SistemaSardegna
Da Ortosociale.
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Sistema Sardegna
Veniamo alla specificità sarda.
Finanziaria 2017
- La Nuova Sardegna 30 Marzo 2017
- La Nuova Sardegna 30 Marzo 2017
- La Nuova sardegna 31 Marzo 2017
- La Nuova Sardegna 31 Marzo 2017
Ripopolare la Sardegna
Il progetto Casa Campidanese, Cohousing per gli Anziani, Il progetto Ritorno a casa degli Emigrati sardi.
Agricoltura
C
Ricerca e Tecnologia
Sardegna Ricerche
- Il Bando di Sardegna Richerche La Nuova Sardegna 1 Aprile 2017
- Il Bando di Sardegna Richerche La Nuova Sardegna 1 Aprile 2017
Il Razionale del Sistema Sardegna
La proposta di un nuovo modello di sviluppo della Sardegna si articola sulle tre reti intrecciate di Economia, Politica, Cultura. Vedi su Ortosociale: Il Modello IEMP come strumento di analisi/sintesi sociale. Ciascuna rete contiene dentro di sè le altre (è "promiscua"). Il modello "Sardegna" si basa su un modello di sviluppo locale (o regionale) illustrato su ortosociale come Sistema Regione che articola i sottosistemi Politico, Culturale, Economico. Il Sistema Regione si organizza in tre Commissioni, promiscue come le reti, Politico, Culturale, Economico, cui si interfacciano. Riportiamo la sintesi del Sistema Regione di ortosociale: Il "Sistema Regione" non è un soggetto politico nè un partito. E' uno dei tanti possibili nuclei di condensazione e di organizzazione su base regionale delle tre reti, promiscue (ognuna contiene in sè le altre) e strettamente intrecciate, identificate come
- cultura (tutto ciò che dà un significato alla vita umana come scienza, arte, spiritualità)
- economia (rapporto vitale di scambio armonico con l'ambiente naturale e il mondo simbolico; economia domestica, locale, internazionale; economia civile-volontaria-cooperativa, di mercato, pubblica)
- politica (associazioni, partiti, sindacati, istituzioni regionali, provinciali, comunali, europee)
Il "Sistema Regione" ha l'obiettivo di costruire un nuovo modello di sviluppo fondato sul paradigma cooperativo, l'unico in grado di risolvere le tre grandi crisi che tutto il pianeta oggi deve affrontare: crisi ambientale (derivante da un errato modello culturale di rapporto con l'ambiente), crisi economica (lavoro), crisi geopolitica (rapporti tra stati e comunità regionali). Questo modello di sviluppo mira a realizzare la "auto-nomia" cioè la capacità di autogoverno, di autodeterminazione, di costruzione di un proprio ecosistema che oggi viene in modo approssimativo chiamata "sovranismo". Ma il pericolo peggiore è credere che la "autonomia politica" determini automaticamente la "autonomia economica" e tam poco la "autonomia culturale". Questo è stato il tragico errore della pseudo alternativa marxista. Dopo aver teorizzato una unica dimensione "economica" (il capitalismo), dopo avere appiattito la più importante autonomia umana, quella culturale, tutto è stato puntato con Lenin, in modo esclusivo, sulla "autonomia politica" del Partito/Stato (teoria della Dittatura del Proletariato). La fine dell'URSS e la attuale rigidità "politica" del sistema dei mandarini rossi della Cina Popolare sono il tragico esempio della confusione teorica e della mancata consapevolezza dei sistemi economici, politici, culturali così come si sono rivelati nella storia. I Cinesi sopravvivono perchè per rattoppare l'intreccio Economia, Cultura, Politica, hanno inserito in modo meccanico l'economia capitalistica nella politica della dittatura del proletariato. Quanto di peggio la Storia e la Cultura possano offrire. L'autonomia va realizzata contemporaneamente in modo sincronico su tutte e tre le reti/sistemi: economico, politico, culturale, con una forte sensibilità sulla dimensione culturale che comprende arte, memoria storica, religione, spiritualità, scienza. Comunque vada realizzata, va creata su modelli vitali e robusti, su equilibri inventati ad hoc in modo creativo nel contesto storico geografico che chiamiamo "Regione". Quanto al sistema Economia non va appiattito su una generica "globalizzazione" ma va attentantamente gestito distinguendo le varie reti economiche che sono il capitalismo americano delle Corporation, il capitalismo russo degli oligarchi, il capitalismo cinese dei mandarini rossi e dei loro manager, il capitalismo giapponese con una forte identità insulare, il capitalismo dei petrolieri arabi che finanziano particolari sette religiose, il capitalismo indiano, brasiliano, delle ex Tigre Asiatiche, etc. Gli interventi proposti sono quattro, tutti riguardano l'economia cooperativa. L'economia tradizionale (capitalistica) si può raccordare facilmente a queste "isole" cooperative come già ha iniziato a fare, stando attenti a non soffocarle sui propri obiettivi di profitto e valorizzandone la diversità "culturale". Nella cultura cooperativa viene considerato "profitto" il "risparmio" energetico, ambientale, umano, del tempo di lavoro. Le priorità vanno da (1) a (4). Il fatto di dare la priorità all'agricoltura, quella organica s'intende, è la piccola, necessaria, difficile, "rivoluzione culturale" di partenza.
- (1) Agricoltura organica (biologica, biodinamica, sinergica, altro) per una alimentazione di qualità e una certa autonomia alimentare
- (2) Nuove tecnologie cooperative sostenibili basate sui Fab Lab e la rete dei Makers
- (3) Sviluppo del turismo sostenibile e del turismo culturale ad uso nazionale e internazionale
- (4) Ristrutturazione della scuola e della ricerca (università)
(1) Piano Agricolo
É centrale il nuovo paradigma della Agricoltura Multifunzionale - Vedi queste relazioni di OrtoSociale:
Se si adotta un approccio sistemico alla soluzione della crisi economica ed ambientale, non esistono in senso stretto delle "priorità. Ma comunqua lo sviluppo di una agricoltura biologica, organica, naturale, è un elemento centrale fondante di tutto il progetto. Lo sviluppo di una agricoltura organica significa che si sviluppano contemporaneamente:
- occupazione, soprattutto giovanile, dalle attuali (2010) 1.603.709 persone ad un numero grandemente maggiore con conseguente rilancio dei consumi dei giovani
- preparazione di un target ambientale-turistico-paesaggistico-culinario di alto profilo (un prototipo potrebbe essere la Regione Toscana)
- risparmi sulla manutenzione ambientale in quanto elemento di contrasto al cambiamento climatico (frane, alluvioni, perturbazioni estreme)
- risparmi sulle spese per la salute in quanto prevenzione alle patologie tumorali, cardio vascolari, del diabete, psichiatriche
- fiorire di una agricoltura urbana e periurbana con decongestionamento delle aree metropolitane
- prevenzione dell'aumento dei costi della agricoltura chimica basata sul petrolio da cui dipendono interamente carburanti, fertilizzanti, fitofarmaci
- contrasto e soluzione alternativa al fenomeno del land grabbing o accapparameto dei terreni agricoli con rialzo dei prezzi alimentari
- contrasto e soluzione alternativa alla diffusione degli OGM con rialzo dei prezzi alimentari
- prevenzione di ripercussioni socio-politiche di un eventuale rialzo dei prezzi alimentari
- risparmio energetico grazie alle filiere corte (bolletta petrolifera nazionale)
- revisione della politica neo-fordista in agricoltura con robot per montare alimenti verso una vision decentralizzata, sostenibile, ad alta intensità quantitativa e qualitativa di capitale umano
- salvaguardia e recupero del patrimonio paesaggistico, naturale, idrogeologico
Lo Stato, il Ministero della agricoltura, Regioni, Province e Comuni possono coordinare, favorire, finanziare, aiutare la nascita di cooperative di giovani (diplomati periti agrari, laureati agronomia, agricoltori tradizionali, esperti, volonterosi, immigrati, neo-contadini, contadini e ortisti urbani) nel settore dell'agricoltura multifunzionale (agroalimentare, turistico, paesaggistico, culturale, formativo, curativo). Ad esempio la Regione Veneto che si appoggia ad una Azienda agricola fortemente impegnata nella ricerca e attenta ai temi ambientali generali ed allo sviluppo del settore agroalimentare del biologico, tramite il PSR (Piano di Sviluppo Rurale) ed i progetti BIOFORM, BIODEMO, BIOSTUDIO, BIOPROMO, BIOMARKET (mense scolastiche e collettive), D.G.R. 117/2007 appoggia lo sviluppo del settore biologico come "alimentazione di qualità". In sostanza la agricoltura (multifunzionale) va considerata la principale green economy.
(2) Piano Tecnologico
I Makers riqualificano in senso sostenibile la tecnologia attuale, sia come risparmio energetico e di risorse, sia come logica del "Fare di Più con Meno" (More with Less). Tutto il settore dei Makers si basa su Software Free e Software Open Source e sull'importante Hardware Open Source Italiano (la sk elettronica Arduino). Vedi Open Source Economy. Eventuali prototipi sono:
- la Regione Emilia Romagna(assessorato alla formazione) che ha finanziato il Fab Lab di reggio Emilia
mira a riconvertire i settori tradizionali della piccola-media impresa e dell'artigianato quali il meccanico, mobilieri, ceramico, tessuti, alle moderne tecnologie web open source. Li chiama "gli artigiani digitali".
Inutile dire che la filosofia dei Fab Lab è quella della condivisione delle conoscenze, oltre che delle risorse (macchine). Quindi si tratta di una "super-cooperazione" che comprende la formazione tecnica e culturale del punto (4). I Makers possono dare un notevole contributo alla agricoltura organica al punto (1), non solo, ma Stato, Regioni, Comuni possono favorire cooperative miste di makers e di neo-agricoltori biologici multifunzionali. Per una analisi di "economia alternativa emergente" vedi la tesi di laurea:
- [www.ortosociale.org/wiki2/index.php?title=Tesi Software e Hardware Open Source - Tesi di laurea in sociologia - ottobre 2013]
(3) Piano Turistico
Turismo sostenibile significa, come nel caso dell'agricoltura, turismo di qualità. Si appoggia ad una agricoltura sostenibile, tradizionale, organica come quella del punto (1). Organizzativamente si esprime nell'albergo diffuso, pratica presente in Alto Adige, Trentino, Marche, Sardegna (Bosa, Ogliastra), Toscana, in Carnia (Pesariis) dove è collegato alla gestione dei Beni Comuni.
Vedi il nuovo paradigma della Agricoltura Multifunzionale (Relazione di OrtoSociale):
(4) Piano Scuola e Ricerca
I costi della ricerca e della innovazione dopo un tentativo da parte della grandi multinazionali, (in gran parte fallito per le enormi spese e le incertezze dei risultati e quindi del ROI, Return On Investment), sono tornati in gran parte nelle università, finanziate in misura diversa dal pubblico (compresi gli studenti e le loro famiglie) e dal privato (ricerca applicata). Come i costi ambientali, dunque, anche i costi della ricerca (e della innovazione) sono "esternalizzati". Ma va ribadito che ancora più rimarchevole è la produzione sociale della ricerca e della innovazione. Il "ricercatore" è un soggetto delicatissimo, che si trova all'apice di un processo di formazione estremamente complesso e profondamente radicato nella società e nelle sue reti culturali. Lo sanno molto bene i sociologi della scienza. Quindi non basta far studiare di più o selezionare i "singoli" cervelli che "casualmente" si rendono disponibili ad alti rendimenti scientifici. I ricercatori o gli scienziati vivono in comunità, anche virtuali, e sono il risultato di complicate reti sociali, economiche, culturali. Perchè la ricerca funzioni vanno costruitre e rigenerate queste "comunità" scientifiche. Aiuterebbe in questa direzione la proposta di integrazione del lavoro manuale e del lavoro intellettuale, ad esempio in campus universitari forniti di orti biologici. Le pratiche di studio, ricerca e produzione, così come è stato per la sk Arduino, nata in un'aula scolastica, o le fattorie sperimentali di VenetoAgricoltura, si possono coordinare coordinando ricercatori, makers, neo-agricoltori. Lo sviluppo è possibile se ci basa su due caposaldi:
- Scienza Open Access
- Scienza e Ricerca Partecipata
Come esempio paradigmatico ed immediatamente operativo di ricerca partecipata si può citare lo scambio di sementi, che contrasta in modo alternativo la politica agricola degli OGM. Nella diffusione, selezione, scambio di sementi sono coinvolti su un terreno di parità ricercatori agronomi, bio-ingegneri, agricoltori professionali, neo-contadini, ortisti urbani. "Quali regole di metodo per i nuovi esperimenti socio-scientifici?" (Novembre 2003). Nel suo saggio, Latour tocca molti dei principali temi del suo pensiero: l'aumento della partecipazione dei non esperti nella pratica della scienza, l'offuscamento dei confini tra scienza e politica, il nuovo livello di rappresentanza tecnica e scientifica in innovazione, e la nascita di "forum ibridi" o "hybrid forums", (situazioni di governance in cui i rappresentanti delle "cose naturali", quali osservatori di eventi meteorologici o scoperte di ingegneria genetica e i rappresentanti della società umana hanno bisogno di essere presi in considerazione su base paritaria), che dovrebbero portare alla messa in atto di nuovi assetti politici. Vedi: