Sociologia89
Da Ortosociale.
«I Nuovi Contadini» di Jan Douwe van der Ploeg
Il manuale «I Nuovi Contadini» di Jan Douwe van der Ploeg, professore di sociologia a Wageningen in Olanda, può essere usato come base per la costruzione di un movimento teorico e pratico di transizione dall'attuale modernità modellata da un unico stampo culturale, che J.D. van der Ploeg chiama «Impero», ad una società completamente diversa basata sulla cooperazione, la eterogeneità culturale e individuale, i conflitti autogestiti dalle varie comunità attraverso la mediazione ed il consenso.
Nota per il lettore
Questa sintesi de "I Nuovi Contadini" ne vuole cogliere gli spunti operativi utili ad un progetto di Transizione di medio e lungo periodo. Gli approfondimenti teorici quindi sono visti in funzione di una sperimentazione pratica ed operativa di tale progetto. Il progetto per avere successo necessita di una partecipazione massiva alla costruzione progettuale, ognuno secondo le proprie abilità e vocazioni. In altre parole siamo tutti protagonisti di questa Transizione perchè si tratta di una Transizione da individui passivi soggetti ad un potere burocratico ad individui attivi capaci di interagire creativamente in una rete di pari.
Sette Buoni Motivi
Può sembrare strano e bello che un manuale di sociologia rurale offra la soluzione ragionata ai problemi dell'umanità? Vi offro le considerazioni che mi hanno convinto.
- L'Agricoltura è al centro di un triangolo i cui vertici sono la «Società», la «Natura», gli «Attori» che poi sono quelli che producono cibo e quelli che lo consumano cioè «tutti». Vedi la Figura 4, a pag.23, titolata «l'imminente crisi agraria»
- Viene introdotto come basilare il modo di produzione «contadino» o il «principio contadino» che realizza la «coproduzione con la Natura» considerata alla pari della società umana nel processo di riproduzione vitale. Questo comporta la stretta necessità per tutti, produttori e consumatori agroalimentari, di curare allo stesso tempo la salute biologica del suolo, la sua «bellezza», le esigenze a lungo termine della biodiversità minerale, vegetale, animale, culturale
- L'autore mette al vaglio tutti i vari modelli sociologici testandoli sulla loro possibilità di capire ed affrontare la moderna «crisi agraria» che coinvolge sia i paesi del primo mondo come Olanda e Italia sia quelli del terzo mondo. Nel primo caso la crisi è la riduzione per i produttori dei margini di guadagno e solo in un secondo tempo di sopravvivenza; nel secondo caso è in ballo la sopravvivenza immediata (vedi «primavere arabe» e «crisi siriana»). Considera il modello struttura/agency valutando le immense potenzialità della Agency senza assumere come definitivi i vincoli della Struttura; la teoria conflittuale di Marx e della lotta di classe dove l'unica «classe/non-classe» capace di grande resistenza e di grandi «guerre» è la classe dei «contadini» definita spregiativamente dal piccolo borghese Karl Marx come un «sacco di patate». Rifiuta lo strutturalismo ed il funzionalismo «normativo» espressione dell'Impero. Centrale è il suo riferimento a Karin D. Knorr-Cetina nel suo lavoro sul rapporto micro-sociologia (individuo) e macro-sociologia (reti di individui economiche, politiche, culturali), un rapporto che la sociologia main stream e l'Impero mirano a "inverare" realizzando «un sistema monolitico che regola l'azione individuale e controlla le volontà individuali»
- Passiamo quindi dalla Teoria alle Pratiche messe in atto dai «Nuovi Contadini» nel terzo mondo di Catacaos o nel primo mondo olandese della Frisia o in quello italiano del Parmigiano Reggiano. La sconfitta dell'Impero che vive sul vuoto e sulla distruzione delle connessioni vitali è possibile oltre che necessaria, partendo da esperienze «reali» che nessuno prende in considerazione. Tutti sono focalizzati sulle «città» ma tra i «cittadini» molti diventano «nuovi contadini» e molti «nuovi contadini» lavorano in città. Si tratta di resistere e ripartire dal «principio contadino» che produce in co-produzione con la Natura cibo, energia, cultura, bellezza
- Jan Douwe van der Ploeg tratta in profondità il ruolo della scienza e degli scienziati in questa Transizione. Essendo la Natura un elemento essenziale che torna alla ribalta della società umana dopo secoli di idealismo metafisico autoritario ed astratto, gli scienziati che se ne occupano sono al centro di questo processo. La scienza che producono e la filosofia della scienza che li pervade vanno visti nel processo storico della Transizione. Ad una scienza «rivoluzionaria» si oppone una scienza «imperiale».
- La «governance» di questa Transizione guidata dai Nuovi Contadini ha come co-protagonisti gli scienziati «rivoluzionari» e uomini politici o «parlamentari» che sotto la loro pressione democratica e culturale li appoggiano nelle istituzioni; é una triade politica (parlamentari), economica (Nuovi Contadini), ideologico-culturale-cognitiva (gli scienziati). L'esempio addotto è quello della cooperativa Nfw di secondo livello (una coop che raggruppa varie coop) di Nuovi Contadini della Frisia, un gruppo agguerrito di scienziati della Università di Wageningen, un certo numero di parlamentari olandesi che li ha difesi contro il Ministero della Agricoltura e contro la UE. Il successo della Nfw ed il metodo da seguire per tutta la Transizione è stata la costruzione da parte di Nfw di un Software che contestava le asserzioni del «sistema esperto» costituito dal Ministero della Agricoltura olandese
- La soluzione sta dunque nella Agricoltura basata sul principio contadino che realizza un processo produttivo che ottiene i suoi input dalla Natura e restituisce alla Natura prodotti che la rendono più fertile, ricca e bella. Fondamentale la tecnologia ICT, Information Communication Technology, altrimenti usata a scopo di controllo e dominio dall'Impero
Si può partire da questi «punto di vista» della sociologia rurale per costruire un futuro alla umanità? Includendo i risultati di quella rivoluzione scientifica e culturale innescata dal Rinascimento che ha riscoperto la Natura e l'essere umano che la studia? Si tratta di ripartire da una Agricoltura che includa le scienze naturali e sociali e la Tecnologia ICT per risolvere
- il problema ambientale a livello fisico ed economico (vedi il pericolo di una grave crisi alimentare, dell'acqua, dell'energia, dell'inquinamento),
- il problema politico della governance della Transizione,
- il problema culturale della eterogeneità dei contesti locali
In termini molto semplificati questa Transizione basata sulla Nuova Agricoltura (o Agricoltura Multifunzionale) è strettamente e necessariamente fondata sul territorio. Siamo obbligati a lavorare sul Territorio. Questo implica la possibilità di auto-organizzare e auto-gestire come comunità in rete l'intero processo. Significa trovare soluzioni locali a problemi globali. Significa realizzare il principio di sussidarietà tra Enti locali e Stato previsto dalla UE e dalla Costituzione italiana. Significa alimentare un processo reale in atto da tempo con precisione «intenzionale».