleanze internazionali. Il Federalismo, in quanto decentralizzazione costruttiva, è raro ma altamente efficiente. Gli esempi poco noti sono la Svizzera, gli USA, la Germania con i suoi Land che sono Stati, il Brasile, l'India. Esempi negativi di centralizzazione sono la ex-URSS, la ex-Jugoslavia, gli ex imperi coloniali. In questo momento storico è evidente la crisi di tenuta degli Stati Nazione, basati sul modello centralizzatore. Citiamo come segnali di forti tensioni il referendum per l'indipendenza in Scozia, il Fronte Nazionale in Francia, il secessionismo della Lega Nord italiana e movimenti analoghi, monopolizzati dalla destra, in Belgio, Olanda, Danimarca, Svezia, la spaccatura tra Cechi e Slovacchi. La logica positiva del Federalismo consiste nella capacità, una volta costruita una Federazione, di poterla ampliare associandosi ad altre unità o ad altre Federazioni. Il secessionismo, la logica del "noi contro di loro", porta ad ulteriori frazionamenti che rende palusibile ed effettiva la mano forte della violenza militare legale (o illegale).
Militare
Le configurazioni storiche che chiamiamo stati-nazione o imperi si basano su una componente militare che esercita la violenza letale a scopo punitivo o intimidatorio. Inutile ripetere la definizione di Max Weber dello stato moderno. Questa violenza si esercita sia al proprio interno (basti pensare a Stalin) che al proprio esterno (basti pensare ad Hitler). Le alleanze geopolitiche tra stati hanno la potenza militare come elemento fondamentale del calcolo politico. La componente militare, che si appoggia su alleanze politiche internazionali, può acquisire una sua propria autonomia come nel caso dei generali argentini o di Pinochet in Cile, oppure come oggi nel caso del governo militare egiziano, che si trova in Medio Oriente in una posizione strategica e che ha appena concluso l'acquisto di armi dalla Russia di Putin per 3 miliardi di dollari.