OrtiSociali

Da Ortosociale.

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Il Consiglio Comunale di Torino ha approvato oggi (26 voti favorevoli e 4 consiglieri astenuti) una deliberazione di iniziativa popolare per tutelare le aree agricole periurbane (oltre 2 milioni di metri quadrati) e incentivare l’utilizzo di orti urbani collettivi.
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Il provvedimento prevede un adeguamento del Piano Regolatore di Torino agli indirizzi e alle direttive del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Torino, approvato dal Consiglio Regionale del Piemonte il 21 luglio 2011. In particolare, in collaborazione con la Provincia di Torino e con i Comuni contermini, si vuole arrivare a una progettazione integrata di un Sistema del Verde urbano e periurbano, all'interno del quale trovino un adeguato inserimento progetti di parchi agricoli di valenza intercomunale (come avvenuto ad esempio al Parco Sud di Milano).
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L’obiettivo è preservare le aree e le attività agricole presenti sul territorio da ulteriori elementi di degrado e dissipazione, con attenzione anche al mantenimento di vie d'acqua minori, siepi, alberature di interesse ambientale e paesaggistico, boschi e zone umide. Tutelando anche cascine ed edifici rurali.
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Il documento inoltre sollecita la revisione e l’aggiornamento del Regolamento degli orti urbani e chiede di sviluppare i cosiddetti “orti collettivi”, intesi anche come strumento di aggregazione e servizio di interesse pubblico, come ad esempio già avviene in Borgata Parella. Per realizzare gli orti si prevede di utilizzare parte delle risorse che la Città introita annualmente da oneri di urbanizzazione e monetizzazione di aree a servizi.
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Oltre alla regolarizzazione di orti abusivi, la delibera prevede una verifica della qualità ambientale dei prodotti dell'agricoltura periurbana, sia delle aziende agricole, sia dei conduttori di orti, con forme di “certificazione” per quanto riguarda l'utilizzo di fertilizzanti, ammendanti e fitofarmaci non nocivi, in base a consulenze e protocolli da attivare con le associazioni agricole e gli istituti universitari e di ricerca specializzati. Così da ridurre l’impiego di pesticidi e incentivare la differenziazione delle colture nelle aree di maggior estensione.
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La delibera di iniziativa popolare è stata presentata a Palazzo Civico, nel “Diritto di Tribuna” del 19 giugno 2012, ed è poi stata discussa e approfondita in diverse sedute e sopralluoghi della Commissione Ambiente. <br>
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Torino, 15  ottobre 2012<br>
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Massimiliano Quirico<br>
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Comune di Torino<br>
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Ufficio Stampa<br>
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Comune di Torino - Consiglio Comunale<br>
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Piazza Palazzo di Città, 1 - 10122 Torino<br>
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Tel. Ufficio: 011/44.23672 - fax 011/44.22424<br>
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Cellulare: 346/65.000.11<br>
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massimiliano.quirico@comune.torino.it<br>
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==Orti sul balcone==
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Scelta delle piante da coltivare, riciclo dei materiali di casa per costruire i contenitori, vasi ed altro. I link vi rimandano a informazioni utili.
Scelta delle piante da coltivare, riciclo dei materiali di casa per costruire i contenitori, vasi ed altro. I link vi rimandano a informazioni utili.

Versione delle 19:14, 25 ott 2012

Indice

Orti Collettivi

Nascono a Torino gli orti collettivi.Riporto la notizia:

  • PIÙ TUTELA PER LE AREE AGRICOLE A TORINO



Il Consiglio Comunale di Torino ha approvato oggi (26 voti favorevoli e 4 consiglieri astenuti) una deliberazione di iniziativa popolare per tutelare le aree agricole periurbane (oltre 2 milioni di metri quadrati) e incentivare l’utilizzo di orti urbani collettivi.

Il provvedimento prevede un adeguamento del Piano Regolatore di Torino agli indirizzi e alle direttive del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Torino, approvato dal Consiglio Regionale del Piemonte il 21 luglio 2011. In particolare, in collaborazione con la Provincia di Torino e con i Comuni contermini, si vuole arrivare a una progettazione integrata di un Sistema del Verde urbano e periurbano, all'interno del quale trovino un adeguato inserimento progetti di parchi agricoli di valenza intercomunale (come avvenuto ad esempio al Parco Sud di Milano).

L’obiettivo è preservare le aree e le attività agricole presenti sul territorio da ulteriori elementi di degrado e dissipazione, con attenzione anche al mantenimento di vie d'acqua minori, siepi, alberature di interesse ambientale e paesaggistico, boschi e zone umide. Tutelando anche cascine ed edifici rurali.

Il documento inoltre sollecita la revisione e l’aggiornamento del Regolamento degli orti urbani e chiede di sviluppare i cosiddetti “orti collettivi”, intesi anche come strumento di aggregazione e servizio di interesse pubblico, come ad esempio già avviene in Borgata Parella. Per realizzare gli orti si prevede di utilizzare parte delle risorse che la Città introita annualmente da oneri di urbanizzazione e monetizzazione di aree a servizi.

Oltre alla regolarizzazione di orti abusivi, la delibera prevede una verifica della qualità ambientale dei prodotti dell'agricoltura periurbana, sia delle aziende agricole, sia dei conduttori di orti, con forme di “certificazione” per quanto riguarda l'utilizzo di fertilizzanti, ammendanti e fitofarmaci non nocivi, in base a consulenze e protocolli da attivare con le associazioni agricole e gli istituti universitari e di ricerca specializzati. Così da ridurre l’impiego di pesticidi e incentivare la differenziazione delle colture nelle aree di maggior estensione.

La delibera di iniziativa popolare è stata presentata a Palazzo Civico, nel “Diritto di Tribuna” del 19 giugno 2012, ed è poi stata discussa e approfondita in diverse sedute e sopralluoghi della Commissione Ambiente.

Torino, 15 ottobre 2012

Massimiliano Quirico
Comune di Torino
Ufficio Stampa
Comune di Torino - Consiglio Comunale
Piazza Palazzo di Città, 1 - 10122 Torino
Tel. Ufficio: 011/44.23672 - fax 011/44.22424
Cellulare: 346/65.000.11
massimiliano.quirico@comune.torino.it
CITTAGORA'

Orti sul balcone

Scelta delle piante da coltivare, riciclo dei materiali di casa per costruire i contenitori, vasi ed altro. I link vi rimandano a informazioni utili.

Circolo di campagna ‘Il Presidio’, affiliato Wigwam, Via Gramogne, Camin – Padova

a cura di Annachiara, redazione Ecopolis
Per i padovani che ancora non lo conoscessero, un presidio (di nome e di fatto) contro la cementificazione del nostro territorio. Stiamo parlando di una casa di origine seicentesca, già convento e ricovero per fanciulle sordomute, oggi è uno dei pochi spazi verdi lasciati liberi dalla zona industriale di Padova nel territorio di Camin. È casa Pagnin, in via delle Gramogne (alle spalle di Padovaland, accesso da via Germania), edificio rurale risalente forse al sec. XVII. Splendidi sono i due ampi archi a tutto tondo del porticato, dove un portale immette nella scala che porta al piano superiore, mentre al lato sinistro si apre la stalla. Nel retro della casa si scorgono le paraste, forse settecentesche, di quella che fu senz’altro la chiesa del convento: una scoperta inattesa ed emozionante. Oggi l’ex convento, di proprietà parte della Zona industriale e parte dei Pagnin, è sede di un circolo culturale, «Il Presidio», affiliato Wigwam come circolo di campagna. Nella breve campagna che la attornia Stefano Pagnin e un gruppo di genitori ha avviato un’attività di orti sociali. Sono persone che credono fermamente nell’importanza di salvaguardare questo luogo, simbolo, assieme alla vicina ex chiesetta di San Clemente I, a Granze, di una memoria storica che non vuole scomparire sotto cementi e lamiere di un progresso che ha poco rispetto delle proprie origini e delle persone. Il circolo propone eventi teatrali, cinematografici, conviviali e altro ancora. Il Presidio è un esempio di sviluppo economico basato sulla valorizzazione della cultura locale, espressione a sua volta di una comunità locale e di un territorio che si è stratificato nei secoli e che oggi è denso di valori profondi. Riferimenti:

OrtiSociali in Europa

Un video importante (18 minuti) di Roger Doiron della KGI - Kitchen Gardeners International sul significato globale degli orti famigliari:

Gli orti sociali sono una realtà che comincia a svilupparsi anche nelle grandi metropoli del Nord del mondo tra cui Londra e New York. Ha fatto scalpore la notizia che Michelle Obama abbia creato un orto biologico per fornire cibo fresco e sano alle proprie figlie (e al consorte) dentro i giardini della Casa Bianca. In generale gli orti sociali potrebbero essere una delle vie per rivitalizzare socialmente le metropoli e riappropriarsi come citoyens dei non-luoghi spersonalizzati che esse rappresentano. Questo nel momento in cui la maggioranza assoluta della popolazione mondiale, sia del Nord (paesi ex-sviluppati) sia del Sud del mondo, vive in grandi aggregati urbani, che definire città sarebbe eufemistico.
In Olanda la Van Bergen Kolpa Architecten ha realizzato il progetto Park Supermarket che rovescia il rapporto tra città e produzione di cibo. La produzione di cibo è al centro e la città che vive di quel cibo la contorna rispettosa dell'equilibrio uomo-ambiente-cibo nuovamente ricreato. A Chiasso nella Svizzera italiana è partito un progetto di orti urbani permanenti aperti a giovani, famiglie, anziani, coppie di mezza età, rifugiati politici. La novità di questi nuovi 60 orti consiste nella loro progettazione come luogo condiviso di socializzazione per tutti i cittadini. Il tipo di socializzazione previsto è quello basato sulla convivialità: una grande tavolata di legno di castagno per mangiare assieme, un grill, pergolati fatti di legno di robinia locale, una grande pianta di gelso sotto i cui rami ripararsi e dialogare, un campo di bocce. Non sono previste recinzioni o cancelli tra una parcella e l'altra. Il terreno è stato regalato dalle Ferrovie Federali Svizzere ed ammonta a 2000 metri quadrati. La progettazione è curata dall'architetto Sophie Agata Ambroise dell'Officina del paesaggio di Lugano. Le coltivazioni saranno rigorosamente biologiche anche per non inquinare il terreno che si trova in una zona di captazione dell'acqua. Coloro cui verranno assegnati gli orti seguiranno dei corsi di tecnica di coltivazione biologica. La volontà di garantire la qualità e la sicurezza del cibo che si porta in tavola ogni giorno e la ricerca di un legame più diretto con la natura sono i principali motivi di questa antica realtà sociale.
In Europa la gestione di orti familiari rientra in un progetto più ampio facente capo a "Coin de Terre", un'organizzazione europea con sede a Lussemburgo che riunisce oltre 3 milioni di famiglie che gestiscono un orto urbano o un giardino familiare. I principi che orientano questa organizzazione si basano sull'utilità sociale e sul benessere psico-fisico che l'orto può generare. Gli orti familiari hanno un ruolo sociale: sono luoghi di incontro e di integrazione intergenerazionale, per i giovani, gli anziani, le famiglie, i lavoratori, i disoccupati, le persone di diversa origine sociale e nazionalità. Gli orti familiari sono un elemento essenziale per la salute fisica e psichica degli uomini e migliorano la qualità della vita di tutti i cittadini. Ortaggi sani coltivati nel proprio orto, permettono una dieta variata, il contatto con il ciclo di crescita naturale e la creatività del giardinaggio stimolano i sensi. I rapporti personali e la convivialità all'interno del gruppo evitano l'isolamento.

Agricoltura Sociale - Una indagine delle Regioni italiane

La Conferenza delle Regioni, nella riunione del 19 gennaio ha preso posizione rispetto al tema dell’agricoltura sociale, approvando un documento anche per rispondere all’indagine conoscitiva condotta su questo argomento dalla Camera. Il documento integrale è stato pubblicato sul sito www.regioni.it, “Conferenze”
Si riportano di seguito alcuni punti “estratti” dal Documento:
“L’agricoltura, nel corso degli ultimi anni, ha assunto – si legge nel documento delle Regioni - ruoli diversi, passando da semplice produttrice di beni, per il raggiungimento dell’autosufficienza alimentare, a quello di tutela del territorio, di mantenimento delle aree rurali, di custode della qualità del prodotto alimentare, di tutela dei prodotti tipici, oltre a consentire la conservazione degli usi e delle tradizioni del mondo contadino. L’agricoltura è diventata, grazie alle prime forme di impresa etica, il luogo dove poter creare servizi di prossimità, attraverso cui promuovere azioni terapeutiche, educative, ricreative, culturali, di inclusione sociale”. “L’agricoltura sociale – prosegue il documento - è nata inizialmente come bottom-up, grazie ad atteggiamenti che vanno dal basso verso l’alto. Questi atteggiamenti sociali di prossimità, unitamente agli attori sociali, consentono la nascita di strutture come gli agri-asili, gli agri-nidi, le fattorie didattiche al cui interno è possibile svolgere attività ludico-ricreative attraverso cui poter conoscere il processo di trasformazione e vendita dei prodotti agroalimentari. Conoscere, apprendendo, è una dualità socio-pedagogica che consente a chi frequenta le succitate strutture di avere una completezza maggiore del sistema natura”. “Dell’agricoltura sociale, inoltre, si deve sottolineare la sua straordinaria forza terapeutica. Si pensi, ad esempio, agli ottimi risultati ottenuti con l’ippoterapia, la pet-therapy e l’orticoltura-terapia, per chi è affetto da deficit comportamentali, come i bambini affetti dalla “sindrome di Down”.

Kitchen Gardeners International

Un video importante (18 minuti) di Roger Doiron della KGI - Kitchen Gardeners International sul significato globale degli orti famigliari:

Zappata Romana

Si tratta di una mappa on line che censisce oltre 90 realtà di orti e giardini condivisi a Roma, autogestiti con un prevalente carattere di socialità e di creazione di spazio pubblico.

Per ognuna delle realtà segnalate una foto e una breve descrizione sulla mappa interattiva. Chi prende spunto dall'orto/giardino per lavorare con i disabili, chi per reinserire lavoratori in mobilità, chi per l'autoproduzione o l'educazione ambientale, chi per fare un presidio contro la speculazione edilizia, chi per creare una oasi di relax, per decoro o semplicemente per coltivare un piccolo pezzo di terra da solo o in compagnia.

E' stato avviato anche un sitoweb www.zappataromana.net dove vi è un manuale on line che aiuta il cittadino ad avviare un orto o un giardino condiviso e segnala le procedure per poterlo fare.

Sulla Pagina di Facebook vi sono foto e quanto altro per conoscere questo fenomeno in forte espansione.

Il Park Supermarket Olandese

Van Bergen Kolpa Architecten

Si tratta del progetto olandese di un parco metropolitano che rifornisce di cibo la città; una integrazione tra uomo, ambiente-paesaggio, produzione di cibo. Una fattoria-supermercato che potrebbe produrre la maggior parte dei prodotti alimentari. Lo sviluppo nel XXI secolo dell'antico modello del polder olandese, un pezzo di terra strappato al mare per viverci e nutrirsi. Oggi quel pezzo di terra dobbiamo strapparlo al cemento.

L'idea viene dall'azienda olandese Van Bergen Kolpa Architecten che, entro il prossimo anno, ha intenzione di realizzare un supermercato decisamente innovativo: una fattoria-supermercato che potrebbe produrre la maggior parte dei prodotti alimentari che si trova in qualunque negozio di alimentari.

La città di Nijmegen

In sostanza un nuovo modello per la produzione alimentare urbana. Il grande progetto richiede 4.000 ettari di parco, diviso in zone di produzione per ogni tipo di: prodotto, cereali, carni e altri prodotti. Per ora lo studio sta lavorando a un progetto pilota di 74-acri (29.6 ha), nella città di Nijmegen, in collaborazione con i residenti e una cooperativa locale.

Nella versione high-tech però azienda prevede di essere in grado di produrre kiwi anche nel clima fresco del nord Europa. Zone climatiche nuove e paesaggi verrebbero infatti ricreati in base al tipo di alimenti prodotti, come ad esempio terrazze d'acqua per il riso, bacini per allevare pesci, pareti ondulate dove coltivare alberi da frutta.

Per provvedere al calore necessario le soluzioni che si adotteranno dei tetti isolanti, dai quali sarà nebulizzata l'acqua, e il riscaldamento geotermico, in modo da rendere la struttura quanto più sostenibile possibile.

Considerazioni varie

  • Rovescia completamente l'impostazione attuale città-campagna, merce-consumo, uomo-natura, evidenziando fisicamente e mettendo al centro il PROCESSO di produzione del cibo che è anche un processo di costruzione del paesaggio, dell'ambiente, della cultura materiale. Ce n'era bisogno. Con il LAND-GRABBING il pianeta è ridotto a periferia industriale senza industria. Questa distruzione dell'equilibrio uomo-natura va rovesciata senza indugi o paure, per una pura questione di sopravvivenza. E' la liberazione dell'immaginario collettivo
  • A differenza delle Transition Towns ed in linea con la cultura olandese, patria delle innovazioni della modernità, la spinta tecnologica moderna è forte, sia nel design, sia nel progetto agronomico (qui non ho la vostra esperienza, dite qualcosa voi). Inoltre unisce la tradizione (il vecchio polder) con l'innovazione spinta
  • Una innovazione spinta ( e non solo tradizione) richiama i giovani, spazzando via le ombre del passato contadino più o meno reali (patriarcato, miseria, isolamento)
  • E' una Green Economy alternativa che non imbelletta le attuali macerie mettendo pannelli fotovoltaici sui capannoni dismessi, ma va al cuore del problema: la produzione di cibo. Mette alla prova duramente tutte le tecnologie sostenibili acquisite, filtra via le tecnologie non sostenibili. I polder del'antichità giravano ad energia eolica, se non sbaglio.
  • E' la costruzione di UN BENE COMUNE EX NOVO, from scratch
  • E' una nuova economia basata sui bisogni primari (B.Malinowski)
  • E' una nuova società basata su questa nuova economia (B.Malinowski)
  • Circoscrive nel "profano" del Park l'attività umana, lasciandone fuori il "sacro" della natura "wild"
  • Parte realisticamente dalle città, come gli orti sociali o orti urbani. L'altro modello "usciamo dalle città" non è realistico. E' stato tentato a più riprese ed è fallito. Il modello delle Transition Town è TROPPO LENTO e si muove su un quantum troppo grande, perchè nel caso dlelle TT una piccola città intera deve essere trasformata in blocco. Il Park può essere costruito su un quartiere, su una zona periferica, partire come una variante genetica, anche in piccolo, e disseminarsi nei terreni favorevoli.
  • Più essere declinato in milioni di modi e di scale diverse. Esempio: gli orti alla Giudecca di Spiazzi Verdi dovrebbero alimentare i residenti della Casa per anziani. I qiali potrebbero contribuire, ognuno secondo le sue possibilità a curare gli orti, rivitalizzandosi (orto-terapia). Stop. E' tutto così semplice.
  • E' una questione di "Architettura"
  • Gli stili di vita vengono decisi localmente: mangiano più o meno carne, pesce di un certo tipo, quali verdure stagionali, mangiamo di più o di meno, produciamo vino o birra o succo di mele? Il controllo del bene comune è A VISTA (E.Ostrom punti 2,3,4,5)
  • Qualcosa di simile è avvenuto in Inghilterra nella prima metà del 1700 con la distruzione delle enclosures e la rivoluzione agricola (rotazioni senza maggese, fattorie grandi, produzione per il mercato). Questa rivoluzione agricola è avvenuta mezzo secolo prima della rivoluzione industriale e molti ritengono che sia stata propedeutica alla rivoluzione industriale-capitalistica. Il Park come "supermercato" parte dall'idea realistica che siamo nel "mercato" e gestisce la transizione verso una produzione sostenibile ed altamente efficiente, adeguata in partenza alla cultura sviluppata in questi tre ultimi dannati secoli ("la grande abbuffata" per alcuni, la fame terribile per altri). Si tratta di lavorare in positivo ristabilendo i commons distrutti da quella "grande rivoluzione agricola".
  • L'unico punto da verificare è la SINERGIA agronomica del modello proposto. Banalmente: è previsto che si usi il letame del comparto "Dairy-Meat"? O le acque dellle acquaculture (riso e pesci)? Il frutteto potrebbe prendere aree marginali fungendo da recinzione? Il riciclo del materiale organico e vegetale? Etc.
  • In sostanza quando ci si è infilati come "civilization" in un tunnel CULTURALE-COGNITIVO senza vie di uscita, è buona norma tornare indietro esattamente da dove si è arrivati, dai supermercati.

Link

Links di ortosociale.org

Il progetto olandese della Van Bergen Kolpa Architecten

Links di ortosociale.org

Il Video del Park Supermarket

Cagliari - Proposti dal comune gli Orti Urbani

Agosto 2011. La Giunta comunale ha deliberato una proposta per la realizzazione e la gestione degli orti urbani in città. Le aree saranno individuate dal Servizio del Patrimonio e verranno poi gestite dal Servizio delle Politiche sociali. Lo scopo degli orti urbani è sia quello di valorizzare la socialità sia quello dell'auto-mantenimento dei cittadini nel loro ambito territoriale. Verranno assegnati appezzamenti di 50 metri quadri sia a singoli cittadini che ad associazioni, secondo una graduatoria che privilegia le fasce basse basse di reddito e gli anziani, pensionati in primis. L'orto verrà consegnato nello stato in cui si trova attualmente l'appezzamento. Sarà cura dell'assegnatario attivarlo e mantenerlo in modo decoroso. Le attività previste sono quelle di giardinaggio e di coltivazione ortofrutticola, che non abbiano però carattere di lucro. E' vietato l'uso di pesticidi, concimi chimici, sostanze inquinanti. Le attività di giardinaggio e/o di coltivazione ortofrutticola dovranno essere esclusivamente di tipo biologico.

Orto di Alba a Maserà di Padova

Maggio 2011. Orto di Alba è una cooperativa che produce ortaggi a km 0 subito a sud di Padova. Gli ho proposto, sulla falsariga di Ortobello di Cesena, di sperimentare l'affitto di orti sociali a cittadini sprovvisti di un appezzamento di terreno. Le sinergie tra un produttore-rivenditore come Orto di Alba e i clienti-affittuari sarebbero numerose. Questo potrebbe stimolare i comuni a potenziare le iniziative degli orti sociali, al momento molto striminzite. Ci sono alcuni punti importanti che gli orti sociali "privati" hanno rispetto agli orti sociali comunali:

  • permettono di tenere delle galline o altri piccoli animali
  • permettono momenti conviviali, di festa, di aggregazione sociale
  • permettono se uno vuole di rivendere la sua produzione
  • sono 80 m quadri (grandi) rispetto ai 30 di Padova e Albignasego

L'Orto di Alba, essendo a sua volta produttore potrebbe ricavarne i seguenti vantaggi:

  • marketing; gli affittuari sono potenziali clienti
  • l'aggregazione tra gli affittuari e tra gli affittuari e Orto di Alba crea una fidelizzazione forte
  • sinergia delle strutture produttive (acqua, corrente, attrezzi, piantine da trapianto, concime, compost) tra orto di Alba e affittuari
  • possibilità di un investimento graduale, man mano che arrivano le richieste di affitto degli orti
  • possibilità di vendere servizi quali irrigazione, controllo delle culture, in periodi dell'anno particolari (ferie degli affittuari etc)
  • possibilità di corsi, formazione, consulenza da parte di Orto di Alba, necessari per i cittadini alle prime armi
  • possibilità degli affittuari di rivendere il loro surplus a Orto di Alba

Direi che la sinergia tra Orto di Alba ed eventuali affittuari di piccoli appezzamenti sarebbe ottimale, rispetto sia agli orti sociali privati, sia agli orti sociali pubblici.

Orto Sociale di Padria Sassari

Aprile 2011. In questa esperienza si unisce l'orto al giardino e al frutteto; in previsione l'introduzione di galline, molto richieste. Ci sono progetti dove le tradizioni e le conoscenze dell'agricoltura possono unirsi con le esigenze sociali in modo da realizzare uno spazio lavorativo e creativo dove stimolare e valorizzare capacità e competenze di soggetti che, per diversi motivi, si trovano in una posizione svantaggiata. Il segreto è lavorare a contatto con la natura e vedere il risultato dei propri sforzi. L'ortoterapia, una nuova terapia alternativa, capace di migliorare lo stato di salute degli individui, sia da un punto di vista prettamente organico, che psicologico, rappresenta questa sintesi e l'orto sociale di Padria è uno degli esperimenti portati avanti in Sardegna. Da una proposta dell'amministrazione comunale, intenta ad utilizzare gli spazi dell'ex asilo, messi a disposizione dalla Curia, nasce il progetto portato avanti già da due anni dalle cooperative sociali "il Tralcio" di Thiesi e "Terranimada" di Semestene. Il gruppo di lavoro, supportato da un educatore e da un tecnico agronomo, ha così iniziato a dare forma allo spazio destinato a diventare un orto sociale, trasformandolo da un terreno quasi completamente incolto a uno spazio vitale, gradevole e produttivo dal punto di vista sociale, oltre che agricolo, composto da un orto, un frutteto e un giardino di piante ornamentali. Grazie ad un'esperienza costruttiva e gratificante, i soggetti coinvolti hanno potuto apprendere attraverso la pratica e confrontarsi con la crescita di un orto di cui hanno potuto vedere e, aspetto molto importante, consumare i frutti per la cui maturazione hanno dato il loro contributo. Diversificati i raccolti: dalle patate alle cipolle, dai pomodori alle lattughe, insomma tutto ciò che un orto può produrre. Inoltre, le numerose visite che alcuni abitanti di Padria hanno fatto all'orto sociale sono state sempre gradite ed hanno fornito uno stimolo in più nella gestione dell'orto. Ultimamente, il gruppo si sta impegnando nel terminare un pollaio così da ingrandire il progetto con l'introduzione di animali da cortile, desiderio questo che è stato espresso più volte dal gruppo di lavoro.

Prinzessinengarten

Si trovano nella piazza Moritzplatz del quartiere Kreuzberg a Berlino. Per evitare l'inquinamento del suolo metropolitano coltivano erbe aromatiche e ortaggi su contenitori costituiti da cassette di terra. Questo li rende anche indipendenti dal suolo pubblico (si possono spostare con le loro coltivazioni). Hanno ripulito l'area con l'aiuto di 700 volontari creando il "giardino della principessa". Nel piccolo negozio all'interno dell'area si vendono piantine coltivate in contenitori del latte; per chi coltiva gli ortaggi costano pochissimo, costano il giuso per chi usa l'orto solo per rifornirsi. Ci sono anche un piccolo ristorante ed un "caffè". L'associazione "Nomadisch Grun" (Verde Nomade), che ha lanciato l'iniziativa, organizza anche cene, feste all'aperto, merende. Si crea un clima di aggregazione sociale e di allegria. Ciascuno contribuisce con il suo lavoro, alcuni vengono a dare una mano nella pausa pranzo, altri nel week end, chi ha tempo tutti i giorni. C'è un ininterrotto scambio di informazioni e di esperienze tra le persone.

Links di ortosociale.org

Gli orti sociali Prinzessinengarten a Berlino

Una giusta domanda

Ha senso coltivare ortaggi biologici in città? Che ne è dell'inquinamento?

Le indagini sulle verdure di Precotto

Precotto si trova alla periferia a Nord est di Milano. I piselli, i fagiolini, le zucchine, l'insalata coltivati da un orticoltore sono stati esaminati dalla Conal di Milano, una società di analisi e consulenza su alimentari, agricoltura e ambiente, che lavora per Legambiente e ONU. I vegetali degli orti urbani di Precotto sono coltivati senza pesticidi o diserbanti.

I metalli pesanti

Le sostanze pericolose sono il piombo, i materiali incombusti emessi dal traffico automobilistico, cromo, rame e altri metalli pesanti provenienti dalle industrie. Le tracce rilevate da Conal erano di gran lunga inferiori agli standard internazionali (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, Unione Europea, Dipartimento dell'Agricoltura degli USA).

Le polveri sottili

Le verdure esposte a questo tipo di inquinamento si possono mangiare, secondo la Conal, purchè si lavino molto bene: sciacquando le verdure tre o quatro volte con acqua abbondante contenente bicarbonato o limone, sostanze che asportano le polveri sottili.

Consigli

  • stare lontani da aziende chimiche che producono o emettono sostanze inquinanti
  • controllare l'acqua usata per l'irrigazione
  • stare lontani da discariche
  • non usare diserbanti o pesticidi, ma solo verderame e zolfo
  • lavare accuratamente le verdure
  • si può coltivare qualsiasi tipo di ortaggio

Coltivazioni in vaso sui terrazzi cittadini

Stanno su terriccio controllato e vengono irrigate con acqua di acquedotto, perciò sono più sicure delle verdure coltivate in piena terra.

Verde Pubblico Autogestito

Sergio Zerbini e sua moglie Laura Bassi hanno aperto un laboratorio di progettazione partecipata di verde pubblico aperto a tutti. Lo scopo è quello di realizzare a Sovico, in Brianza, un giardino pubblico che gli stessi cittadini andranno a mantenere nel tempo. Sergio e Laura sono due agronomi. Sergio ( per informazioni: 039.2075070 ) è stato per vent'anni direttore della scuola agraria del Parco di Monza.
Si segnalano due cose: la progettazione partecipata (cooperativa) dell'iniziativa e la sua manutenzione (pure cooperativa) da parte degli stessi progettisti. Viene eliminata la dicotomia tra "progettazione" ed "esecuzione" (in senso più socialmente esteso, la "manutenzione", nel caso di un bene, servizio, merce); dicotomia tipica della divisione sociale del lavoro così come noi la conosciamo nelle "civiltà progredite".

Orti in affitto a Cesena

Denis Brighi ed Ezio Brighi
Links di ortosociale.org

Il sito di ortobello
mail: ortobello_2010@libero.it
Denis Brighi, trent'anni ed appassionato di tecnologia e computer, a S.Giorgio di Cesena dispone di sei ettari di terra dei genitori che però sono troppo anziani per lavorarli. Denis e le sue due sorelle hanno già un lavoro. L'iniziativa si chiama Ortobello. "Su internet ho trovato un geometra di Milano che aveva ereditato un lotto di terra, non edificabile, e aveva deciso di suddividerla in piccole porzioni da affittare, trovando in cinque anni centoquaranta affittuari che si sono fatti il loro orto. Ho pensato che questa soluzione faceva proprio al caso nostro, così mi sono messo in contatto col geometra milanese che mi ha dato dei consigli e poi con mio padre ho iniziato a pensare a come suddividere il terreno. Secondo i nostri calcoli, alla fine, dovremmo ricavare circa cinquecento orti di varie metrature, con recinzione e cancello, armadietto porta attrezzi, impianto idrico e per chi volesse anche la luce, privati. Sempre più persone, soprattutto quelle che vivono nel caos delle città manifestano la voglia di tornare alle tradizioni, in campagna, per questo abbiamo deciso di tentare questa particolare forma d’investimento. Sono già disponibili dieci orti da ottanta metri quadrati e uno di questi è stato affittato. Pensate che con un orto di queste dimensioni si può soddisfare il fabbisogno di verdura di un nucleo familiare di quattro persone. L’affitto? Per quelli da ottanta metri quadrati è di 250 euro l’anno e il contratto è rinnovabile ogni dodici mesi. Mi piacerebbe - dice Denis - che non fossero solo anziani, ma anche giovani, coppie, single, famiglie e magari pure gruppi o scuole, a voler affittare i nostri orti. Ognuno, il suo pezzo di terra può usarlo come vuole, oltre a piantarci gli ortaggi (non è possibile, invece, piantare alberi da frutta), si possono piantare fiori e nelle sere d’estate è possibile anche organizzare delle belle grigliate con gli amici. Il mio Ortobello è su Facebook. Ho già sui settanta contatti, ma reali solo quattro. Mi sono accorto che sono molte le persone persino sulla sessantina che lo usano. Si affittano annualmente lotti da 80 mq. ad uso privato per coltivazione ortaggi, verdure e fiori, con recinzione privata, armadietto porta attrezzi e impianto idrico". mail: ortobello_2010@libero.it

un orto di Cesena un orto di Cesena
un orto di Cesena

Treviso 25 settembre 2010

ORTI URBANI: AUTOPRODUZIONE E SOCIALIZZAZIONE L’agricoltura urbana come strumento di aggregazione sociale e riqualificazione del territorio, come alternativa al progressivo consumo di territorio finalizzato a cementificazioni e produzioni intensive. Ci raccontano le loro esperienze di successo: Marco Prosdocimo, assessore provinciale all’agricoltura presenta il Progetto Orti Urbani Provincia di Treviso; Fabiola Caramel e Federico Bulegato presentano l’esperienza della Compagnia Zappa e Rastrello, gruppo informale di ortolani biologici di Mogliano V.to. Presenta Luca Conte della Scuola Esperienziale Itinerante di Agricoltura Biologica. Durata dell’incontro: 60'.

La ricerca di Nomisma con il mensile Vita in Campagna

Febbraio 2010. Le aziende agricole in Italia sono passate da 2,5 milioni ad 1,6. Ma la loro superficie media è rimasta inalterata. Si trattava di scoprire che fine avessero fatto ben 1,7 milioni di ettari visto che la superficie coltivata si era ridotta da 14 milioni di ettari a 12,3 milioni. Nomisma ha intervistato un campione di 4000 persone che utilizza questi terreni fantasma rilevati con la ricerca satellitare. Questa massa di nuovi contadini non sono registrati e sfuggono ad ogni censimento. Nomisma li ha definiti hobby farmer e sono impiegati, artigiani, operai, liberi profesionisti, dipendenti pubblici, pensionati. Le dimensioni medie dei terreni non sono marginali e vanno da 0,6 ettari (operai e pensionati) a 1,2 ettari (liberi professionisti e dipendenti pubblici), con parti a bosco. Dice Nomisma "Si tratta essenzialmente di terreni in proprietà (oltre il 90%) localizzati per la maggior parte in collina e montagna (61,6%), cioè in aree maggiormente sensibili dal punto di vista del mantenimento e presidio territoriale; rispetto a questi ambiti la consapevolezza degli hobby farmer è massima, al punto che circa il 70% dichiara che le attività praticate contribuiscono al mantenimento/valorizzazione del paesaggio e il 58% in favore della tutela ambientale degli spazi rurali". Questi contadini finora non sono apparsi in nessuna statistica. I prodotti ottenuti dall’attività di coltivazione e trasformazione sono destinati in via quasi esclusiva all’autoconsumo familiare (81,8%) o a regali ad amici e parenti (7,4%), senza quasi nesuna attività di mercato. Questo è molto importante. I nuovi contadini producono per l'autoconsumo, il piacere di produrre, il regalo a vicini, amici, parenti, la garanzia di mangiare cibo sano e fresco. Dice Nomisma "La destinazione produttiva riguarda prevalentemente ortaggi (88,6%), frutta (65%), vite (34,3%) e olivo (32,3%) e, molto spesso, sono completate da processi di trasformazione (ovviamente su piccola scala) per l’ottenimento di conserve vegetali (49,5%), olio (27,5%) e vino (23,7%). In qualche caso poi (circa il 40%) vi sono anche piccole attività di allevamento (in particolare di avicunicoli).". La conclusione economica di Nomisma è che "Si tratta di benefici (o, più tecnicamente “esternalità”) sottostimati o addirittura non riconosciuti dal punto di vista collettivo - alla luce della mancanza di rilevazioni statistiche ufficiali – che però permettono, assieme al contributo preponderante dell’attività propriamente agricola, una conservazione degli spazi rurali i cui vantaggi finiscono con il ricadere sull’intera popolazione.".

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Sintesi di Nomisma

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La relazione di Nomisma

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Altri Documenti di Nomisma

Gli orti sociali del comune di Cadoneghe in provincia di Padova

ORTI SOCIALI - DESCRIZIONE
Già da alcuni anni l'Amministrazione Comunale di Cadoneghe offre ai cittadini che non abbiano altre opportunità, la possibilità di coltivare esclusivamente per uso familiare un piccolo appezzamento di terra. Il servizio, denominato "orti sociali", mira ad offrire un'opportunità di socializzazione a coloro che non possiedono appezzamenti di terreno e vivono in condominio. Inoltre, per favorire la riscoperta di un rapporto diretto con la natura, gli assegnatari degli orti sociali devono impegnarsi ad utilizzare tecniche di coltivazione biologica che valorizzino la fertilità del suolo con la rotazione delle colture e a non impiegare concimi chimici, ma prodotti di compostaggio.

Le zone destinate a questo utilizzo si trovano a:

  • Bragni (via Giotto);
  • Cadoneghe (via Guerzoni).

Gli orti sociali vengono assegnati ogni tre anni. L'assegnazione avviene attraverso la compilazione di una graduatoria stilata sulla base di tutte le domande pervenute e secondo il seguente ordine di precedenza:

1. disoccupati;
2. pensionati, con precedenza per quelli con pensione minima;
3. portatori di handicap;
4. cassaintegrati;
5. casalinghe;
6. extracomunitari;
7. studenti e giovani fino a 25 anni;
8. altre categorie sociali;
9. richiedenti il rinnovo dopo la concessione scaduta.

Il Comune si impegna ad eseguire negli orti sociali le seguenti attività:

  • Individuazione, orientamento e suddivisione delle aree in lotti minimi;
  • Aratura, fresatura iniziale e recinzione dell'area;
  • Scavo di pozzi artesiani per l'irrigazione;
  • L'istallazione di eventuali prefabbricati per il ricovero degli attrezzi e di bacheche per gli avvisi;
  • Plantumazione di siepi ed alberi per l'equilibrio biologico;
  • Potatura degli alberi nelle vicinanze degli orti;
  • Acquisto di contenitori di compostaggio per il riciclo dei resti vegetali di cucina.

REQUISITI

  • Non essere proprietari o usufruttuari o affittuari di terreni coltivabili siti nel comune di Cadoneghe o limitrofi;
  • Oppure essere proprietari di un terreno indisponibile come, ad esempio, il verde condominiale;
  • Oppure essere proprietari, comproprietari, affittuari di un piccolo terreno, in gran parte occupato da un edificio a destinazione residenziale, tale da non consentire di ricavare uno spazio sufficiente per un orto

QUANTO COSTA
La tariffa annuale è di € 25.
DOCUMENTAZIONE

  • Modulo compilato;
  • Fotocopia di un documento di identità.

DOVE RIVOLGERSI
Il modulo per fare domanda si può ritirare presso la Biblioteca Comunale.

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Potenziamento degli orti sociali di Padova

L'obiettivo è molto semplice. Pur mantenendo la caratteristica attuale di piccoli appezzamenti di 40 o 50 mq, gli orti sociali hanno l'obiettivo di rilanciare nelle residue fasce verdi municipali di Padova una vera e propria attività agricola. Questa attività sarà amatoriale all'inizio ma sempre più coordinata tecnicamente, sempre più professionale come qualità, sempre più estesa come dimensione territoriale e numero di cittadini coinvolti. E' centrale in questo coordinamento la struttura didattica interna per gli assegnatari e la didattica esterna per le scuole di ogni ordine e grado. A questa attività amatoriale e progressivamente sempre più professionale, controllata dai tecnici del comune, verrà consentito uno spazio economico attraverso mercatini rionali ad hoc, farmer's market, vendita diretta al comune di ortaggi freschi per le mense scolastiche o assistenziali, vendita diretta al comune per la plantumazione ed il florovivaismo necessario al costante mantenimento del verde pubblico. Questo costituerebbe un ciclo economico virtuoso con prodotti orticoli e florovivaistici a km.0 e filiera nulla, i cui beneficiari diretti sarebbero i cittadini dei quartieri e la stessa amministrazione municipale. Esempi di questo progetto sono la città di Londra con i "community gardens" del sindaco Boris Johnson e Milano con il Parco Sud nella zona di san Giuliano Milanese.

L'orto della Casa Bianca - Disavventure con i precedenti inquilini

Michelle Obama incontra un brutto ostacolo con il suo sogno 'biologico': i frutti piantati non potranno mai essere considerati biologici perchè il suolo del giardino della casa Bianca è stato trattato in precedenza con sostanze tossiche. Sarebbero state usate come fertilizzante acque di scarico : contenendo un'elevata quantità di piombo sarebbero nocive. Sarebbe stata la famiglia Clinton negli anni '90 a utilizzare le acque di scarico come fertilizzante. No comment. Ci sono idee e culture diverse su come rapportarsi, con maggiore o minore attenzione, rispetto, amore, alla natura.

Orti in Italia

Quasi quattro persone su dieci (37%) in Italia dedicano parte del tempo libero al giardinaggio e alla cura dell'orto. Qui raccolgono frutta, ortaggi o piante aromatiche da portare in tavola. Molti lo fanno come misura antistress o per passione o per gratificazione personale o anche solo per risparmiare. Sulla base dei dati Istat 2008 secondo un'analisi della Coldiretti. Coinvolge maschi e femmine allo stesso modo e piace ai giovani, essendo praticato, tra quelli con età compresa tra i 25 e i 34 anni, da più di uno su quattro. Tra gli over 65 l'interesse aumenta e raggiunge quasi la metà di questa fascia di età. In Veneto, Valle d'Aosta, e Friuli Venezia Giulia il fenomeno è molto diffuso e interessa oltre il 50% della popolazione. Nel mezzogiorno si scende su valori inferiori al 25%. La volontà di garantire la qualità e la sicurezza del cibo che si porta in tavola ogni giorno e la ricerca di un legame più diretto con la natura sono i principali motivi di questa antica realtà sociale.

Cibo a Kilometri Zero

Otto italiani su dieci ritengono che le etichette dei prodotti dovrebbero avere una sorta di "contachilometri" che misurì le emissioni di gas ad effetto serra. Lo conferma una analisi della Coldiretti basata sul rapporto Eurobarometro circa l' attitudine dei consumatori europei al consumo ecologico. Gli italiani, rispetto alla media dei cittadini europei, che pur mostrano con il 72% una grande sensibilità, si dimostrano interessati al "contachilometri" ecologico in etichetta per rendere obbligatoria l'indicazione del consumo di anidride carbonica (CO2). Il 37% dei consumatori italiani ritiene che si dovrebbero fornire maggiori informazioni sui prodotti sostenibili. La distribuzione commerciale dovrebbe fornire informazioni dal punto di vista ambientale alle quali dovrebbe essere addirittura dedicato un angolo apposito all'interno dei negozi.

Orto Sinergico

Albignasego (PD) ottobre 2010

Orto Sinergico ad Albignasego (PD)


Albignasego (PD) ottobre 2010

Orto Sinergico ad Albignasego (PD)


Bordura di Timo sul lato sud

Orto Sinergico ad Albignasego (PD)


Aromatiche e mini-orto adiacente per test effetto placebo

Orto Sinergico ad Albignasego (PD)


Contenitore per irrigazione a goccia con acqua piovana (50L)

Orto Sinergico ad Albignasego (PD)


Cannetta per irrigazione a goccia con acqua piovana (50L)

Orto Sinergico ad Albignasego (PD)


Vista verso Ovest

Orto Sinergico ad Albignasego (PD)


Elicriso forte profumo del Sud

Orto Sinergico ad Albignasego (PD)


Elicriso; Rose Antiche; Lavanda; Mirto della Sardegna; sul lato Est

Orto Sinergico ad Albignasego (PD)


Aromatiche; garofanini selvatici; mini-orto per test effetto placebo; sul lato Sud

Orto Sinergico ad Albignasego (PD)


Cotogne giganti di Vranja; sul lato Nord

Orto Sinergico ad Albignasego (PD)
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