Cinema09
Da Ortosociale.
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- | Ho visto con passione "Sacro GRA" di Gianfranco Rosi, Leone d'Oro etc. E, guarda caso, assieme ad amici, si parlava di "un film che vorrei fare". Aver visto come spettatore il Sacro Gra mi ha ri-acceso il desiderio di modificare la realtà sociale umana (e quindi anche la possibilità di interferire [in via sociobiologica] sul punteruolo rosso che attacche le "palme" simbolo dell'anima umana). Penso che un approccio "vetero" ma utile sia il Cineforum tradizionale, contenutistico (il film dice questo o quello o forse non dice). Un approccio più utile sia Cineround: chi ha prodotto quel film, chi lo vede e lo interpreta, ed anche cosa il film TENTA di dire (filosofia del linguaggio). Ma un approccio ancora più importante sarebbe FARE un film come il Santo GRA. "Non si tratta più di intepretare il mondo ma di trasformarlo" (frase di Feuerbach attribuita a quel ladruncolo di idee di Marx). Non si tratta più di intepretare film ma di farli (e di disfarli). I documentari come il "Santo GRA" sono la macchina da presa che punta al Back Stage di Goffman, che fa vedere la realtà del retrobottega ma la fa vedere come "fiction" (fiction ma onesta, o meglio trattata con trasparenza). Dietro c'è l'ovvia presunzione dell'autore di dire la sua interpretazione del mondo: le scene del cimitero, degli operai che sfondano le bare con le accette, delle fosse scavate con le ruspe Holland, l'intimità dell'infermiere con la madre demente, sono scene di Vermeer. MA SONO MOLTO REALI. Inutile usare la dicotomia virtuale/reale. Diciamo che il mondo anglosassone degli eroi, eponimi di Gilgamesh, Ercole, Ulisse, è sostituito da una umanità femminile, corale, dolente, ma sapiente. La ricerca dell'immortalità da parte del rappresentante del dio in terra, da Gilgamesh a Berlusconi, è fallita. Riemerge dalle acque del caos primordiale la nera folla delle larve umane, in tutta lo loro grandezza. | + | Ho visto con passione "Sacro GRA" di Gianfranco Rosi, Leone d'Oro etc. E, guarda caso, assieme ad amici, si parlava di "un film che vorrei fare". Aver visto come spettatore il Sacro Gra mi ha ri-acceso il desiderio di modificare la realtà sociale umana (e quindi anche la possibilità di interferire [in via sociobiologica] sul punteruolo rosso che attacche le "palme" simbolo dell'anima umana). Penso che un approccio "vetero" ma utile sia il Cineforum tradizionale, contenutistico (il film dice questo o quello o forse non dice). Un approccio più utile sia [https://www.ortosociale.org/wiki2/index.php?title=Pagina_principale#CINEROUND Cineround]: chi ha prodotto quel film, chi lo vede e lo interpreta, ed anche cosa il film TENTA di dire (filosofia del linguaggio). Ma un approccio ancora più importante sarebbe FARE un film come il Santo GRA. "Non si tratta più di intepretare il mondo ma di trasformarlo" (frase di Feuerbach attribuita a quel ladruncolo di idee di Marx). Non si tratta più di intepretare film ma di farli (e di disfarli). I documentari come il "Santo GRA" sono la macchina da presa che punta al Back Stage di Goffman, che fa vedere la realtà del retrobottega ma la fa vedere come "fiction" (fiction ma onesta, o meglio trattata con trasparenza). Dietro c'è l'ovvia presunzione dell'autore di dire la sua interpretazione del mondo: le scene del cimitero, degli operai che sfondano le bare con le accette, delle fosse scavate con le ruspe Holland, l'intimità dell'infermiere con la madre demente, sono scene di Vermeer. MA SONO MOLTO REALI. Inutile usare la dicotomia virtuale/reale. Diciamo che il mondo anglosassone degli eroi, eponimi di Gilgamesh, Ercole, Ulisse, è sostituito da una umanità femminile, corale, dolente, ma sapiente. La ricerca dell'immortalità da parte del rappresentante del dio in terra, da Gilgamesh a Berlusconi, è fallita. Riemerge dalle acque del caos primordiale la nera folla delle larve umane, in tutta lo loro grandezza. |
Versione delle 14:49, 31 ott 2013
Ho visto con passione "Sacro GRA" di Gianfranco Rosi, Leone d'Oro etc. E, guarda caso, assieme ad amici, si parlava di "un film che vorrei fare". Aver visto come spettatore il Sacro Gra mi ha ri-acceso il desiderio di modificare la realtà sociale umana (e quindi anche la possibilità di interferire [in via sociobiologica] sul punteruolo rosso che attacche le "palme" simbolo dell'anima umana). Penso che un approccio "vetero" ma utile sia il Cineforum tradizionale, contenutistico (il film dice questo o quello o forse non dice). Un approccio più utile sia Cineround: chi ha prodotto quel film, chi lo vede e lo interpreta, ed anche cosa il film TENTA di dire (filosofia del linguaggio). Ma un approccio ancora più importante sarebbe FARE un film come il Santo GRA. "Non si tratta più di intepretare il mondo ma di trasformarlo" (frase di Feuerbach attribuita a quel ladruncolo di idee di Marx). Non si tratta più di intepretare film ma di farli (e di disfarli). I documentari come il "Santo GRA" sono la macchina da presa che punta al Back Stage di Goffman, che fa vedere la realtà del retrobottega ma la fa vedere come "fiction" (fiction ma onesta, o meglio trattata con trasparenza). Dietro c'è l'ovvia presunzione dell'autore di dire la sua interpretazione del mondo: le scene del cimitero, degli operai che sfondano le bare con le accette, delle fosse scavate con le ruspe Holland, l'intimità dell'infermiere con la madre demente, sono scene di Vermeer. MA SONO MOLTO REALI. Inutile usare la dicotomia virtuale/reale. Diciamo che il mondo anglosassone degli eroi, eponimi di Gilgamesh, Ercole, Ulisse, è sostituito da una umanità femminile, corale, dolente, ma sapiente. La ricerca dell'immortalità da parte del rappresentante del dio in terra, da Gilgamesh a Berlusconi, è fallita. Riemerge dalle acque del caos primordiale la nera folla delle larve umane, in tutta lo loro grandezza.