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BABILONIA:DALLA CREAZIONE DELL'UOMO AL DILUVIO UNIVERSALE

Il Poema di Atrahasis o del Grande Saggio fu scritto in accadico nel XVII secolo avanti Cristo, ma risale per molte parti a testi e tradizioni sumere. Basta citare la storia sumera del diluvio con Ziusudra al posto di Atrahasis. Nel poema vengono affrontati i temi della creazione dell'uomo (impasto di argilla con carne e sangue di un dio immolato), del suo compito nell'universo (continuare l'opera degli dei inferiori) e del problema della sovrappopolazione (epidemie, carestie e diluvio universale). Fonte: Poema di Atrahasis o del Grande Saggio Testo originale: Rinvenuto nella Biblioteca di Assurbanipal (668-627 a.C.) Località: Mesopotamia - Babilonia Epoca: Composto nel periodo 1646-1626 a.C.- durante il regno di Ammisaduqa, quarto successore di Hammurabi - sulla base di antichi testi e tradizioni sumeriche e accadiche

Il Testo del Poema di Atrahasis

  • "Allorché gli dei (erano come) l'uomo,
  • dovevano sopportare il lavoro (e) portare il cesto:
  • il cesto degli dei era grande,
  • il lavoro pesante, la fatica abbondante"
  • "I grandi Anunnaki, i Sette,
  • scaricano il lavoro sugli Igigi"
  • ...

Il Testo del Poema di Atrahasis

MITO BABILONESE DI ATRAHASIS

MONDO DIVINO, CREAZIONE E DESTINAZIONE DELL'UOMO, PECCATO E DILUVIO: IL MITO BABILONESE DI ATRAHASIS Ê il poema babilonese più antico e, insieme, più completo sugli argomenti enunciati nel titolo: mondo divino, creazione e destinazione dell'uomo, peccato e diluvio. Esso prende il nome dal suo protagonista, Atrahasis; era originariamente redatto su tre tavole di argilla di complessivi 1245 versi, in lingua accadica e scrittura cuneiforme, di cui ci restano i due terzi.

Mondo divino

Il lavoro degli dei alle prime origini

  • "Allorché gli dei (erano come) l'uomo,
  • dovevano sopportare il lavoro (e) portare il cesto:
  • il cesto degli dei era grande,
  • il lavoro pesante, la fatica abbondante"

(Tav. I, 1-4). Sembra, dunque, che all'inizio tutti gli dei erano costretti a lavorare per soddisfare alle necessità della loro vita. Il lavoro viene imposto ai soli Igigi

  • "I grandi Anunnaki, i Sette,
  • scaricano il lavoro sugli Igigi"

(Tav. I, 5-6). Gli dei più grandi, chiamati Anunnaki, pongono rimedio per sé stessi a questa penosa situazione, imponendo il lavoro ai soli dei minori, chiamati Igigi. poi i primi sorteggiano tra loro i tre regni: ad Anum tocca il cielo, ad Enlil la terra e a Ea il mondo delle acque sotterranee (l'Apsu). Questa situazione, che vede gli Igigi impegnati "giorno e notte" nel lavoro, ha una durata assai lunga. Gli Igigi si ribellano al lavoro. Si tratta però di un lavoro troppo faticoso che, dopo una lunga sopportazione, conduce gli Igigi all'esasperazione e all'aperta rivolta. Uno di loro sprona "gli dei suoi fratelli" all'azione, concludendo la sua arringa:

  • "Ed ora proclamiamo la guerra,
  • buttiamoci nella lotta e nella battaglia"

(Tav. I, 61-2). L'arringa ottiene pieno successo e gli Igigi passano all'azione: gettano al fuoco i loro strumenti di lavoro - vanghe e cesti - si portano notte tempo e furtivamente al tempio di Enlil e lo circondano minacciosi. Enlil viene svegliato, convoca Anum ed Enki/Ea, che propongono una soluzione interlocutoria: conoscere il nome del sobillatore degli Igigi. Questi si rifiutano e sottolineano il fatto che il duro lavoro loro imposto e da giudicarsi micidiale.

Creazione e destinazione dell'uomo

Anum prende la parola e fa osservare all'assemblea divina che la ribellione degli Igigi non è priva di giustificazione. Enki a sua volta, prende la parola associandosi dapprima al parere appena espresso da Anum, proponendo quindi di creare l'uomo:

  • "Mentre è presente B(elet-ili, 'il seno mater)no',
  • 'il seno materno' generi e crei!
  • Sia l'uomo a portare il cesto del dio!

(Tav. I, 194-7). Alla proposta di Enki presto si associano tutti gli dei, che pregano la dea di farlo. DUNQUE: l'uomo è pensato e voluto dagli dei perché sostituisca gli Igigi in quel duro lavoro che erano stati costretti a svolgere alle dirette dipendenze di Enlil. Alla richiesta unanime la dea creatrice chiede l'intervento di Enki che, essendo anche il dio dei riti di purificazione, solo le può offrire l'argilla pura con la quale creerà l'uomo. Enki traccia lo schema del rito di creazione, da svolgersi in tre fasi: 1) bagno di purificazione degli dei nel primo, settimo e quindicesimo giorno del mese; 2) uccisione di un dio e successiva purificazione degli dei; 3) impasto, da parte della dea creatrice (Mami), della carne e del sangue del dio messo a morte assieme all'argilla:

  • "E (Enki) aprì la sua bocca
  • e rivolse la parola ai grandi dei:
  • Nel primo, settimo e quindicesimo giorno del mese
  • voglio far allestire un bagno purificatore.
  • Uno degli dei sia messo a morte,
  • quindi tutti gli dei si purifichino con l'immersione.
  • Assieme alla sua carne e al suo sangue
  • la dea Nintu (Mami, cioè la dea creatrice) mescoli l'argilla:
  • il dio (ilum) e l'uomo (awilum)
  • siano mescolati assieme nell'argilla"

(Tav. I, 204-13). DUNQUE: la natura e la dignità dell'uomo stanno nel fatto che egli è una 'mescolanza' o impasto di un duplice elemento divino (carne e sangue di un dio messo a morte e di un elemento terreno (argilla). Creato l'uomo, la dea Nantu-Mami può dichiarare soddisfatta a tutti gli dei che l'opera da lei compiuta li ha sollevati dal peso del lavoro che tanto gli aveva turbati:

  • " Io ho portato a compimento l'opera comandatami da voi.
  • Voi avete ucciso un dio dotato di saggezza.
  • Io ho rimosso il vostro pesante lavoro
  • (ed) ho addossato all'uomo il vostro cesto.
  • Voi avete trasferito sull'umanità il grido (di intolleranza).
  • Io ho sciolto il vostro giogo (ed)ho (ristabili)to la pace"

(237). In seguito vengono creati altri uomini.

La ribellione dell'uomo al lavoro: il peccato

Fattisi numerosi e potenti, gli uomini ripetono la ribellione degli Igigi ed esprimono la loro protesta anche nella forma della contestazione esterna già adottata dagli Igigi:

  • "(Non erano ancora trascorsi 12)00 anni:
  • (il paese era diventato vasto e) gli uomini numerosi,
  • il pae(se) mugghia (come to)ri.
  • Per il (loro rumore) il dio (Enlil) s'inquieta.
  • (Enlil intese) il loro grido
  • (e così parlò a) i grandi dei.
  • Il grido dell'umanità (mi opprime):
  • (per il loro rumore) sono defraudato dal sonno!"

(352-59). Constatata la pericolosa situazione nella quale si verrebbero a trovare gli dei se avesse successo la ribellione degli uomini, Enlil passa a porvi rimedio attraverso un triplice castigo: peste fame siccità. Ma tutt'e tre le volte il castigo va a monte perché Enki-Ea ha svelato al suo protetto Atrahasis il modo per sfuggire al castigo.

Il castigo definitivo: il diluvio

Constatato il fallimento anche del terzo castigo, Enlil ricorre al castigo più drastico e sicuro che si possa immaginare: il diluvio. Ma perché questa volta il suo progetto non venga frustrato, Enlil chiede e ottiene la solidarietà e la piena corresponsabilità degli dei attraverso un giuramento. Con uno stratagemma Enki riesce a portare il suo aiuto ad Atrahasis: anzitutto gli rivolge un pressante invito ad agire

  • "Distruggi la casa, costruisci la nave!
  • Rinuncia agli averi, ma salva la vita!".

Seguono i consigli sulla costruzione della nave perché risulti robusta ed adatta allo scopo; tra i consigli anche quello di far uso del bitume. Enki promette abbondanza di uccelli e di pesci; quindi fa conoscere anticipatamente ad Atrahasis l'acqua del diluvio si scatenerà tra sette giorni e per sette giorni. Si scatena così il diluvio: il tempo cambia minacciosamente, scoppiano i tuoni, venti impetuosi soffiano e rompono gli ormeggi della nave, di cui Atrahasis ha sbarrato la porta chiudendola ermeticamente con asfalto. La terra e l'umanità subiscono una terribile devastazione, che pone gli dei di fronte al problema del loro sostentamento. Inoltre la dea Nintu-Mami ed Enki-Ea, seguiti a poco a poco dagli altri dei, si pentono del castigo inflitto all'umanità. Alla fine del diluvio Atrahasis offre un sacrificio, i cui profumi vengono avidamente adorati dagli dei per l'appagamento della loro fame. Enlil, adirato che un uomo sia scampato al diluvio, chiama in causa Enki-Ea, che si difende probabilmente rimproverando Enlil di aver agito sconsideratamente sia per aver accomunato nel castigo buoni e cattivi sia per aver scelto un castigo insensato. Convinto o accettando suo malgrado ciò che è avvenuto, Enlil imparte ordini a Nintu-Mami circa una migliore regolamentazione delle nascite e la propagazione del genere umano: viene prevista l'esistenza di donne infeconde, un demone viene incaricato di uccidere i bambini al momento del parto, vengono costituite tre categorie di sacerdotesse 'interdette' al matrimonio, tutto con il preciso scopo di limitare le nascite. Il poema si conclude con queste parole:

  • "Ho cantato il diluvio per tutti gli uomini.
  • Ascoltatelo!"

RIASSUNTO DEL TESTO

Dei che lavorano e dei che dirigono i lavori Prima della creazione dell'uomo gli dei lavoravano. Gli dei erani divisi in due gruppi gli Anunnaku, gli dei più importanti che sovrintendevano ai lavori, e gli Igigu, che effettuavano i lavori. Spartizione del dominio dell'universo C'era un re degli dei, Anu, che veniva assistito nel governo da un gruppo di potenti: Enlil, Enki, Ninurta, ecc. Il re e i potenti si erano spartiti a sorte il dominio dell'universo: Anu il cielo, Enlil la terra, Enki il mare. Scavo e manutenzione dei canali Gli dei lavoratori scavavano i corsi d'acqua e i canali per l'irrigazione della terra. (La Mesopotamia era praticamente priva di piogge e l'unico modo di far crescere la vegetazione era portare l'acqua del Tigri e dell'Eufrate mediante i canali nei campi da coltivare.) Inizia la rivolta degli dei lavoratori Dopo alcuni millenni di lavoro continuo gli dei lavoratori cominciarono a lamentarsi, poi bruciarono i loro utensili, le zappe e le ceste per il trasporto della terra. Si radunarono e decisero di recarsi da Enlil, il loro capo, per chiedere di essere esentati dal lavoro. Attacco al palazzo di Enlil Di notte, all'improvviso, gli dei lavoratori circondarono il palazzo di Enlil. Il guardiano del palazzo riuscì a chiudere in tempo le porte. Enlil si armò e diede ordine a tutti i suoi collaboratori di fare lo stesso. Enlil, che era divenuto verde in viso dalla paura, mandò a chiedere aiuto ad Anu e ad Enki. La trattativa Gli dei padroni si radunarono in consiglio. Enlil, indignato per l'oltraggio fatto alla sua persona, era propenso ad impegnare immediatamente il combattimento. Anu, invece, propose di iniziare delle trattative. Un messaggero fu inviato a parlare alla folla per capire i motivi della rivolta. Il portavoce dei lavoratori fece presente il duro lavoro a cui erano stati sottoposti da Enlil. La soluzione: creare l'umanità Enlil, ancor più indignato, propose di mettere a morte il portavoce dei lavoratori per stroncare la rivolta. Anu si oppose affermando che la situazione di disagio dei lavoratori era a loro nota da tempo e che doveva essere trovata una soluzione. Anu chiamò la dea Belet-ili e le ordinò di fabbricare un prototipo di uomo. L'uomo avrebbe assunto su di sè la fatica e il duro lavoro degli Igigu. Carne e sangue divini mescolati con argilla La dea disse che da sola non era in grado di fare il prototipo di uomo, ma che con l'aiuto di Enki ci sarebbe riuscita. Enki allora decise che un dio sarebbe stato immolato e che la sua carne e il suo sangue sarebbero stati mescolati dalla dea con l'argilla. In tal modo il dio e l'uomo sarebbero stati legati, nell'uomo sarebbe penetrato uno "spirito" che lo avrebbe mantenuto vivo anche dopo la morte. Sette maschi e sette femmine Il dio We fu immolato. Belet-ili mescolò la sua carne e il suo sangue con l'argilla. Gli dei Anunnaki e gli dei Igigu, divenuti anch'essi grandi dei, sputarono sull'argilla. Vennero fatti quattordici pani di argilla. Sette pani produssero maschi e gli altri sette femmine. Poi maschi e femmine si accoppiarono due a due.

Gli uomini al lavoro

Vennero costruiti nuovi picconi e nuove zappe. Gli uomini iniziarono la loro attività edificando grandi dighe di irrigazione per provvedere cibo per gli uomini e per gli dei, per continuare la grande opera degli dei Igigu. Sovrappopolazione: inizia l'epidemia La popolazione si moltiplicò. Il territorio abitato venne ampliato, ma si verificò lo stesso un eccesso di popolazione. Allora Enlil chiamò gli altri dei e disse che veniva disturbato nel sonno dal frastuono degli uomini: erano troppi. Gli dei decisero di inviare una epidemia tra gli uomini. Fine dell'epidemia Un uomo, chiamato Grande Saggio, su suggerimento di Enki, organizzò le contromisure. Non bisognava portare più offerte nei templi. Bisognava onorare solo il dio Namtar, il portatore dell'epidemia, che soddisfatto avrebbe sospeso la sua azione malefica. E così avvenne. Gli uomini prosperarono di nuovo. Arriva la siccità La popolazione crebbe ed Enlil nuovamente si lamentò con gli altri dei: il frastuono degli uomini non lo faceva dormire. Gli dei convennero di inviare la siccità. Niente pioggia, niente piena dei fiumi, vento caldo, cielo oscuro. Gli uomini ricorrono allo stratagemma di prima e Adad, dio della pioggia, al mattino fece piovigginare di nascosto e la notte condensò la rugiada. Carestia L'umanità riprese a svilupparsi e a moltiplicarsi. Enlil, sempre insonne, decise di ricorrere di nuovo al flagello della Siccità/Carestia, ma questa volta pone un severo controllo sulla situazione: Anu e Adad faranno da guardiani del cielo e lui stesso controllerà la terra. I prati seccarono, la pianura si ricoprì di salnitro, finirono le scorte, si svuotarono i granai. Enki non sopporta la situazione e interviene per risollevare le condizioni dell'umanità, violando l'accordo degli dei Annunaku.

Assemblea degli dei: viene deciso il diluvio

Enlil convoca allora una nuova assemblea per risolvere una volta per tutte la controversia e inizia il suo intervento ricordando come i suoi ordini sono stati scherniti da Adad e da Enki. Enki scoppia a ridere. Enlil, sempre insonne, riprende per l'ennesima volta le sue accuse verso Enki e l'umanità. Poi annuncia il diluvio universale per sterminare tutta la popolazione. Enki si oppone al diluvio: perchè mai devono essere sterminati gli uomini, creati per sollevare gli dei dalle loro fatiche, e fatti con la carne e il sangue di un dio immolato? Ma il parere di Enlil prevale. L'assemblea decide il diluvio, che sarà eseguito dallo stesso Enlil, dio del cielo. Gli altri dei vengono impegnati da un giuramento a non intervenire a favore degli uomini. Viene costruita una grande barca Il Grande Saggio, devoto di Enki, ha un sogno durante il quale riceve da Enki l'ordine di costruire una grande barca molto resistente e di abbandonare la sua casa e i suo beni allo scopo di salvare la sua vita. Il Grande Saggio inventa una scusa per giustificare il suo strano comportamento con i maggiorenti della città dove abita. Annuncia di voler abbandonare la città per abbandonare il territorio di Enlil, ostile ad Enki, a cui è devoto. Il Diluvio Sulla barca vennero caricati: oro, argento, animali di ogni tipo, i famigliari del Grande Saggio. Poi il tempo cambiò, allora il Grande Saggio chiuse il boccaporto con bitume, si levò un vento impetuoso e vennero rotti gli ormeggi. Il Diluvio aveva avuto inizio. Il sole scomparve, il vento ululava, la tempesta colpiva la terra, le genti morivano. Il fragore atterriva anche gli dei. Enki era stravolto nel vedere i suo figli travolti. Belet-ili era in singhiozzi, gemeva e piangeva. E con lei piangevano gli altri dei, le labbra secche per l'angoscia. La barca si arena Il diluvio continuò per sette giorni. Poi ebbe termine. La barca si arenò sulla cima di un monte. Il Grande Saggio liberò degli uccelli per vedere se poteva sbarcare, poi scese a terra e fece un pasto per gli dei, che sentito il buon odore si radunarono intorno al banchetto come mosche. Immortalità per il Grande Saggio Quando Enlil vide la barca si arrabbiò moltissimo e accusò gli altri dei di aver tradito il giuramento. Enki venne immediatamente sospettato. Confessò e si assunse ogni responsabilità. Spiegò i motivi del suo comportamento e covinse gli altri dei che decisero anche di concedere l'immortalità al Grande Saggio, sopravvissuto al diluvio. Provvedimenti per evitare la sovrappopolazione Enki per evitare la sovrappopolazione prese i seguenti provvedimenti: non tutte le donne sarebbero state feconde, i bambini sarebbero stati sottoposti ad una alta mortalità, le donne consacrate non avrebbero potuto avere figli.

Riferimenti bibliografici

  • Bottéro J. - Kramer S. N. Uomini e dei della Mesopotamia Einaudi
  • Pettinato G. I sumeri Rusconi
  • D'Agostino F. Gilgamesh alla conquista dell'immortalità Piemme

 

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