Discussione:Sociologia07

Da Ortosociale.

Versione delle 07:24, 16 lug 2010, autore: Alessandra Ferranti (Discussione | contributi)
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Brano tratto dalla tesi di Laurea di Monica Piccolo dell’Università degli studi di Messina

(…) Possiamo qui ricordare, che il fenomeno dello Stalking ha cominciato a destare interesse, sia in ambito psicologico sia sociologico, oltrechè presso l’opinione pubblica, intorno agli anni Ottanta. Questa ondata d’interesse, è stata suscitata, in particolare, da quanto stava accadendo ad alcuni personaggi pubblici, divenuti vittime di ammiratori particolarmente assillanti. Citiamo, per esempio, il caso della tennista Serena Williams, inseguita durante tutti i suoi tornei dal proprio persecutore, o ancora, le attrici Theresa Saldana e Rebecca Shaffer uccise entrambe dai loro stalker. Questi due episodi sono molto importanti, perché in seguito ad essi, in California, è stata emanata la prima legge anti-stalking, in vigore dal 1992. Vediamo di capire meglio di cosa si tratta Lo Stalking, definito anche “sindrome del molestatore assillante”, consiste in un insieme di comportamenti anomali e fastidiosi, costituiti o da comunicazioni intrusive, quali per esempio: • Telefonate e lettere anonime • Sms ed e-mail • Invio di fiori. Oppure da comportamenti volti a controllare la propria vittima. Per esempio: • Pedinamenti • Appostamenti • Sorveglianza sotto casa • Violazione di domicilio • Minacce di violenza • Aggressioni • Omicidio o tentato omicidio. Lo Stalking: “identifica una sistematica violazione della libertà personale”. Il termine Stalking deriva dall’inglese “To stalk”, ed etimologicamente è un termine proprio della caccia, in quanto significa “appostarsi”, “avvicinarsi alla preda di nascosto”. Il comportamento tipico del molestatore assillante o stalker, è, infatti, quello di seguire la propria vittima durante tutti i suoi movimenti. Quest’ultima, a causa della sistematicità di tali azioni, deliberatamente volte ad avvicinarla o a convincerla intorno a qualcosa, oppure, nei casi peggiori, a spaventarla e punirla, percepirà tali atti con fastidio e paura, risultando da essi profondamente turbata sia a livello psicologico che nel modo di rapportarsi con il mondo esterno. Questo accade perché, la persistenza e la frequenza delle azioni persecutorie, generano, in chi le subisce, insicurezza. (…) Si può parlare di Stalking, quando si verificano: “una serie di comportamenti ripetuti ed intrusivi di sorveglianza, alla ricerca di un contatto e di comunicazione nei confronti di una vittima che risulta infastidita e/o preoccupata da tali attenzioni o comportamenti” A questo proposito è bene ricordare qui, che a differenza di quanto accade nel Mobbing, le vittime di Stalking fin da subito sono consapevoli che la loro libertà personale è limitata dalle “attenzioni” del persecutore. La particolarità dello Stalking, se vogliamo dire così, consiste nel fatto che, alcuni comportamenti persecutori si mascherano dietro atteggiamenti normali, e quindi socialmente accettati, quali per esempio: • Tentativi di ristabilire una relazione interrotta o di iniziarne una nuova. • Manifestazioni di gelosia. Comunque, oltre a questi comportamenti socialmente e facilmente mascherabili, lo Stalking si manifesta anche attraverso azioni più gravi e lesive, come ad esempio: • Comportamenti vendicativi riguardo torti subiti, che possono essere realmente tali o anche solo percepiti. • Comportamenti di dipendenza dalla vittima. • Perdita di controllo sulla vittima. Ci chiediamo a questo punto che cosa spinge una certa persona a trasformarsi in persecutore nei confronti di un’altra, e quindi quali siano le motivazioni sottese alle azioni di Stalking. In generale, dai vari studi effettuati, si pensa che alla base di queste azioni persecutorie vi sia una sorta di “fraintendimento”. Dunque: “la genesi della dinamica dello stalking risiederebbe in un’alterata lettura della relazione e in una distorta comunicazione messa in atto dal persecutore”. Il persecutore, quindi, altera sia il senso o meglio l’intensità della comunicazione non verbale legata ai comportamenti della vittima; sia la comunicazione verbale, della quale per esempio, distorce il significato delle risposte date dalla vittima. In un opuscolo informativo diffuso dalla centrale di polizia di Stoccarda, lo Stalking è descritto come:“una persecuzione continuativa attuata per mezzo di molestie asfissianti (lett. penetranti) volte a terrorizzare una persona contro la sua volontà. Lo stalker, la cui motivazione può essere ravvisata in una mania o in una malattia mentale, aspetta, osserva, segue e spia la sua vittima, le telefona o le invia messaggi, lettere o regali, che possono essere a contenuto minaccioso oppure intensi come “prove d’amore”. In questo modo il persecutore cerca di avere controllo e potere sulla sua vittima”.

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