Tesi
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− | Il buon RMS sentenzia dal suo sito personale, nella pagina dedicata a FB: "Social networks, for lonely people, may only show them how lonely they are." rimandando ad un articolo del Guardian in cui uno studente racconta della sua solitudine e della solitudine dei suoi coetanei: "This is not just a teenage problem. In May, the Mental Health Foundation released a report called The Lonely Society? Its survey found that 53% of 18-34-year-olds had felt depressed because of loneliness, compared with just 32% of people over 55. The question of why was, in part, answered by another of the report's findings: nearly a third of young people said they spent too much time communicating online and not enough in person." (Guardian, 2010). | + | Il buon RMS sentenzia dal suo sito personale, nella pagina dedicata a FB: "Social networks, for lonely people, may only show them how lonely they are." rimandando ad un articolo del Guardian in cui uno studente racconta della sua solitudine e della solitudine dei suoi coetanei: "This is not just a teenage problem. In May, the Mental Health Foundation released a report called The Lonely Society? Its survey found that 53% of 18-34-year-olds had felt depressed because of loneliness, compared with just 32% of people over 55. The question of why was, in part, answered by another of the report's findings: nearly a third of young people said they spent too much time communicating online and not enough in person." (Guardian, 2010). Una valutazione più aperta a possibili influenze positive di Internet sulle relazioni umane vedi (Benkler, 2007:451-477). |
==Divisione del lavoro== | ==Divisione del lavoro== |
Versione delle 22:39, 21 mag 2013
Tesi
La tesi che propongo è che il “movimento interstiziale” Open Source, con tutte le sue differenziazioni, potrebbe avere come proprietà storica emergente la stessa vitalità (fitness) che hanno avuto a suo tempo lo stato (Mesopotamia 3200 BC), la borghesia, le classi, le nazioni: la capacità cioè di sovrapporsi, intrecciarsi, farsi promiscuo con reti pre-esistenti, nonchè sviluppare nuovi reticoli di interazione. Questo potrebbe “salvare” l'attuale civilizzazione da un possibile collasso, ristabilendo un equilibrio di “social power networks” radicalmente diverso ma stabile, con nicchie dove lo stato, la borghesia, le classi, ed anche le nazioni (come costruzioni immaginarie post comunitarie, vedi (Gallino, 2006:145, punto c)) possono continuare a sovrapporsi in tempi storici prevedibili. Lo sviluppo delle comunicazioni, Michael Mann direbbe della “logistica”, con l'introduzione dei computer in rete con collegamenti ridondanti e quindi resilienti alla caduta dei nodi intermedi (Internet), ha fatto emergere un “complesso” tecno-scientifico, economico, politico, e militare che potrebbe costituire il nucleo di una risposta adattiva allo squilibrio ambientale portato dalla specie umana a livelli degni di attenzione in questo inizio di secolo. "Quando le difficoltà insorgono in modo esponenziale e a grappoli, anche quelle che in linea di principio, affrontate una alla volta, sarebbero trattabili, possono sopraffare la capacità di farvi fronte." (Donella e Dennis Meadows et al, 2006:268). "...ma vanno prese in considerazione le critiche oneste sui limiti naturali e sociali dello sviluppo..." (Rao, 2011:124 e nota 1). "E' accaduto che la divisione sociale del lavoro socialmente necessario abbia portato con sè lo sfruttamento degli esseri umani da parte di altri esseri umani, la trasformazione della poiesis in lavoro alienato. Ora ci troviamo di fronte a un'altra di queste torsioni perverse: a causa dei modi di utilizzazione delle risorse ambientali, l'integrazione della specie umana nell'ecosistema terrestre ha assunto forme e ritmi tali da giustificare la previsione della distruzione dell'ecosistema e con esso della specie umana." (Signorelli, 2007:212).
Il modello IEMP di Michael Mann
I sta per Ideologico, E per Economico, M per Militare, P per Politico. Tutta la tesi si basa su questo modello, il cui campo di applicazione e le cui omissioni sono illustrate nel diagramma (Mann, 1986:29 Fig.1.2). Per riassumere in breve il modello: "There are, I suggest, four such major sources of social power, each centered on a different means of organization. Pressures toward institutionalization tend to partially merge them into one or more dominant power networks. These provide the highest degree of boundedness [NdR: confinamento] that we find in social life, though this is far from total. Many networks remain interstitial both to the four social power and to dominant configurations; similarly, important aspects of the four power sources also remain poorly institutionalized into the dominant configurations. These two sources of interstitial interaction eventually produce a more powerful emergent network, centered on one o more of the four power sources, and induce a reorganization of social life and a new dominant configuration. And so the historical process coninues." (Mann, 1986:30). La "boundedness in social life" è anche denominata "social cage", iniziata con la civilizzazione in Mesopotamia: "Following Renfrew (1972:13), civilization combines three social institutions, the ceremonial center, writing, and the city. Where combined they inaugurated a jump in human collective power over nature and other humans that, whatever the variability and unevenness of the prehistoric and historic record, is the onset of something new. Renfrew calls this a jump in <<insulation>>, the containment of human beings behind clear, fixed, confined social and territorial boundaries. I use the metaphor of a social cage." (Mann, 1986:38). Ci sono quindi due tipi di "interstizialità" da cui possono emergere nuove configurazioni dominanti: gli interstizi tra le reti dei quattro poteri e tra le loro configurazioni dominanti, e gli interstizi all'interno di queste reti. Le due interstizialità comunicano tra loro ed interagiscono. Per fare un esempio moderno Stallman lavora dentro una di queste "istituzioni", il MIT, ne esce per lavorare con hacker che si considerano "fuori" dalle normali istituzioni economiche o scientifiche. Linus Torvald invece da fuori comunica con i ricercatori e gli informatici che lavorano dentro le istituzioni (per un certo periodo Linus Torvald lavora stipendiato su un progetto di processore, il Crusoe). "The dominant institutions" oggi sono una rete economica e finanziaria mondiale che si combina con reti di potere geo-politico tra cui le più importanti sono quelle di USA e UE, da un lato e BRICS dal'altro, con tutte le loro fratture e dinamiche interne, tali da costituire una "multistate civilization". "Two geopolitical types - the egemonic empire dominating marcher and neighbouring clients , and varying forms of multistate civilization - will play a considerable role in this volume...geopolitical organization...is normally ignored by sociological theory...Geopolitical power organization is thus an essential part of overall social stratification." (Mann, 1986:27). Questo permette di disassemblare la cosiddetta "globalizzazione" in configurazioni dominanti delle reti dei quattro poteri sociali e di vederne i loro interstizi.
Introduzione
La tesi si articola in quattro momenti. I primi tre sono sviluppati a cerchi concentrici e delineati nei caratteri essenziali allo sviluppo della tesi:
- lo sviluppo del software Open Source che riguarda il "social power network" ideologico
- lo sviluppo dell'hardware Open Source che riguarda il "social power network" economico
- lo sviluppo di una partecipazione politica Open Source che riguarda il "social power network" politico
Il quarto momento è più propriamente una analisi empirica sociologica basata su interviste in profondità a personaggi che interpretano questi primi tre momenti per metterne in evidenza la fitness dei loro valori culturali e la profondità del loro controllo della strumentazione tecnologica. In via pragmatica si farà riferimento alla cultura come mix di valori, emozioni, proiezioni, conoscenze, ed alla tecnologia come specializzazione nella costruzione di protesi materiali (ad es.HW) e immateriali (ad es.SW). Si sostiene nella tesi che l'allargamento di questi cerchi di interazione sociale potrebbe proseguire verso la costruzione di una alternativa all'attuale tipo di civilizzazione che è basato su processi di divisione cumulativa del lavoro, stratificazione sociale, sfruttamento di umani e non umani, polarizzazione crescente. Questo tipo di civilizzazione si trova in una strozzatura evidente che si esplicita in tutti questi "social power networks" e ne blocca l'ulteriore sviluppo. Questo è dato per scontato e costituisce uno dei fattori determinanti per lo sviluppo della alternativa Open Source. Il modello storico di possibile costruzione di questa "alternativa" è ricavato in gran parte dall'opera di sociologia storica di Michael Mann, (Mann, 1986) e (Mann, 1993), che ha preso in considerazione un periodo che va dal paleolitico al 1914. Tale modello prevede che le attività dei gruppi umani che perseguono i loro obiettivi abbiano costruito nel corso dei secoli reti interconnesse di quattro poteri sociali, distinte, ma promiscue, cioè inglobanti al proprio interno settori delle altre reti, "multiple, overlapping, interwined, promiscuos social power networks of interaction”. Questa analisi IEMP si basa su idealtipi à la Max Weber con tutte le dichiarate limitazioni. La tesi applica il modello IEMP al caso Open Source più nella sua funzione di unificazione sintetica di reti che si intrecciano e sovrappongono che nella sua pletorica funzione di separazione analitica. Soprattutto si usa, del modello IEMP di Michael Mann, la capacità di vedere in momenti storici particolari l'apparizione "contingente" e "irreversibile" di novità storiche, di "proprietà emergenti", negli interstizi ("interstices") e nei bordi ("edges") delle reti suddette. Due apparizioni storiche "interstiziali" che sono attualmente il fondamento della nostra civilizzazione e che potranno solo essere rielaborate e incluse o ridotte, ma non distrutte, sono lo "Stato" (Mesopotamia, 3500-3000 aC) e la borghesia europea, che anche Marx, nonostante il suo determinismo storico economicistico hegelianamente dialettico, riesce a vedere "emergere dai pori della società feudale", in modo organicistico graduale. Altri importanti più recenti attori idealtipici emersi come proprietà storiche sono le classi e le nazioni. Secondo Mann quella che viene definità “società” non esiste come quintessenza o struttura o sistema unitario in grado di spiegare i fenomeni “sociali”. Come dice B.Latour, “la società va disassemblata” e solo dopo, eventualmente, “riassemblata”. "Il termine “sociale” infatti spesso viene confuso con “societale”: “Human beings are social, not societal” (Mann, 1986:14). L'attenzione va posta sulle interazioni interne ed esterne ai gruppi umani considerati, in questo caso “comunità virtuali”. Va evitato il ricorso ad una presunta società unitaria totale che spieghi queste relazioni. Vedi tutto (Latour, 2005) e “Human beings do not create unitary societies but a diversity of intersecting networks of social interaction.” (Mann, 1986:16), oppure “These networks have a more direct relation to goal attainment than institutionalization has. In pursuit of their goals humans further develop these networks, outrunning the existing level of institutionalization. This may happen as a direct challenge to existing institutions, or it may happen unintentionally and “interstitially” - between their interstices and around their edges – creating new relations and institutions that have unanticipated consequences for the old.” (Mann, 1986:15). Vanno sottolineati con forza due aspetti sottintesi in questo passaggio di M.Mann, per liberare il potenziale predittivo del modello IEMP. Primo: le proprietà storiche emergenti di rilevante significato per essere tali devono investire e modificare tutti i "social power networks" in quanto essi stessi sono storicamente strettamente interconnessi. Secondo: queste trasformazioni agiscono sulle "istituzioni" preesistenti diventando a loro volta "istituzioni". La definizione delle istituzioni nelle scienze sociali (Bagnasco et al, 2007:131-138), si basa su una prospettiva dichiaratamente "sistemica" e sincronica che ne accentua i caratteri di fissità valoriale, normativa, organizzativa, rendendo molto difficile l'analisi della loro evoluzione storica e preistorica e l'emergenza di nuove proprietà (Bagnasco et al, 2007:paragrafo 5.3 cap.5). Si propone di considerare "come istituzioni" o "al posto delle istituzioni", le "protesi" materiali e immateriali di (Neresini, 2011:66-67): "La storia dell'umanità è il racconto della costante sperimentazione di protesi con cui migliorare la nostra dotazione <<naturale>>...Ovviamente non stiamo parlando di un noi astratto e idealizzato, fuori dal tempo e dallo spazio; stiamo parlando proprio di noi, qui e ora, in carne e ossa, e, varrebbe la pena di aggiungere, con tutte le nostre protesi materiali e immateriali.". Tali protesi materiali e immateriali hanno aspetti materiali e immateriali che vanno sempre considerati insieme sia nella cultura che nella tecnoscienza. Internet, con tutto il suo HW, il suo SW, le sue comunità virtuali, con tutti i tentativi "nomici" di regolazione normativa e le sue pratiche clamorosamente "anomiche", i suoi conflitti interni di ogni tipo, potrebbe essere un esempio di questo genere tumultuoso e vitale di "istituzione", in cui tecnoscienza e cultura s'incontrano. Ci avviciniamo così maggiormente al modello di "organizational means" attraverso cui i gruppi umani storicamente realizzano o tentano di realizzare i loro obiettivi. La forza dell'alternativa Open Source sta essenzialmente nella sua radicale vocazione ecologica (prendere poco e dare molto), nella sua capacità di cooperazione simbiontica in tutte le direzioni, nella sua capacità di inglobare e includere i settori vitali e non pienamente utilizzati della civilizzazione precedente: tecnologia, cultura, miti, diritti umani, nella sua spinta concorrenzialità con la precedente civilizzazione che sembra non essere più in grado, come l'impero romano, di governare i territori geografici e culturali conquistati. In altri termini l'alternativa Open Source sembra avere quella pervasività su tutti i "social power networks" e sulle relative "istituzioni" che tutte le precedenti proprietà storiche emergenti hanno avuto. In più gli attori della alternativa Open Source possono utilizzare una capacità autoriflessiva di trasformazione intenzionale che si fonda sulle conoscenze acquisite in campo culturale e tecnologico , soprattutto nell'ambito delle scienze sociali. Ne deriva una grande responsabilità storica per la regina delle scienze sociali e loro momento unificante: la sociologia. Dopo la fase iniziale di Open Access che scatena il sospetto e l'accusa di comunismo libertario all'Open Source e al Free Software da parte del CEO di Microsoft Steve Ballmer (ampiamente giustificata ma limitata ad un piano strettamente "ideologico" e assolutamente non intenzionale da parte degli autori del Free e Open Source Software), si passa nel secondo momento, con Open Source Ecology, ad una pianificazione pratica intenzionale di una "nuova civilizzazione" di stampo ecologico, per arrivare nel terzo momento ad un abbozzo di nuovi strumenti decisionali che permettano un livello di partecipazione politica dei cittadini mai realizzato in precedenza, una partecipazione basata su una "conoscenza aperta" e sul controllo dei processi e degli strumenti decisionali. Un sistema politico robusto e modificabile come GNU-Linux perchè sottoposto ad un debug massivo da parte dei suoi "utenti" che ne controllano il "codice". Non sarà mai di certo un sistema perfetto, nè la fine della storia, perchè aumenterà comunque il livello di complessità generale aprendosi ad altri potenziali problemi, proprio grazie alla sua migliore strutturazione. Ma di certo rappresenterebbe un migliore equilibrio con l'ambiente naturale, la soluzione di problemi di degradazione umana quali le guerre di sterminio, la povertà estrema, il razzismo, mai apparsi prima nella storia della specie, un uso più razionale di risorse che sono di natura finita, la possibilità di uno sviluppo culturale più ricco e differenziato, grazie a forme più avanzate e diffuse di utilizzo reale dei diritti politici e soprattutto di inclusione della enorme "middle class" planetaria nella gestiore dei vari "social power networks". Può essere soprattutto, in termini più modesti ed empirici, l'uscita da una "impasse" pericolosa per il genere umano.
Struttura della Tesi
La Tesi vorrebbe utilizzare in modo integrato i vari corsi seguiti nel trienno utilizzandone gli appunti e i manuali. Poichè la Tesi mira a dimostrare una ricomposizione storicamente originale dei vari "social power networks", verranno fatti riferimenti alla:
- sociologia storica (SoStor)
- sociologia devianza (SoDevi)
- sociologia economica (SoEcon)
- sociologia generale (SoGene)
- sociologia della conoscenza (SoCono)
- sociologia della cultura (SoCult)
- sociologia delle organizzazioni (SoOrga)
- storia del pensiero sociologico (StorPen)
- scienza politica (SciPol)
- antropologia (Antrop)
- geografia economica e politica (GeEcon)
- istituzioni di economia politica (IsEcon)
Al centro della mia osservazione la divisione sessuale del lavoro (Bagnasco et al, 2007:309), la divisiona sociale del lavoro, la divisione del lavoro sociale, la divisione tecnica del lavoro (Bagnasco et al, 2007:453), la divisione cumulativa del lavoro (Rao, 2011:89-92). Nei vari tipi di Open Source queste "divisioni" vengono superate e ricostruite con modelli organizzativi più robusti, egalitari, diretti, basati sul modello della "convenzione" (Costa et al, 2004:14). Quest'ultimo verrà usato al posto del manuale adottato nel corso di SoOrga in quanto rivolto ai fatti recenti dell'economia italiana piuttosto che ai collegamenti tra le varie teorie. Redatto da docenti dell'Università di Padova, Dipartimento di scienze economiche "M.Fanno", rappresenta inoltre una ottima sintesi delle scienze sociali come auspicato per la sociologia. I corsi seguiti di GeEcon, IsEcon, SoOrga, SoEcon, convergono tutti nella critica alle attuali teorie economiche mainstream (neo-neo-classiche o "liberismo"), basate su assunti non verificabili o palesemente lontani dall'esperienza, che forzano meccanismi di divisione cumulativa del lavoro che erodono i margini di profitto del capitalismo, causano costi crescenti di transazione, l'aumento dei costi nascosti dovuti all'impatto ambientale, il crescente isolamento/conflitto dell' "economia" come "social power network" dalle altre reti sociali. Vedi ad esempio le forti tensioni politiche tra istituzioni economiche mondiali come il FMI, la BM, la BCE, e gli stati-nazione che ne "subiscono" le decisioni non avendo diverse alternative di "sviluppo" e non riuscendo ad alleviare il peso di debiti sovrani sull'orlo della bancarotta. Questo rafforza l'egemonia anche culturale attualmente esercitata dall'economia mainstream sulle reti politiche, militari, ideologiche. Non è ambizione di questa tesi dimostrare quali siano le ragioni profonde delle crisi culturali, ambientali, politiche, economiche e militari. Lasciamo ad analisti come Immanuel Wallerstein, sociologo, la loro analisi puntuale e dettagliata. Qui interessa utilizzare questo aspetto di convergenza dei quattro corsi della triennale come indicazione di un possibile profondo cleavage, soprattutto economico, che può aprire storicamente gli "interstizi" a proprietà emergenti. L'alternativa Open Source, in altri termini, può liberare le risorse necessarie a sviluppare quella conoscenza come bene pubblico (Paccagnella, 2010:176-180) bloccata da impasse di tipo geopolitico, culturali, di cultura economica, di logiche di mercato, di mancanza di fondi, nonostante il vertiginoso aumento della scolarità (Bagnasco et al, 2007:412) che viene così in gran parte "sprecato" come investimento sociale. Per indicare i corsi utilizzati vengono inserite le loro sigle in bibliografia, accanto ai rispettivi volumi. Ogni accenno a questi autori è un riferimento alla disciplina trattata nel corso relativo. A questa esperienza teorica e scolastica corrisponde però una lunga esperienza pratica dell'autore della tesi nel mondo del lavoro, esperienza riassunta brevemente nella Nota Autobiografica. Dopo il 1975 ho riscontrato nel mondo empirico delle relazioni di lavoro le varie fasi di queste crisi, con i loro alti (presunti) ed i loro bassi (reali). L'esperienza complessiva di circa 40 anni di lavoro come informatico conferma in linea di massima le analisi prima indicate.
Software Open Source
La produzione di software Open Source, di seguito indicato con SOS, presente ormai da alcuni decenni e punto di partenza di questa tesi, richiede una attenta analisi sociologica e storica. Dal 1960 avviene la diffusione di piccoli sistemi informatici decentralizzati della Digital Equipment, i PDP, in modo quasi clandestino, per i moltissimi utenti come studenti e ricercatori che non potevano accedere ai grandi “mainframe” di UNIVAC, IBM, General Electric, monopolizzati dal big business e forze armate. Nel 1969 Ken Thompson, uno dei due architetti del linguaggio C, sicuramente l'evento tra i più importanti nell'informatica e nella tecnologia per le sue intrinseche qualità “ecologiche”, utilizzò un sistema PDP-7 per scrivere la prima versione del sistema operativo UNIX, utilizzando il linguaggio assembly, il linguaggio macchina. Thompson scrisse per la macchina anche una specie di videogioco che simulava un viaggio nel sistema solare, come richiamo al “pubblico” di utenti per invitarlo a fare un test massivo del nuovo sistema operativo, secondo quelle che sarebbero state le linee dell'Open Source e di Linux in particolare circa il coinvolgimento degli utenti finali nel "debugging" del sistema. Si diffonde così ai Bells Lab (dove erano nati sia il C che Unix) e nelle università americane USA (al MIT di Boston e a Berkeley) un ambiente dove studenti e ricercatori elaborano un modello di sviluppo software di tipo gratuito e Open Source: il codice del programma è aperto, direttamente consultabile e disponibile previa sottoscrizione di una particolare licenza d'uso gratuito. Va detto che Unix era una versione ridotta del Multics elaborato al MIT, per mettere in rilievo la contiguità culturale e tecnologica tra le due strutture di ricerca. Nel 1984 inizia lo sviluppo del sistema operativo GNU con Richard Matthew Stallman che richiama collaboratori da tutto il mondo. Nel 1991 inizia lo sviluppo di Linux, un kernel per sistemi Unix, essenziale per la completezza del sistema, supportato da migliaia di collaboratori sparsi nel pianeta. Poi si sviluppa lo stack LAMP, infine i social network che con Facebook realizzano il più grandioso test di sistema dello stack LAMP con un miliardo di utenti e l'affacciarsi nella scena politica in modo determinante durante la primavera araba del 2011. Le proprietà emergenti di questo fenomeno dunque sono:
- una diffusione “culturale” e geografica vastissima che interagisce con le “overlapped interwined networks” dei quattro poteri “sociali” IEMP (Mann, 1986:cap.1), basata sulla capacità di costruire comunità di pratica o "CoP" (Community of Practice) che possono essere comunità virtuali organizzate su Internet
- questa interazione è forte e profonda, avviene tramite sia competizione-conflitto, sia cooperazione, sia ibridazione reciproca, portando a modifiche delle strutture economiche e culturali, ma restando debole e passiva per il momento sul piano delle scelte politiche. Queste scelte tentano di limitarne la diffusione preferendo Sw Closed (Microsoft) negli apparati statali, di limitare l'utilizzo di Internet (leggi di contrasto alla libertà d'espressione dei siti e di Wikipedia), di lanciare iniziative come la Business Software Alliance contro la "pirateria" che mirano a chiudere i potenziali clienti nei recinti delle Major, di bloccare i motori di ricerca e la circolazione delle informazioni in rete come in Cina,
- l'assenza di profitto e di proprietà capitalistici sui beni immateriali prodotti (Paccagnella, 2010:100),
- l'organizzazione paritaria, cooperativa, non autoritaria, “orizzontale”, della produzione (Benkler, 2007),
- la partecipazione degli “utenti finali” alla vera e propria progettazione, intesa in senso lato come coinvolgimento, test massivo, rifinitura, interventi decisivi nella discussione e nella architettura dell'intero progetto (Raymond, 1997).
Di sicuro quest'ultima è la proprietà storica emergente più innovativa anche perchè si lega in modo inestricabile al complesso hardware e software della grande rete. La figura del prosumer (Paccagnella, 2010:101), produttore e consumatore, può nascere materialmente e culturalmente solo da questo "complesso". Tutte queste proprietà vanno considerate strettamente collegate tra loro in un "complesso" che comprende cultura, tecnologia, macchine, e si sviluppa in un processo fortemente endogeno (sulla relazione uomo, macchina, cultura vedi ad esempio l'episodio di Richard Stallman e della stampante del MIT, alla nascita di GNU). Vedi anche "From the shadows: Users as Designers, Producers, Marketers, Distributors, and Technical Support", dove oltre a delineare l'interazione uomo, macchina, tecnologia, si indica una precisa componente culturale storico-politica degli utenti del TSR-80 (Oudshoorn et al, a cura di, 2003:29-50). In seguito, nel corso degli anni, grazie al suo forte momentum iniziale, il SOS ha dimostrato di saper resistere nella nicchia economica, culturale e politica fortemente ostile o indifferente della informatica, e di potersi sviluppare in due importanti direzioni. La prima e recente direzione di sviluppo è nell'ambito economico e tecnologico: si è passati ad una produzione hardware Open Source (d'ora in avanti HOS), che comprende macchine che producono macchine, stampanti 3D, automobili, trattori, processori, schede elettroniche. Si arriva così, grazie anche alla “digitalizzazione” dell'economia, ad un modello completo di economia Open Source (d'ora in avanti EOS), vedi (Benkler, 2007). La successiva direzione di sviluppo che comincia ad affacciarsi solo ora arriva a far proprio nell'ambito politico un processo di riflessione e consapevolezza diffuse che si esprimono nella richiesta generica di “partecipazione” decisionale, spesso definita come “democrazia partecipativa”, o democrazia diretta, o democrazia tout court. Questo movimento ha iniziato la sua emergenza interstiziale nelle varie “società” con la Primavera Araba, Occupy Wall Street, gli indignados spagnoli di M15, ed altre manifestazioni similari in Israele, Cina, Tibet ed altri paesi, "community organizer" come Arnie Graf che tenta di riorganizzare il Labour Party inglese (labourlist.org, 2013). E' probabile che una ascendenza confusa di questo movimento sia nella grande contestazione del 1968, che inizia negli USA nel 1963 ed esattamente a Berkeley. Contestazione che giustamente nasce nelle Università e che richiede una “democratizzazione” del sapere che anticipa e “feconda”, in modo empiricamente politico, Michel Foucault, la cui “Archeologia del Sapere” è infatti del 1969. Ma tutto il movimento europeo del '68, è un movimento politico, perlopiù ispirato al "modello unico" del marxismo nelle sue varianti filosovietica e filocinese, già in forte crisi endogena. L'unica novità culturale innovativa fuori dagli schemi del marxismo era l'analisi del ruolo degli intellettuali di A.Gramsci. Secondo il modello sociologico IEMP di M.Mann un movimento che sia solo "politico" e che non sia allo steso tempo inmbricato nei "social power networks" culturale ed economico, non ha possibilità di riuscita storica. Il marxismo, in quanto movimento filosofico e politico non ha mai avuto l'empirica capacità di costruire una economia se non dopo la presa del potere, con il conseguente obbligo istituzionale di una mera gestione statale dell'intera economia, con maggiori o minori aperture alla "vecchia" proprietà privata. Sul piano "culturale" il marxismo copriva sì il settore della cultura filosofica e di una critica dell'economia politica (critica peraltro basata sulla economia classica di A.Smith e D.Ricardo), ma era totalmente estraneeo al piano della innovazione tecnica e scientifica (tranne forse il caso anomalo di Lysenko). Non è mai esistita una scienza ed una tecnologia "marxiste", ma solo una sua accettazione passiva della scienza occidentale come blocco. Questa incapacità di incidere nei fondamentali "social power networks" economico e culturale condannava il '68 ad una sterile protesta (del tipo uso della libertà negativa) o a movimenti violenti che erano l'indice di una incapacità progettuale profonda e pro-positiva (del tipo uso della libertà positiva). I vari movimenti ispirati al marxismo hanno utilizzato in modo acritico tutte le protesi materiali e immateriali delle precedente società, finendo per costruirne delle versioni peggiorative. Invece questo tipo di movimento politico Open Source (d'ora in avanti POS), è intrecciato con gli altri due, il SOS culturale-tecno-scientifico e lo EOS economico, che ne sono la premessa materiale e culturale.
Le Comunità di Pratica - CoP
Queste comunità si auto-costruiscono ponendo e realizzando un obiettivo condiviso ("facendo", "making", vedremo poi i makers all'opera nello HOS). Le comunità costruiscono progetti e facendo (practicing) costruiscono cultura, conoscenza, learning, knowledge. "In a nutshell: Communities of practice are groups of people who share a concern or a passion for something they do and learn how to do it better as they interact regularly." (Wenger, 2006). I tre elementi caratteristici di una CoP sono:
- il Dominio, cioè il progetto, l'impresa condivisa da cui nasce spontaneamente, naturalmente e organicamente la CoP (secondo Wenger la "intenzionalità" può essere o no presente)
- la Comunità, i cui membri interagiscono direttamente tra loro e imparano, sia a livello pubblico (di comunità) sia a livello privato (tra individui)
- la Pratica, per la CoP non è una "comunità di interessi"; "Members of a community of practice are practitioners." (Wenger, 2006)
Le comunità di hacker (Oudshoorn et al, 2003:29-50) hanno con esattezza tutte le caratteristiche ideal-tipiche di una CoP , anche se ci sono altre, varie e differenziate, forme di CoP, che sono sempre esistite: "Communities of practice are formed by people who engage in a process of collective learning in a shared domain of human endeavor: a tribe learning to survive, a band of artists seeking new forms of expression, a group of engineers working on similar problems, a clique of pupils defining their identity in the school, a network of surgeons exploring novel techniques, a gathering of first-time managers helping each other cope." (Wenger, 2006) e (Costa et al, 2004:259 Box 7.4). Va posta l'enfasi sull'esempio antico di CoP: "a tribe learning to survive" per focalizzarne l'estensione nel tempo e nello spazio, la profondità e l'ampiezza di differenziazione degli obiettivi umani. Questo aspetto unitario, ideal-tipico, tratto da un così enorme arco ontologico, sarà tenuto presente quando si parlerà della "CoP" Linux come "convenzione" (Costa et al, 2004:14). Si tratta di una cooperazione o mutuo aiuto nell'agire empirico del gruppo che realizza i suoi obiettivi. Si tratta di un tipo di "potere collettivo" dove i partecipanti aumentano il loro potere in termini di raggiungimento degli obiettivi individuali e soprattutto di cultura-conoscenza che è l'elemento centrale e il contesto principale della loro interazione. Tale potere va distinto da quello "distributivo": "For B to gain power, A must lose some - their relationship is a <<zero-sum game>> where a fixed amount of power can be distributed among partecipants. Parsons noted correctly a second collective aspect of power, whereby persons in cooperation can enhance their joint power over third parties or over nature (Parsons 1960:199-225)." (Mann, 1986:6). Un aspetto importante delle CoP è la loro capacità di proliferare e di aggregarsi in organismi cognitivi e fattivi più ampi e complessi che interagiscono tra loro facendo interagire le varie comunità. I progetti, o nel linguaggio CoP i domini, vanno a costituire un eco-sistema di culture-conoscenze che si intrecciano e che possiamo chiamare Intelligenza Collettiva di quel determinato complesso di CoP. Questa "Collective Intelligence" emerge nel penultimo passo del ciclo rappresenatto nella immagine sottostante. Questa potrebbe essere la necessaria proprietà diffusiva di un potere sociale emergente: "Diffused power, however, spreads in a more spontaneous, unconscious, decentered way throughout a population, resulting in similar social practices that embody power relations but are not explicitly commanded." (Mann, 1986:8). Nel caso generale le CoP possono essere intenzionalmente "aiutate a nascere" nei più svariati settori: "Where is the concept being applied? The concept of community of practice has found a number of practical applications in business, organizational design, government, education, professional associations, development projects, and civic life." (Wenger, 2006). Anche se non quantificabile, questo è un chiaro indice della fitness interstiziale delle CoP. Nel caso dei progetti software queste culture costituiscono una piattaforma; ad esempio lo stack LAMP, che vedremo meglio in seguito, è costituito da
- GNU/Linux (sistema operativo),
- Apache (web server),
- MySql (Data Base) e
- PHP (linguaggio web)
La piattaforma LAMP ha permesso la diffusione planetaria di Internet, gratuitamente. Una CoP è un processo che si autoalimenta e che può cambiare dinamicamente nei suoi membri, nei suoi obiettivi, adeguandosi al contesto-ambiente, automodificadosi come "struttura", quindi uscendo dallo schema di T.Parsons della "omeostasi".
- Schema di una CoP :
Cultura hacker
Adottiamo come definizione di cultura quella classica di Tylor (Signorelli, 2007:115); distinguiamo tra conoscenze e valori (Signorelli, 2007:149); accettiamo la "teoria scientifica della cultura" di Malinowski a partire dal concetto di bisogni umani (Signorelli, 2007:181),assumendo al contempo come valide le critiche sostanziali che le vengono mosse (Signorelli, 2007:185); consideriamo la distinzione tra beni immateriali e materiali in questa prospettiva: "Secondo Lerhoi-Gourhan, lo strumento è figlio al tempo stesso del gesto e della parola, è per gli esseri umani il prolungamento naturale della loro cosporeità non meno che della loro intelligenza" (Signorelli, 2007:187). La cultura hacker, descritta in termini generali in (Paccagnella, 2010:38), consiste nel caso SOS anche in un adeguato stile di programmazione, nella net-etiquette, nelle tecniche di produzione del consenso, nello stile di leadership, in una etnometodologia dello sviluppatore, nella cultura ecologica di "ottenere di più con meno", o "do more with less" (Oudshoorn et al, 2003:44), nella grande passione per la creatività e l'innovazione fine a se stessa. Nel SOS la progressione dello hacker moderno segue le tappe dello sviluppo del C, di Unix, di GNU, di Linux. E' riduttivo ridurne il cuore ad una forma di meritocrazia. La identificazione di hacker come "criminale che attenta alla proprità privata (dei diritti di autore), o che si intrufola illegalmente in archivi e sistemi chiusi (ad esempio i satelliti militari), o che si appropria di servizi pubblici come Steve Jobs e Steve Wozniack con le blue boxes ((Paccagnella, 2010:42), si può interpretare con un semplice utilizzo di una versione scolastica di sociologia della devianza o forse solo di teoria dell'etichettamento. Un rappresentante della cultura hacker ed un suo attento analista è Eric Steven Raymond (ESR), autore de "La Cattedrale e il bazaar". Ha la passione delle armi e del taekwodoo (arte marziale), si definisce "anarchist", cita correttamente la definizione dello stato di M.Weber, rimane choccato dal 9/11 e appoggia la guerra di G.W.Bush in Iraq nel 2003, si definisce “anthropologist” degli hacker (progetto Jargon), è amico e concittadino bostoniano di Richard Matthew Stallman, come RMS ha un grande amore dei padri fondatori della Federazione Americana, è appassionato di fantascienza (SF fazines). La sua centratura nella cultura hacker è dimostrata dall'ottimo manuale “The art of Unix programming”, dove Unix si può considerare il cuore di questa cultura. Si definisce un "anarchico-libertario", ma le sue posizioni dopo il 9/11 sono dichiaratamente di destra. Dichiara che i piaceri della vita sono: sesso, taekwodoo, software, politica. La discriminante tra lui e R.M.Stallman sono sull'ambiente (RMS aderisce al Green Party; ESR argomenta contro il cambiamento climatico); l'atteggiamento contro le corporation (RMS le attacca in modo duro come i principali attentatori delle libertà civili americane, proponendo il frazionamento di banche e grandi imprese; ESR non ne parla); l'atteggiamento contro la violenza (RMS ha un razionale distacco dalla violenza e dal gusto anche masochistico della violenza; ESR ama le armi, le arti marziali, appoggia la guerra in Iraq di G.W.Bush, argomenta contro l'Iran, patria di terroristi dopo gli attentati di Boston del'aprile 2013). Entrambi, RMS e ESR, si basano comunque su una idea forte di patriottismo americano (vedi sopra il logo politico "stars and stripes" di RMS ricavato dal suo sito personale), ma declinata in modi completamente diversi. Le culture hacker risentono degli stati-nazione in cui si sviluppano. Una certa egemonia spetta ancora agli statunitensi, come riflesso del dominio americano nel settore HW e SW dell'informatica. Ma ci sono enormi sviluppi di questa stessa cultura in Cina, Brasile, India, Europa centrale ed Europa mediterranea, Filippine. La tenuta complessiva di una cultura mainstream madre e di tutte le sottoculture figlie è tutta da valutare. Ad esempio il team del PHP, di cui fa parte la Zend israeliana, residente a NYC, modificava la sua home page a lutto subito dopo il 9/11, con motivazioni che probabilmente non erano gradite alla sottocultura araba degli hacker. Subito dopo la home page così modificata tornava come prima. Vedi anche lo chock di ESR post 9/11. ESR così vede le culture hacker "nazionali", classificandole con molta precisione, una certa ironia e nessuna apparente pretesa egemonica americano-occidentale anche se "described relative to the American baseline". Evito la traduzione dall'inglese per rendere il gergo personale di ESR. Come si noterà sono presenti molti degli elemeni citati ad inizio paragrafo come caratteristici della cultura hacker.
- The German: Methodical, good at details, prone to over-engineering things, careful about tests. Territorial: as a project lead, can get mightily offended if you propose to mess with his orderly orderliness. Good at planned architecture too, but doesn’t deal with novelty well and is easily disoriented by rapidly changing requirements. Rude when cornered. Often wants to run things; just as often it’s unwise to let him.
- The Indian: Eager, cooperative, polite, verbally fluent, quick on the uptake, very willing to adopt new methods, excessively deferential to anyone perceived as an authority figure. Hard-working, but unwilling to push boundaries in code or elsewhere; often lacks the courage to think architecturally. Even very senior and capable Indian hackers can often seem like juniors because they’re constantly approval-seeking.
- The Russian: A morose, wizardly loner. Capable of pulling amazing feats of algorithmic complexity and how-did-he-spot that debugging out of nowhere. Mathematically literate. Uncommunicative and relatively poor at cooperating with others, but more from obliviousness than obnoxiousness. Has recent war stories about using equipment that has been obsolete in the West for decades.
Dalla mia esperienza di informatico (vedi Nota Autobiografica) questi "stereotipi" sono straordinariamente esatti e si legano strettamente allo stile di programmazione. Ho studiato gli "internals" di un grosso package di software gestionale, BAAN IV, sviluppato prima dagli olandesi, poi interamente da ingegneri software di Bangalore. Era costruito molto bene ma mancava di consistenza "architetturale", necessaria soprattutto per garantire un lungo ciclo di vita al prodotto. La versione successiva è stata completamente riscritta. E' più facile la costruzione degli ideal-tipi russo e tedesco. Seguendo la linea costante di uno schietto empirismo culturale, va notato nel caso russo l'intreccio tra cultura simbolica e cultura materiale, da cogliere nella "guerra" degli hacker russi con macchine obsolete da decenni in occidente e nella conseguente riflessione ed elaborazione di questa esperienza a livello emotivo e cognitivo. Per ovviare a queste differenze i team internazionali di sviluppo di SOS invitano ad adottare regole minime di stile di programmazione, all'interno delle quali può emergere comunque il carattere individuale dell'hacker. Con questa semplice accortezza possono intrecciarsi i vari caratteri delle culture etniche all'interno della comunità virtuale che sviluppa quel certo progetto SOS. Questo è possibile perchè agiscono molti altri frame che permettono permeabilità e comunicazione. Tra questi sono importanti quelli che riguardano sfere artistiche molto frequentate tra gli hackers quali cartoni animati, fantascienza, le mille faccettature della musica pop, il fascino della mission liberatoria e libertaria del SOS, giochi tecnologici quali i trenini elettrici, la sensazione di essere "su un palcoscenico" alla Goffman. Si potrebbe così pensare che venga assemblata una vera "cultura hacker" virtuale, esistente di vita propria sul web. L'intreccio tra cultura hacker madre e sottoculture figlie si può assimilare ad un network culturale (dove arte ed estetica viaggiamo molto unite all'aspetto tecnologico) ed economico insieme, che si intreccia e si sovrappone al classico network politico basato sugli stati-nazione, con tensioni e conflitti ma anche con ricomposizioni ed aggiustamenti interni. Il tutto nel quadro di un network del potere militare dove ha fatto il suo ingresso minaccioso da parecchi decenni quel terrorismo che ha avuto nel 9/11 uno dei suoi momenti più drammatici. L'analisi IEMP di Michael Mann si rivela utile anche nel nuovo scenario mondiale. La capacità del SOS di ricomporre una cultura internazionale unitaria, sostanzialmente pacifica, laica, liberale, capace di esprimersi anche a livello politico, si potrà misurare negli anni della primavera araba, dove Google, gli hacker e la loro cultura, la forte pressione ideale delle "Civil Liberties" di RMS, il web come struttura politica, economica, tecnologica, militare, giocano un ruolo importante. I movimenti laici di sinistra tunisini ed egiziani parlano con i movimenti anticapitalistici USA come “Occupy Wall Street” o gli “Indignados” spagnoli, e si scontrano duramente con le componenti riformiste islamiche. ERS risolve il problema con una feroce polemica contro lo “islamofascismo”, ma studia attentamente le varie correnti dell'islam. RMS invita razionalmente alla calma, alla prudenza, alla trattativa pacifica. Ma stranamente il sito personale di RMS (Stallman, 2002), verde, democratico, di sinistra, e quello di ESR (Raymond, 2010), libertario di destra, sono molto simili nell'aspetto. Perchè entrambi usano, per comporre la pagina web, puro codice HTML, il linguaggio o meglio il formato di composizione di ogni pagina web, senza fronzoli di alcun tipo, con un risultato estetico arcaico e fortemente minimalista, se non rozzo. La differenza sta nella molto maggiore velocità di composizione della pagina e nel suo più pieno controllo. Con uno sforzo di capacità di padronanza della umile ma complessa tecnologia HTML si ottiene una pagina pulita, robusta, veloce. Ecologia, umiltà, efficienza, servizo robusto, massimo risultato con il minimo impiego di HW e SW, e una certa estetica neo-luddista sono forse il cuore della cultura hacker.
GNU - L'origine del Free Software
"Considerando la possibilità di arrivare a costruire, grazie alle nanotecnologie, microchip sufficientemente piccoli e compatibili da essere impiantati nel nostro cervello per potenziarne le facoltà, qualcuno ha giustamente sollevato il problema del loro controllo: se fosse nelle mani di qualcun altro al di fuori di noi, che ne sarebbe della nostra libertà e della nostra autodeterminazione? Ma lo stesso problema non si pone anche a proposito del nostro PC? Quanti hanno effettivamente il controllo della pletora di gadget tecnologici di cui è intessuta la nostra quotidianità?"(Neresini, 2011:67). La domanda che si pone Neresini riguarda "il pubblico" generico, possibile oggetto delle pratiche nano-tecnologiche. Nel caso di RMS invece, il "pubblico" è un programmatore esperto che sa modificare subito "l'oggetto tecnologico" che non risponde ai suoi desiderata. Secondo le parole di RMS, fondatore di GNU, il SOS nasce perchè "I moderni elaboratori di quell'epoca, come il VAX o il 68020, avevano il proprio sistema operativo, ma nessuno di questi era libero: si doveva firmare un accordo di non-diffusione persino per ottenerne una copia eseguibile. Questo significava che il primo passo per usare un computer era promettere di negare aiuto al proprio vicino. Una comunità cooperante era vietata" (Stallman, 2001:La Comunità si dissolve). Nel 1980, a Stallman e ad alcuni altri hacker del laboratorio di intelligenza artificiale del MIT fu rifiutato il codice sorgente del software per la stampante laser Xerox 9700 (“Dover”), la prima del settore. "Avevo già sperimentato cosa significasse un accordo di non diffusione per chi lo firmava, quando qualcuno rifiutò a me e al laboratorio AI del MIT il codice sorgente del programma di controllo della nostra stampante; l'assenza di alcune funzionalità nel programma rendeva oltremodo frustrante l'uso della stampante. Per cui non mi potevo dire che gli accordi di non-diffusione fossero innocenti. Ero molto arrabbiato quando quella persona si rifiutò di condividere il programma con noi; non potevo far finta di niente e fare lo stesso con tutti gli altri." (Stallman, 2001:Una difficle scelta morale"). Vediamo nel dettaglio questo famoso episodio per delineare in modo empirico l'interazione uomo, macchina, cultura, tenendo presente che RSM lavorava al gruppo di programmatori di AI del MIT. Stallman aveva modificato il software su una vecchia stampante (la XGP, Xerographic Printer); con la sua modifica l'utente riceveva dalla stampante un messaggio elettronico che gli segnalava il completamento della stampa da lui richiesta. Tutti gli utenti in coda di stampa venivano anche avvertiti di condizioni di congestione di code di stampa, in modo che l'utente si potesse attendere un ritardo nella stampa, e la informazione necessaria per evitare altre congestioni. Vedere impedito questo servizio aggiuntivo, per l'indisponibilità del codice sorgente della stampante, non era un inconveniente trascurabile, dato che, come accadeva spesso, la stampante era unica per diversi utenti su diversi piani, e presso la stampante finivano per sostare diverse persone, a perdere tempo prezioso in attesa, o a districarsi fra le altrui stampe non ritirate. Questa esperienza convinse Stallman che le persone hanno bisogno di essere libere di modificare il software che usano (Williams, 2002, sito della O'Reilly). In seguito RMS iniziò a sviluppare GNU, le parti di un sistema operativo cui alla fine del processo mancava solo la parte fondamentale del kernel. Linus Torvalds utilizzando le eccellenti librerie, costruite in modo "tradizionale" e in stile cattedrale dalla Free Software Foundation (vedi il paragrafo "La Cattedrale e il Bazar"), realizza in modo altamente "innovativo" il kernel Linux. Il problema delle code, endemico nei paesi del socialismo reale, scatenava l'inizio di una rivolta pacifica ma pericolosomente "culturale" nei paesi democratici a capitalismo maturo.
Linux
La storia
Linux è il nucleo del sistema operativo GNU/Linux che è composto dal software che controlla memoria, processore, unità esterne, mettendole a disposizione dei vari software applicativi, come il browser web, l'editor di testi, i giochi, il fotoritocco, i lettori di video o di musica etc. Senza il nucleo, relativamente piccolo, tutto il resto del sistema operativo composto da servizi, compilatori, interfacce di comando, etc, sviluppati con la sigla GNU, non funziona, è inutile. Altro particolare importante: il nucleo sviluppato dal gruppo GNU di R.Stallman, HURD, non funzionava e non funziona tuttora. Per spiegare l'approccio di Linus Torvalds a questo grande progetto della costruzione di Linux ecco il suo dialogo con Tanenbaum, professore di informatica di sistemi operativi alla università di Helsinki. Dice Tanenbaum: "Penso che coordinare 1000 prime donne che vivono sparse per tutto il mondo sarà facile come mettere insieme dei gatti ringhiosi...Se Linus Tornvald vuole mantenere il controllo della versione ufficiale mentre un gruppo di gente furiosamente impaziente di fare qualcosa vuole andarsene in una direzione differente, nasce un grande problema...() Chiunque dica che puoi avere una moltitudine di persone ampiamente disperse sul pianeta che lavorino duramente su un parte complicata di software e che si possa in questa situazione evitare la totale anarchia, non ha mai gestito un progetto software." Linus Torvalds risponde: "Premesso che nessuno dispone della verità assoluta, questa è la mia opinione sul discorso di mantenere il controllo, in due (tre?) parole: non lo voglio (I won't).". Si scontravano due mentalità. Quella del modello cattedrale e quella del modello bazaar descritto da ESR. La differenza sostanziale tra i due è che mentre Tanembaum rifiuta in toto il modello bazaar e il suo "spontaneismo", Torvalds invece costruisce il suo modello sopra quello della Cattedrale, inglobandolo. Come? Torvalds usa il processore Intel, ottimo, altamente perfezionato, sofisticato, efficiente prodotto del modello Cattedrale, nato per Microsoft Windows. "Emblematica è in questo senso l'origine di Linux [Torvalds e Diamond 2001]: Torvalds comincia a sviluppare il suo sistema operativo perchè i sistemi Unix esistenti nel 1991 non sfruttavano appieno le caratteristiche del suo nuovo processore i386 a 32 bit." (Paccagnella, 2010:73). (Paccagnella, 2010:71 Nota 7) giustamente ricorda a proposito di HURD: "Molti dimenticano che uno degli esempi ricorrenti di sviluppo <<a cattedrale>> citati da Raymond è il software Emacs, prodotto di punta della Free Software Foundation [Nota di Remo Ronchitelli: la FSF è stata fondata e diretta da Richard Stallman, programmatore e <<direttore>> del progetto Emacs]. Analogamente, tra le ragioni che hanno comportato il fallimento di Hurd (il kernel che, nell'ambito del progetto GNU, avrebbe dovuto assumere il ruolo che fu poi di Linux), si segnala il modello di gestione e sviluppo eccessivamente centralizzato, dominato dalla figura carismatica di Stallman. In questo caso quindi, se Linux rappresenta il bazar, Gnu Hurd (e non solo Microsoft Windows) rappresenta la cattedrale.".
La sociologia
Il titolo e naturalemnte il contenuto del libro citato, [Torvalds e Diamond 2001]: "Just for Fun. The story of an Accidental Revolutionary", introducono un importante tema di sociologia storica. Da questa breve analisi di Linux emergono dei punti da analizzare che riguardano la sociologia storica, la sociologia della conoscenza, la sociologia delle organizzazioni, la sociologia tout court:
- sociologia storica: Linux, con la sua "rivoluzione accidentale", introduce il tema di una "sociologia degli eventi" (Sewell, 2008:58-75), ripreso da (Mann,1983), (Mann,1996),
- sociologia della conoscenza: Tanenbaum, esponente ufficiale della ricerca tecnoscientifica, espone un quadro di costruzione della conoscenza lontano dal modello degli "imperativi etici" di R.K.Merton (Paccagnella, 2010:121). La conclusione su cui concordo è comunque di eccezionale importanza: "Tuttavia il software libero e open source ricorda una forma molto tradizionale di lavoro scientifico [Boyle 2003], rispecchiando niente altro che la scienza nei suoi tratti più puri, ideali e caratteristici." (Paccagnella, 2010:121). Se verifichiamo che nella pratica quotidiana questa "purezza" si può tradurre in "efficienza", arriviamo a cogliere una possibile interpretazione del lento ma inesorabile processo di affermazione dell'open source,
- sociologia generale (divisione sociale del lavoro): Il modello Bazaar di Linux (che però ingloba il modello Cattedrale, mentre non vale il viceversa) invalida empiricamente la sociologia strutturale della solidarietà organica di Durkheim (Gallino, 2006:380, punto 5)) e quella sistemica della cooperazione sociale nell'attuale "modo di produzione" di Marx (Gallino, 2006:429). La divisione del lavoro quale noi conosciamo oggi inizia solo "dopo" la civilizzazione secondo la sociologia storica evenemenziale e contingente di M.Mann: "Le persone venivano, quindi, ingabbiate, private di ogni possibilità di fuga, quando determinate famiglie, clan o dinastie ottenevano e facevano valere i propri diritti a espropriare parte delle eccedenze agricole. Una volta che queste riserve venivano accumulate nelle casse dei gruppi dominanti, era possibile costruire città più grandi, palazzi, templi, fortificazioni e questo favorì l'emergere di classi specializzate di artigiani, sacerdoti, e amministatori. ... La nascita della civiltà fu, quindi, possibile solo per una serie di condizioni ambientali contingenti che permisero di mettere in gabbia al popolazione e questa costrizione iniziale fu ulteriormente rafforzata dal consolidamento dei poteri collettivi e dall'aumento della produttività." (Sewell, 2008:66). La querelle dei marxisti sul modo di produzione asiatico (Gallino, 2006:430) è una spia delle difficoltà di argomentazione di una teoria storica di sviluppo evolutivo lineare di stadi dei modi di produzione. Nella critica di quella che viene definita "the conventional evolutionary tale" (Mann,1983:34-40) viene proposta una analisi che vede momenti storici di evoluzione cumulativa, altri momenti di vera devoluzione come contrasto allo sviluppo di una "social cage" (Mann,1983:63-70), l'emergere di vere e proprie discontinuità come lo stato, la stratificazione, sociale, un nuovo tipo di divisione coercitiva del lavoro. E' un tipo di analisi storica che Mann definisce "delevopmental".
- sociologia generale (leader carismatico): il ruolo fondamentale del leader carismatico pur mantenendo tutta la sua importanza storica viene sottoposto ad interazioni di nuovo tipo. Nelle società pre-industriali con "chefferie" sviluppate il "big man" veniva sottoposto ad una stressante verifica delle sue prestazioni e ad una continua produttività a favore della comunità. Oggi in modo analogo la vicinanza virtuale ottenuta tramite la rete, l' "open access" del comune operare, e soprattutto la abilità "hacker", molto differenziate, dei membri individuali della comunità, sottopongono leader carismatici come Torvalds e Stallman ad una puntuale verifica del loro contributo ai progetti intesi come bene comune, da loro stessi iniziati. Questo è anche l'aspetto della relazione tra individuo e società. Inserire Tesi01.
- sociologia delle organizzazioni: Linux si presenta come "convenzione" (Costa et al, 2004:16) con caratteristiche che lo distinguono dagli scambi di mercato e dalle "gerarchie" (le normali imprese capitalistiche basate sul principio di autorità).
Linux come "convenzione"
"Una convenzione è un accordo implicito su alcune regole di pensiero o di azione che costituiscono un riferimento per il comportamento degli individui entro un gruppo ben specifico. Se questo gruppo è un'organizzazione d'impresa basata sul contratto di lavoro, la convenzione risolve il problema dell'incertezza sul comportamento lavorativo dei membri." (Costa et al, 2004:14). La definizione assomiglia a quella di agire sociale di M.Weber (Bagnasco et al, 2007:81), con una differenza significativa, da cogliersi nella precisazione "...entro un gruppo specifico". Potrebbe sembrare una tautologia: gli individui si comportano in un certo modo entro un gruppo che ne favorisce tale comportamento. In realtà gli individui si scelgono il gruppo, come nei clan, nei collettivi, nelle comunità virtuali. "Le convenzioni si formano spontaneamente, ed è difficle trovare un loro momento fondante. La convenzione permette di evitare l'incertezza sui comportamenti dei partner dell'interazione e ha come effetto un allineamento delle azioni, pichè definisce ciò che è apprezzato o censurato dal gruppo.". "Al concetto di convenzione possono essere ricondotte altre strutture di coordinamento su base sociale, come il clan o le diverse forme di collettivo [Ouchi 1979; Butler 1982] o le comunità virtuali [Micelli 2000] che non hanno una base contrattuale nè gerarchica, bensì sociale.". "...la teoria delle convenzioni può convivere con altri approcci, valorizzarli, completarli." (Costa et al, 2004:15). La tabella che elenca i tre tipi di "Strutture di governo delle relazioni" (Costa et al, 2004:15 Tabella 1.1) denota le significative differenze tra le convenzioni, la gerarchia delle imprese tradizionali (capitalistiche), gli scambi di mercato:
Struttura di governo | Piano di transazione | Relazione | Principio motore | Strumento | Meccanismo di funzionamento |
---|---|---|---|---|---|
Convenzioni(es. clan) | Sociale, psicologico, culturale | Condivisione mimetismo | Valori e saperi condivisi | Inclusione | Loyalty |
Gerarchia | Politico | Subordinazione | Potere | Comando | Voice |
Mercato | Economico | Scambio | Utilità | Prezzo | Exit |
Strutture ibride | Mix | Mix | Mix | Mix | Mix |
"Da questo punto di vista, la convenzione può essere considerata un processo cognitivo collettivo, la definizione di un common knowledge." (Costa et al, 2004:16). Segue "Caso Linux Senza mercato nè gerarchia: come nasce una convenzione" (Costa et al, 2004:16). Linux è anche una CoP, Comunità di Pratica (vedi paragrafo dedicato), le cui caratteristiche si sovrappongono a quelle di "convenzione". Sulle comunità virtuali vedi (Costa et al, 2004:266 Box 7.6) e (Benkler, 2007:451-483).
Linux come ibridazione con il mercato capitalistico
Attualmente Linux, sotto la supervisione di Linus Torvalds, viene sviluppato e mantenuto dalla Linux Foundation, "a nonprofit consortium dedicated to fostering the growth of Linux and collaborative software development", i cui "board members" sono rappresentanti di JBoss (USA), Qualcomm Innovation Center (USA), Novell (USA), Oracle (USA), Fujitsu (Giappone), Hewlett-Packard (USA), Credit Suisse First Boston (CSFB) (Svizzera), Intel (USA), IBM, Hitachi (Giappone), Electronics and Telecommunications Research Institute (ETRI) (Corea del Sud), Splashtop (USA), Samsung Electronics (Corea del Sud), Nippon Electronic Corporation (NEC) (Giappone); da (Linux, 2012). L'interesse di grandi Corporations, o enti di ricerca statali come la ETRI, in Linux e nel free software è ben rappresentato da IBM (Benkler, 2007:58 Figura 2.1). Nella configurazione geopolitica dei power networks è evidente la predominanza USA in Linux Foundation, con il seguito della elettronica privata e statale giapponese e sudcoreana. L'aumento dell'utilizzo di Linux come sistema operativo (rispetto a Windows di Microsoft) è evidenziato in (Linux, 2013). il successo di Linux evidenzia le sua diffusione in settori emergenti come quello degli smartphone (leggi Samsung Electronics, presente nel board di Linux Foundation), collegato al sistema operativo Android (leggi Google) che ha Linux come kernel, anzichè GNU di FSF. In questo settore ci sono al momento 850.000 Android/Linux contro 30.000 Windows Phones (Microsoft). Nel settore dei supercomputer 9 di essi su 10 sono Linux. Nel settore dei server web mantiene la sua fortissima predominanza. Sui desktop, tradizionale punto di forza di Windows, ha iniziato una penetrazione con Ubuntu, basato sulla distribuzione Debian. Soprattutto nei piani di investimento a lungo termine di 5 anni lo 80% delle scelte è Linux contro il 20% di scelte Windows. Google, Twitter, Facebook, Amazon sono basati su Linux. Il video (3 minuti) che illustra come Linux è costruito enfatizza il suo carattere di "sviluppo collaborativo" (il maggiore nella storia dell'informatica) e la sua natura "community driven": "How Linux is Built: This short video takes you inside the process by which the largest collaborative development project in the history of computing is organized. Based on the annual report <<Who Writes Linux>>, this is a powerful and inspiring story of how Linux has become a community-driven phenomenon". Il risultato di questa struttura è: "Linux rate of development is simply unmatched". Un risultato ancora più spettacolare è la "bontà" di Linux in ambienti diversi come i supercomputer, gli smartphone, i server web, il cloud computing. Inoltre il sistema operativo del CERN è CERN Linux, utilizzato per l'elaborazione degli esperimenti. Per concludere in Cina Red Flag Linux, nato nel 1999, quando è stato creato dall'istituto del Software dell'Accademia Cinese delle scienze con gli aiuti economici del governo cinese, aveva nel 2006 oltre l'80% del mercato dei desktop Linux cinesi e estendeva il supporto linguistico, oltre alle consuete lingue orientali, anche alle principali lingue occidentali; nel settembre dello stesso anno Dell e HP, le prime due aziende per vendita di computer nel mondo, hanno annunciato la vendita di computer con Red Flag Linux preinstallato.
Lo stack LAMP
Tornando al SOS come bene comune, è necessario sottolineare l'intreccio tra le varie produzioni SOS e alcune delle loro caratteristiche principali. Analizziamo il caso LAMP, acronimo di Linux, Apache, MySql, PHP. Dove Linux è Sistema Operativo UNIX-like, Apache è un Web Server, MySql un Data Base, PHP un linguaggio web. LAMP è la piattaforma tecnologica che ha lanciato Internet, permettendo di costruire siti Internet i più svariati. L'aggregazione è avvenuta a partire da Linux, che gira in modo ottimale su piccoli computer con processori Intel, gli stessi usati da Microsoft Windows. Con la differenza che Linux è talmente efficiente da usare come server macchine che Windows usa come client (web). Con normali personal computer carrozzati Linux è quindi possibile mettere in rete dei server. Il primo vero potente server Web, cioè un server in grado di rispondere alle richieste di qualsiasi client affacciato sulla rete, è il server open source Apache, che “gira” comunque anche su sistemi operativi Windows (questo è importante perchè implica una apertura ideologica verso architetture proprietarie molto diverse che così vengono “contaminate” da filosofie produttive antagoniste). PHP è un linguaggio web molto interessante, disprezzato dai puristi perchè “sporco”, insicuro, poco elegante, non completamente “object oriented”. Ma il suo indice di utilizzo a Gennaio 2013 è il seguente:
In realtà PHP ha subito una spettacolare traiettoria tecnologica, acquisendo dalla versione 3 in poi uno “script engine” (Zend engine) ad alto livello sviluppato da una piccola società (capitalistica) israeliana, Zend Technologies, che si presenta come “Zend – The PHP Company”. Zend vende a importanti corporations servizi PHP 24/7; di fatto ha predisposto ambienti di sviluppo PHP robusti e sofisticati, server applicativi, cloud computing. Nel frattempo Zend supporta l'intera comunità Open Source. Come nel caso di Apache, e di Linux, le contaminazioni reciproche tra ambiente Open Source e mondo del big business sono degne di attenzione. PHP, con il supporto di Zend, è usato ad esempio da banche tedesche che gli fanno donazioni generose, grazie anche alla simpatia di cui gode tra i tecnici informatici di questi importanti “clienti”. Apache da parte sua è stato un partner importante con la sua Apache Software Foundation di Sun, grande corporation informatica hardware e software, antica “competitor” di IBM, essa pure attiva sia nello hardware che nel software. Di recente SUN è stata assorbita in una apparente “fusione” da Oracle Corp., produttrice storica del più diffuso database proprietario, che ha colto l'occasione per integrare la sua produzione software con l'hardware di SUN (processori SPARC), e il software di SUN (ambiente di sviluppo Java e sistema operativo UNIX-like Solaris). Questa situazione fluida introduce il discorso su MySql, il più diffuso database al mondo, open source. Il sito di MySql recita così: “MySQL non è soltanto il database open source più famoso al mondo. È diventato anche il database utilizzato per una nuova generazione di applicazioni basate sullo stack LAMP (Linux, Apache, MySQL, PHP / Perl / Python).” MySql era stato acquisito da SUN che aveva iniziato (timidamente) una politica pro-open source, rimanendo open source. Quando Oracle Corp. acquisisce SUN, i programmatori di mezzo mondo si preoccupano vivamente perchè Oracle Corp è una società che vende un solo prodotto: il database Oracle, proprietario, il cui maggiore competitor è proprio MySql, open source. Ma l'intera comunità open source prende subito le sue precauzioni e dispiega una gran numero di database open source altamente competitivi: PostgreSql, Firefox, SQLite. Oracle Corp, non potendo ricattare la comunità lascia per il momento MySql “aperto”. Oracle database è estremamente costoso, soprattutto come manutenzione e consulenza (un tecnico Oracle costa circa 2000$/giorno) e si basa su una tecnologia pesante e fragile. MySql è totalmente gratuito, molto più veloce di Oracle, universalmnte diffuso (milioni di istallazioni e quindi fortemente testato), basato su una tecnologia leggera e robusta. Le applicazioni web (Internet) basate su database, cioè sulla possibilità di accedere a grandi quantità di dati organizzati in modo efficiente, sono il mitico “web 2.0”, una leggenda metropolitana che ha avuto successo sui media e non solo (Paccagnella, 2010:122) . Da notare che quello che ho definito come “bene comune” , cioè LAMP, il sito MySql lo definisce “stack”, cioè la pila dei quattro moduli Linux, Apache, MySql, PHP (cui aggiungono il linguaggio Perl, padre di PHP, e il linguaggio Python, molto bello e poco usato, come dallo schema precedente). Il dettaglio sulle vicende di LAMP è necessario per comprendere la fluidità del “bene comune” LAMP, la sua composizione e articolazione, gli attori coinvolti, l'intreccio di relazioni tra gli attori. In realtà lo stack segue l'ordine, ascendente di: sistema operativo Linux, server web Apache, strettamente connesso a Linux soprattutto per il collegamento Internet, PHP “saldato” in modo monolitico dentro Apache, MySql, indipendente visto da PHP attraverso interfacce standard. Infatti PHP può vedere, praticamente con la stessa interfaccia, altri database, tra cui preferisce quelli rigorosamente open source come SQLite. Recita il sito PHP: “SQLite is a C library that implements an embeddable SQL database engine. Programs that link with the SQLite library can have SQL database access without running a separate RDBMS process.”. Ciò significa che se si sceglie SQLite il motore del database è monoliticamente embedded dentro PHP, anziché dover fare chiamate “esterne” ad un RDBMS (Relational Data Base Management System) come Oracle, proprietario, o MySql, open source. Questo, nel gioco “interstiziale” tra PHP e Oracle-SUN, toglie potere alle corporations capitalistiche dell'informatica, basate quasi tutte sullo stato-federazione USA. La scelta “monolitica” tipica di PHP, Apache, Linux, MySql e SQLite, ritenuta “primitiva” dalle corporations capitalistiche, si rivela più efficiente della scelta “modulare” di Microsoft, Oracle, SUN, e della stessa Free Software Foundation di Richard Stallmann. Il kernel di sistema operativo Hurd, che avrebbe dovuto integrare la piattaforma GNU di R.Stallman, completandola definitivamente, non è ancora funzionante dopo anni di tentativi (Paccagnella, 2010:57-58). Una possibile interpretazione sociologica di questa efficienza (Linux) o inefficienza (Hurd di Free Software Foundation e Windows di Microsoft) è la seguente. Si tratta in entrambi i casi di giocare su due possibilità: una forte divisione del lavoro, eseguito tra persone diverse che non comunicano tra loro (la Cattedrale), o una stretta cooperazione quotidiana anche fortemente conflittuale (vedi i rilasci Nightly Build di Linux) tra persone che si fidano l'uno dell'altro manipolando “la stessa tastiera di pianoforte” o “mangiando a quattro mani sullo stesso piatto” (il Bazaar). La cosa incredibile che è avvenuta, e che Eric Raymond ha comprovato con un test vissuto consapevolemente, è che questo “bazaar” e questa “fiducia” siano stati costruiti in modo virtuale su Internet. In modo paradossale la benemerita Free Software Foundation di Richard Stallman è simile alla Microsoft nella scelta tecnologica, a causa della stessa filosofia autoritaria e gerarchica di divisione del lavoro (modello Cattedrale): a fin di bene la FSF che mira come movimento sociale alla liberazione dal giogo delle corporation, a fin di male la Microsoft che mira al bieco profitto capitalistico. Su entrambi Linux ha edificato la sua vitale nicchia ecologica mirando alla efficienza (Paccagnella, 2010:64); Linux infatti utilizza sia il software GNU della FSF di R.Stallman che l'hardware dei processori Intel fatti scalare a prezzi popolari dalla Microsoft.
Sheryl Sandberg e la divisione sessuale del lavoro
"Il numero uno di Facebook, Mark Zuckerberg, ha guadagnato 2,3 miliardi di dollari nel 2012 esercitando 60 milioni di stock option prima dello sbarco in Borsa del social network. Una cifra decisamente superiore rispetto al compenso 2012 incassato da Zuckerberg e pari a 1,99 milioni di dollari. Ma Zuckerberg, nonostante il maxi assegno, non ha il salario più alto all'interno di Facebook: a rubargli il posto è Sheryl Sandberg, la chief operating officer che ha ricevuto 26,2 milioni di dollari." (ANSA.it 28 aprile 2013). Sheryl Kara Sandberg (SKS), nata nel 1969, ha un MBA ad Harvard coi massimi voti; è stata impiegata come ricercatrice presso la Banca Mondiale da Larry Summers, suo relatore di tesi ad Harvard, su progetti riguardanti la salute pubblica in India. Ha poi lavorato presso la McKinsey & Company, storica impresa di consulenza manageriale degli Stati Uniti, fondata nel 1926 da un professore universitario di Chicago. Sempre con Larry Summers ha lavorato al Ministero del Tesoro con Clinton, occupata nella gestione morbida del debito accumulato da alcuni paesi asiatici durante la crisi finanziaria in Asia. Nel 2001 si unisce a Google dove lavora fino al 2008. Passa a Facebook con l'intento di rendere la società "capace di profitto". Questo obiettivo si realizza nel 2010. In questa breve disamina della carriera di SKS vanno rilevati alcuni punti degni di ulteriori analisi e strettamente interconnessi tra loro: l'emergenza nella "divisione del lavoro sociale" (Bagnasco et al, 2007:454) di settori come i social network dove Facebook si caratterizza come interazione virtuale e "sociale" diretta tra individui e gruppi; Google invece come interazione virtuale e "sociale" indiretta tra individui e gruppi, tramite email asincrona, e ricerca "asocializzata" su data base centralizzati (in questo senso Facebook rappresenta un "progresso" basato sul SW rispetto a Google orientata allo HW degli smartphone; ciò potrebbe spiegare il passaggio di SKS da Google a Facebook). Da notare inoltre la interconnessione tra politica (Clinton), cultura (Larry Summers, McKinsey), economia (Banca Mondiale, Facebook, Google) come indicato nei punti 1 e 2 di "Introduzione" (Mann, 1986:cap.1). Negli Stati Uniti, emersi come potenza egemone dagli interstizi culturali (sette protestanti marginali) nonchè dai bordi geografici ("edges" nel linguaggio di Michael Mann) del sistema di potenze occidentali europee, questa connessione è molto fluida, attiva, praticata (Mills, 1966). Terzo punto importante è l'enorme valore monetario e quindi culturale e politico attribuito al lavoro di SKS. Questo significa un preciso riconoscimento ufficiale da parte delle élite dominanti al valore della conoscenza che facilita la transizione verso nuovi equilibri tra gli “overlapped interwined networks”, tali da configurare una "società dell'informazione e della conoscenza" (Paccagnella, 2010:163), dove per "società" si continua ad intendere l'intreccio dinamico di questi "social powers" (Mann, 1986:cap.1). Quarto punto è la rilevanza della divisione sessuale del lavoro (Bagnasco et al, 2007:309). Nella carriera di SKS (Sharyl Sandberg, 2009), si nota una progressione da assistente alla ricerca in posizione subordinata ad un cattedratico maschile, dedicata all'esame di compiti economici su larga scala ma inerenti la cura e la salute in India, fino al suo ruolo decisivo nel lanciare la allora semisconosciuta Google vendendone il motore di ricerca ad uno dei maggiori provider mondiali (American Online) e rendendola "profitable" con il sistema di pubblicità Ad Sense. Rileviamo l'importanza dei valori istituzionali, in questo caso di cultura nazionale, importati nelle organizzazioni (convenzioni, mercati, gerarchia, (Costa et al, 2004:11-17)): "Mascolinità/femminilità (lui/lei): la mascolinità è connotata da assertività, performance, competizione, successo e la femminilità da qualità della vita, relazioni personali, servizio, cura degli altri. Questa caratteristica della cultura nazionale che viene imporatta nelle organizzazioni influenza i sistemi di remunerazione adottati, che possono essere basati sulla performance e sulla variabilità indotta dalla competizione di mercato e da quella interna (mascolinità) oppure sulla sicurezza, sull'appartenenza all'organizzazione, e sui bisogni (femminilità)." (Costa et al, 2004:103). Questa analisi è confermata direttamente da SKS (Sharyl Sandberg, 2009). Ma SKS non riesce a scalare in Google posizioni di rilevanza strategica (Sharyl Sandberg, 2011). Ci riprova con Facebook nel 2008 con l'incarico essenziale di rendere FB "profitable" (Sharyl Sandberg, 2011). Il 18 maggio 2012 Fb viene quotato al NASDAQ. Questo è il quinto punto, quello del passaggio da una forma no-profit ad una profit, molto importante per dimostrare la capacità di ibridazione di una "convenzione" come FB verso una "organizzazione aziendale di tipo gerarchico" (Costa et al, 2004:11-17). Il lato no-profit permane attraverso le caratteristiche free e open source di FB, trattate nel paragrafo seguente. Si rilevano qui, esemplificati e variamente enfatizzati, i punti elencati del paragrafo "Software Open Source".
Dati tecnici, di licenza, di rapporto con gli utenti finali (dichiarati e reali)
Uno dei principi ufficiali stabiliti per collaborare come sviluppatore a FB è : "Give users choice and control" (Facebook, 2013A). Per quanto riguarda la tecnologia: "Facebook has been developed from the ground up using open source software" (Facebook, 2013B). I dettagli tecnici confermano che Fb si basa sullo stack LAMP, è un software distribuito con PHP License, che è solo leggermente diversa dalla GPL, la licenza di GNU. I due "opposti" schieramenti nella definizione del software libero sono GNU, diretto da RMS e la Open Software Initiative di Linus Torvald ed ESR. La seconda definisce FB un software "Free e Open Source", RSM sconsiglia vivamente di usare FB perchè FB invita a "fare la spia" ai propri amici e traccia i gusti e le abitudini degli utenti (circa un miliardo, di cui 7 milioni sotto i 13 anni consentiti), per incrementare il suo business pubblicitario. In effetti RMS si lamenta che sia possibile su FB creare a sua totale insaputa utenti che hanno il suo stesso nome: Richard Stallman (Facebook, 2013C). A livello tecnico i punti di forza di FB sono il linguaggio PHP potenziato da vari altri prodotti SOS e il database MySql (ora di proprietà di Oracle). Il PHP è stato potenziato con un compilatore GCC di GNU che produce un codice eseguibile particolarmente "monolitico" e quindi efficiente, fondendo in un solo blocco codice C++ (necessario per raggiungere una certa finezza grafica) e codice C (per garantire la robustezza della parte strutturale), stravolgendo le caratteristiche di scripting language del PHP. FB sta avvolgendo, sviluppandosi come applicazione Android, il prodotto di Google per entrare nella nicchia di mercato degli utenti degli smart phone. I quali già usano la posta elettronica di Google (e il collegamento internet). Questo è possibile perchè Android è esso stesso Open Source.
Android di Google
Android è il nuovo sistema operativo di Google, basato su Linux. Anche Android è open source. Adesso sono i più famosi sostenitori del Closed Source (Oracle e Microsoft) ad accusare di concorrenza sleale l'open source, nella veste di Google. Da ANSA: "Ricorso contro Google di Microsoft e Oracle. Denunciate all'antitrust Ue pratiche anticoncorrenziali per Android. 09 aprile 2013. Un nuovo ricorso per pratiche anticoncorrenziali è stato presentato all'antitrust Ue contro Google da un gruppo di 17 operatori battezzato FairSearch di cui fanno parte, tra gli altri, Microsoft, Oracle, Nokia, Expedia e TripAdvisor. Sotto accusa è finito questa volta il sistema operativo Android che, secondo i ricorrenti, "viene utilizzato da Google come 'cavallo di Troia' per ingannare i suoi partner, monopolizzare il mercato e controllare i dati dei consumatori". "Chiediamo alla Commissione europea - si legge in una nota diffusa da FairSearch - di agire rapidamente e in maniera incisiva per proteggere la concorrenza e l'innovazione in un mercato così importante. Altrimenti Google sarà incoraggiata a riproporre abusi di posizione dominante sulle piattaforme mobili verso le quali sempre più si orientano i consumatorì". Secondo FairSearch, Google obbliga i costruttori di apparecchi che utilizzano il sistema operativo Android e vogliono proporre applicazioni della casa di Mountain View come Maps, YouTube o Play ad offrire al cliente per default una serie di altre applicazioni Google a discapito di quelle dei concorrenti." Questo, nel 2013, dopo 22 anni dall'inizio di Linux, può essere un segnale di rovesciamento dei rapporti di forza nell'ambito del SOS tra corporations proprietarie e corporations che si appoggiano all'open source. Uno step non lineare nella crescita interstiziale dell'open source poichè il passaggio è attraverso una vera e propria corporation come Google, che resta con Apple una delle poche stampelle economiche al barcollante sistema del dollaro. Ricordiamo che già circa un anno fa, per la prima volta nella storia, le azioni Microsoft sono calate e che il debito pubblico della Federazione americana è arrivato alla soglia dei 16.400 mld di dollari prevista dalla loro Costituzione. Questa iniziativa di FairSearch (ricerca cortese, un chiaro riferimento al motore di Google ed alla sua volgare preminenza), dopo gli "Hallowen Documents" di Microsoft di tanti anni fa, risuonerà sicuramente comica per gli hacker.
Social Network?
Il buon RMS sentenzia dal suo sito personale, nella pagina dedicata a FB: "Social networks, for lonely people, may only show them how lonely they are." rimandando ad un articolo del Guardian in cui uno studente racconta della sua solitudine e della solitudine dei suoi coetanei: "This is not just a teenage problem. In May, the Mental Health Foundation released a report called The Lonely Society? Its survey found that 53% of 18-34-year-olds had felt depressed because of loneliness, compared with just 32% of people over 55. The question of why was, in part, answered by another of the report's findings: nearly a third of young people said they spent too much time communicating online and not enough in person." (Guardian, 2010). Una valutazione più aperta a possibili influenze positive di Internet sulle relazioni umane vedi (Benkler, 2007:451-477).
Divisione del lavoro
Quello della divisone del lavoro è un momento di analisi importante perchè "materializza" nel processo della "organizzazione" (o "organizational means") le relazioni e interazioni sociali altrimenti definite via idealtipi, unificandole in un processo empiricamente osservabile (o riproducibile via simulazione software). Questo permette di rivedere gli idealtipi che si sono usati, di interazione sociale, individuale, di gruppo, secondo il modello di Michael Mann: "zig-zag tra teoria e prasssi". Poichè all'interno degli idealtipi sono cristallizzate ben definite teorie sociologiche (Durkheim) e ideologie storiche (Marx), che sono entrate nella realtà empirica e storica come profezie autoavverantesi, le esamineremo per vederne l'applicabilità (nulla) nel caso SOS. Nel terzo sottoparagrafo (l'ape-robot) vedremo un approccio completamente diverso, interdisciplinare, "biology inspired", dove alla biologia comportamentale si associa la sperimentazione scientifica di una simulazione software di una specie di intelligenza collettiva o "swarm intelligence", o intelligenza di sciame. Qualsiasi riferimento alla sociobiologia è puramente casuale.
Solidarietà meccanica, Solidarietà organica
L'adozione di un modello “monolitico” implica una fiducia forte e completa tra i partecipanti al progetto SOS. Inglobiamo nel termine “fiducia” anche quello di “reputazione”, reputazione che si costruisce socialmente via web (Paccagnella, 2010:122-126). Linus Torvalds non controllava le modifiche e le correzioni ai bachi. Così aveva deciso dall'inizio, ma così doveva aver verificato andasse bene nei lunghi anni di sviluppo del kernel Linux. La validità di tutti gli apporti del gruppo di sviluppatori veniva provata come tenuta complessiva e allo stesso tempo dettagliata del nuovo kernel. Ma la regola d'oro, ed è una regola di “skeptical empiricism”, consiste anche nel “tener d'occhio” le modifiche ritenute contestualmente più importanti. Ad esempio il rilascio della versione 2. Al contrario il modello “closed source” o proprietario implica una sfiducia programmata sia nei confronti dell'utente finale sia soprattutto nei confronti dello sviluppatore, visto come una risorsa che può essere sempre sostituita. Una documentazione SUN (che purtroppo mi è stato impossibile rintracciare), creatrice del linguaggio Java, sosteneva le sue scelte tecnologiche software a favore di un modello completamente modulare, “a prova di stupido” o “a prova di errore”, con l'argomentazione che si deve poter cambiare o scambiare in qualsiasi momento le risorse umane usate nel progetto. A suo tempo IBM, prima di SUN, faceva una martellante campagna di sfiducia pianificata, ad esempio imponenendo ai suoi dipendenti di esporre sulla scrivania cartellini con la scritta “THINK”, o propalandoli ai suoi clienti. IBM optava subito per un inefficiente anche se “sicuro” (cioè a prova di stupido) linguaggio di programmazione come il COBOL. Non si trattava di una machiavellica manovra di contenimento dei salari dei programmatori, ma di un atteggiamento culturale di tipo aristocratico, come quello di Platone secondo cui gli affari della “Repubblica” vanno fatti gestire ai soli filosofi. In questo caso i filosofi erano i costruttori politico-culturali del linguaggio closed source che i programmatori necessariamente avrebbero dovuto usare per essere più produttivi in termini quantitativi. Anche Microsoft, dopo l'iniziale epopea del Basic, rilasciava i suoi vituperati (dagli hacker) ambienti “visuali” di sviluppo software che non permettono la piena padronanza del codice prodotto. Questa politica tecnologica contrastava nettamente la filosofia del linguaggio C, nato ai Bells Lab, fondata su un fanatico assunto ecologico di risparmio delle risorse hardware e di un contemporanea richiesta di maggiore impegno e abilità umani. Del C si innamoravano subito i programmatori IBM, e moltissimi altri, compresi quelli di Microsoft, usandolo e introducendolo de facto come standard. Linux ad esempio è scritto totalmente in C, tranne alcune piccole parti in Assembly (linguaggio macchina). La differenza di rendimento, al momento dell'esecuzione del programma, tra il C e gli altri linguaggi “facili” è di un ordine di grandezza a due cifre. La differenza di rendimento dello sviluppatore è difficile da valutare: in C si riesce a fare in poco tempo cose difficili che sono impossibili con i linguaggi "guidati". I quali invece con un click fanno le cose facili che poi però è difficile controllare e modificare. Questo è un limite per la adattatività del software con i suoi necessari processi di modifica e implementazione (in previsione di un ciclo di vita del prodotto che è molto ampio per il SOS e invece molto corto per il software proprietario). La scelta del linguaggio è un elemento centrale nella costituzione di una cultura hacker diffusa e allo stesso tempo differenziata. Attualmente si contano circa 500 linguaggi di programmazione, tra cui i più di moda sono presenti nello schema a pag.10 : Perl, Ruby, Python. Il modello monolitico implica una omogeneità diffusa nel codice prodotto (comportamento), quindi una omogeneità derivante in primis dallo stile di programmazione e in second'ordine da una attualizzazione produttiva generalizzata della cultura hacker. Per lo meno a livello di progetto SOS, ma non solo. Si genera così una cooperazione-solidarietà che E.D.Durkheim avrebbe definito meccanica. In queste comunità virtuali si "parla" lo stesso linguaggio, o anche altri linguaggi condivisi. Si fluttua all'interno di una cultura fluida ma comune, nuova, difficilmente definibile, ma robusta, anche se non prevista nell'"Ideologia Tedesca". E' come se la solidarietà meccanica di E.D.Durkheim avesse battuto la sua stessa solidarietà organica, tipica delle grandi corporations come IBM, SUN, Microsoft, Oracle, riproponendosi sullo scorcio della fine del XX secolo come “solidarietà meccanica virtuale”. Ma bisogna tener conto della non reversibilità storica degli standard introdotti ad esempio da IBM, SUN, Microsoft, cioè di tutto lo hardware e il software introdotto da queste corporations capitalistiche, nonché del fatto che molti degli hacker che partecipano ai progetti Open Source sono dipendenti di queste stesse corporation (Paccagnella, 2010:75). La solidarietà meccanica del SOS quindi si “basa” comunque, come su uno stack, sulla solidarieà organica sviluppata precedentemente dalle corporation. La compenetrazione è tale da “indurre a parlare di un revival dell'etica capitalistica nel mondo dell'open source” (Paccagnella, 2010:75). Ma la contaminazione tra i due mondi è reciproca. I dipendenti delle corporation che partecipano ad un progetto open source difficilmente tornano indietro, perchè è bello lavorare in una comunità virtuale open source. Nel caso di Wikimedia poi gli sviluppatori sono dipendenti di una Fondazione Open Source che diffonde software ma soprattutto “conoscenza open source” (Paccagnella, 2010:149) raccogliendo donazioni, contributi, finanziamenti. Le relazioni nell'ambito open source hanno una spontaneità, una imprevedibilità, e soprattutto una complessità che sarebbe più opportuno definire organiche e che solo il mondo vivente della biologia possiede. La sociologia strutturalista o sistemica, compresa quella di Marx, si preoccupa dell'ordine sociale nel senso pratico del “chi deve fare cosa”, in un modo che sarebbe corretto definire meccanico. Il “chi” umano può variare come nella sostituzione di un pezzo di macchina, mentre il “cosa”, un artefatto materiale o immateriale o più probabilmente un mix di entrambi, deve essere costruito secondo gli standard minimi di qualità richiesti in quello specifico contesto storico. Questa concezione meccanica è ben esemplificata da K.Marx quando parla della cooperazione: “Ogni lavoro sociale in senso immediato, ossia ogni lavoro in comune, quando sia compiuto su scala considerevole, abbisogna, più o meno, d'una direzione che procuri l'armonia delle attività individuali e compia le funzioni generali che derivano dal movimento del corpo produttivo complessivo, in quanto differente dal movimento degli organi autonomi di esso. Un singolo violinista si dirige da solo, un'orchestra ha bisogno di un direttore” (Marx, 1956:28). Da notare la centralità meccanica del fattore di scala, del passaggio quantitativo considerato determinante da K.Marx dal singolo violinista alla pluralità di un'orchestra, ignorando tutto il contesto materiale e immateriale. B.Latour avrebbe molto da dire sulle relazioni tra attori umani e non, nello specifico tra violino e violinista. Sulle interazioni tra violinista, orchestra, strumenti solisti, pubblico, direttore d'orchestra, organizzazione teatrale, squadra dei vigili del fuoco presenti in sala, diritti d'autore sulla musica, vedremo lo sviluppo di Linux e "La Cattedrale e il Bazar" (Raymond, 1997).
Marx e il direttore d'orchestra
L'esempio del direttore d'orchestra pone problemi interessanti sul tema della cooperazione umana. Marx stranamente fa un esempio culturalista, dove non si tratta di produrre merci o servizi ma di realizzare opere artistiche in modo creativo, secondo pratiche che risalgono ad un mondo pre-industriale. Fa un esempio che va contro tutta la sua teoria. Perchè la produzione di arte è un punto critico per la sua teoria dello sfruttamento come estrazione di plusvalore-pluslavoro. Perchè esalta l'individualità del direttore d'orchestra, dell'autore della musica, degli stessi orchestrali contro la sua teoria delle classi che annullano l'individuo. Perchè la "produzione sociale" di una esecuzione orchestrale non ha niente a che fare con la sua teoria della "produzione sociale": "...nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, rapporti di produzione che corrispondono ad un determinato grado di sviluppo delle loro forze produttive materiali. L'insieme di questi rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società, ovvero la base reale sulla quale si eleva una sovrastruttura giuridica e politica e alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale" (Marx K., 1976:46). L'espressione di "forme determinate della coscienza sociale", come ad esempio una performance musicale, implica gli stessi meccanisni gerarchici di produzione sociale basati sulle "forze produttive materiali" [Nota di RRN: l'enfasi è mia]. Per inciso e per tornare al tema della inesistenza della società e del "sociale" come spiegazione dei fenomeni "societali" (Mann, 1986:cap.1), si noti che Marx nella espressione iniziale "nella produzione sociale della loro esistenza" [Nota di RRN: l'enfasi è mia] introduce come dati per scontato i rapporti sociali che organizzano la produzione dell'esistenza umana e che costituiscono un sottoinsieme della "società" che ne garantisce l'esistenza materiale. Questo significa spiegare la società con la società. Fa poi sparire questi rapporti sociali all'interno del determinismo assoluto di un non meglio precisato "grado di sviluppo delle loro forze produttive materiali", per farli riapparire, non si sa in quale posizione, come "forme determinate della coscienza sociale" [Nota di RRN: l'enfasi è mia]. Per perfezionare l'approccio sistemico Marx non si accontenta di una struttura ma ne introduce una seconda messa sopra alla prima, e forse una terza di stampo culturale (le "forme determinate della coscienza sociale); lascia così agli eredi della sua teoria (in primis F.Engels) l'oneroso e ingrato compito di studiare le relazioni tra le due ( o tre) "strutture". Cito un esempio di applicazione della teoria marxiana della divisione sociale del lavoro che spiega la tragedia e il collasso della rivoluzione bolscevica del 1917 come travagliata ma indiscussa prosecuzione empirica della scuola filosofica e sociologica marxista: “Gli ultimi capitoli hanno rivelato errori più persistenti pertinenti la storia mondiale compiuti da movimenti dei lavoratori eccessivamente produttivisti e statalisti, sotto la influenza del Marxismo e del Luteranesimo, particolarmente incapaci di apprezzare le complessità distintive delle lotte agrarie, convertendo così potenziali alleati contadini in nemici.” (Mann, 1993:725). Per il SOS invece, nonostante la sua modernità, l'esempio del direttore d'orchestra calza fin nei dettagli, proprio perchè introduce le creatività individuali dell'autore, del direttore, degli orchestrali tutti. Perchè produce beni immateriali che creano piccole comunità virtuali che ascoltano e producono la musica uniti in un corto circuito dove l'ascolto è anche co-produzione estetica. Il rapporto economico di scambio monetario di mercato, il pagamento del biglietto, è marginale, quasi fastidioso. La performance viene preparata dal direttore d'orchestra e dai musicisti testando assieme "il prodotto" fino al rilascio finale, come nel debugging di un SOS. L'autore ha il suo copyright, ma il direttore prende, usa, trasforma lo spartito dell'autore come ogni utente finale può fare gratuitamente e liberamente di un SOS. Non a caso i SOS recano con sè, a conlusione del download, l'invito "Enjoy". Il rapporto tra autore, direttore, orchestra, pubblico non è gerarchico. Come nel SOS l'organizzazione del lavoro non è gerarchica ma paritaria anche se basata su una leadership riconosciuta. E' molto importante sottolineare la scaletta di possibili interazioni gerarchiche tra autore, direttore o interprete, orchestrali, pubblico. Nel rapporto tra autore e direttore/interprete c'è il classico copyright dei "beni dell'ingegno umano" (Paccagnella, 2010:97); oggi molti registi cinematografici comprano gli interi diritti d'autore di un libro e lo modificano, stravolgendolo a loro piacimento, per scrivere la sceneggiature del film. Si innesca una complessificazione del prodotto culturale con il rilancio del libro originale e accurate comparazioni tra l'opera scritta e l'opera filmica. Quest'ultima è decisamente prevalente sulla prima mentre tra autore di spartiti musicali e direttore d'orchestra il rapporto è sempre a vantaggio del "creatore originale", perchè l'esecutore non può stravolgere il testo originale e perchè il film ha una forte valenza commerciale di produzione capitalistica di un bene culturale di larga diffusione. L'interazione tra direttore e orchestrali potrebbe assomigliare vagamente sul piano formale a quella di una precisa divisione del lavoro di tipo corporativo medievale o di una grande "bottega" rinascimentale. Ma senza addentrarci in una analisi di questo tipo, concludiamo che le differenze sono abissali, soprattutto nel rapporto triangolare degli orchestrali con il progettista (l'autore dello spartito), il direttore (interprete e interfaccia con il pubblico), il pubblico presente nell'auditorium. Nel caso del regista il rapporto con la complessa struttura di produzione del film è forse più gerarchico e frazionato, anche se non si può certo dire che un set cinematografico holywoodiano assomigli ad una fabbrica fordista. Arriviamo al punto fondamentale dell'interazione tra autore, direttore, orchestra, da un lato, unificati come performance unica, e il pubblico inteso riduttivamente come unità dall'altro. Questo rapporto non è gerarchico, non solo, ma è di una incredibile sottigliezza e complessità. Si può parlare di una forma di sociazione ludica così definita: "La sociazione è quindi la forma, che si realizza in innumerevoli e differenti modi, in cui - sulla base di quegli interessi sensibili o ideali, momentanei o durevoli, consci o inconsci, che spingono in modo causale o che muovono in modo teleologico - gli individui crescono insieme in un'unità in cui questi interessi si realizzano" (Simmel, 2005). Questa di Simmel è un'ottima descrizione delle comunità virtuali del SOS. Precisiamo le caratteristiche fondamentali indicate da Simmel: l'esclusione di tutto ciò che per la personalità ha un'importanza oggettiva come status, successo, fama, ricchezza, per arrivare ad un tendenziale rapporto tra eguali; l'avere sè stessa come unico scopo; l'elaborazione e la trasformazione in forma ludica e leggera della realtà della vita. Nel caso della produzione capitalistica, tutti questi rapporti invece sono fortemente gerarchici e asimmetrici, sono mortalmente "seri" ed escludono ogni leggerezza ludica, soprattutto non hanno sè stessi come unico scopo (il lavoro serve solo a guadagnare salari/stipendi). Le interazioni umane nelle imprese capitalistiche sono oggi in fase di rapida trasformazione soprattutto in direzione di una sempre maggiore futilità e fragilità del rapporto di lavoro. Trovandole molto diverse da come vengono usualmente descritte rimando al paragrafo "Nota autobiografica" confermando che la differenza tra una comunità virtuale SOS e il lavoro informatico in imprese capitalistiche è sostanzialmente quello tracciabile con la socievolezza di Simmel. La stessa cosa vale nella scienza, nella tecnologia, nella cultura in genere. Quello che Marx sottovaluta è l'intero processo di co-struzione sociale dell'arte, della cultura, della tecnoscienza (da lui inglobata come un blocco di granito nel "capitale"). Sparisce in questo modo l'intera fase, delicatissima, della "progettazione" dell'"opera" artistica, culturale, tecnoscientifica. Che si tratti di processi anche non intenzionali ha poca importanza. Con Linux questa "progettazione individuale" con l'apporto asincrono di tutti gli altri attori sociali diventa, grazie alla materialità-immaterialità di Internet, una progettazione sincrona collettiva (tendenzialmente). Sicuramente tracce di questo mutualismo creativo erano sempre state presenti storicamente, ad esempio, nelle corporazioni medioevali. Ma il motore attivato da Linux del "debugging" quotidiano, massivo, collettivo, ha portato la trasparenza del progetto e la possibilità di interazione della comunità sviluppatori/utenti-finali a livelli mai raggiunti prima. Il livello di scambio culturale è così intenso che porvi dei freni sarebbe la morte dell'intero processo di sviluppo. Processo che nei ritmi dell'hardware informatico assume le caratteristiche di una metafora biologica, quale potrebbe essere la replicazione genica via DNA/RNA. Gli stessi problemi di licenza d'uso si pongono nel campo della ricerca scientifica, dove i processi tendenziali di apertura si oppongono ad analoghi processi di chiusura delle conoscenze (Paccagnella, 2010:101,Nota9), con una recente prevalenza dei primi (citazione sulle peer review).
L'ape-robot
"Migliaia di insetti robot sono pronti a levarsi in cielo con una missione comune" (Le Scienze, maggio 2013:91). Gli autori sono un professore di "Biologically Inspired Engineering", una professoressa di informatica specializzata in ricerca sul comportamento collettivo, fondato a sua volta su Intelligenza Artificiale, Robotica, Biologia, ed un professore di elettrotecnica ed informatica. Il loro obiettivo è quello di creare degli sciami di api-robot che sostituiscano l'impollinazione delle api naturali, dopo la moria drammatica di una altissima percentuale di colonie. Questo è un buon indice di una crisi ambientale dagli effetti imprevedibili e molto, molto pericolosi. Estraggo dall'articolo l'aspetto di biologia comportamentale da cui partono gli autori (il regime "sociale" delle api, la loro cooperazione, la loro efficienza nella divisione del lavoro, la loro capacità di adattare "socialmente" comportamenti di routine ad eventi imprevisti quali la morte della regina, la comparsa o la scomparsa di cibo, l'apparizione di epidemie nell'alveare-nursery. Passo poi ai loro modelli sperimentali di comportamento collettivo: "Del resto sarebbe difficile capire il comportamento emergente dei sistemi fisici se non facessimo prove con hardware vero." (Le Scienze, maggio 2013:95). Per inciso, ricerche parallele sulle api, nel numero precedente di Le Scienze, confermano che le tre attività principali delle api-operaie (le tuttofare), sono la cura della regina, l'aprovvigionamento di cibo, la manutenzione e pulizia dell'alveare (che è una nursery di api-operaie; ad un osservatore sociologico potrebbe sembrare una situazione post-fordista). In questa analisi del comportamento delle api operaie è stata rilevata una "carriera" nei tre ruoli basata sull'età (nella biologia comportamentale alcuni aspetti non sono spiegati, non potendo parlare di "esperienza" nel caso delle api operaie).I ricercatori hanno problemi immediati di ingegneria del robot ma soprattutto di "organizzazione" dell'alveare. Tentano di ricostruire via software "l'intelligenza di sciame". I due punti importanti dell'esperimento, oltre la solita convergenza di protesi materiali e immateriali, sono l'ispirazione ad un modello biologico naturale di comportamento sociale senza leader, e la sua traduzione in un modello di simulazione software che viene sperimentato. Nell'approccio "filosofico" di Marx e Durkheim manca completamente l'idea della sperimentazione. Durkheim, con l'uso delle statistiche (soprattutto Halbwachs), cerca di monitorare l'esistente, ma non produce modelli innovativi di società da "sperimentare". Tenta solo di mantenere "l'ordine sociale" che conosce. Tenta di mantenere le cose così come sono, senza preoccuparsi della dinamicità della storia acceleratasi proprio ai suoi tempi (Comune di Parigi etc). L'approccio pragmatico della scuola americana viene confermato ancora una volta: se tento di costruire una protesi (materiale e immateriale) ho la possibilità di "conoscere" la natura. Le api robot mi aiutano a conoscere le api. Il software di organizzazione di un alveare probabilmente sarà utile per "organizzare" una città o scoprire proprietà emergenti di una intelligenza di sciame "umana". Il punto centrale dell'articolo, su cui invito a riflettere, e che spiega probabilmente l'ordine sociale di Durkheim e la coperazione dell'orchestra di Marx, è: la divisione intelligente del lavoro. Cioè una divisione del lavoro in cui è l'agente singolo (essere umano o robot) che ha un software individuale che lo allinea al comportamento degli altri. Questa capacità non può essere la norma di Durkheim o i ruoli interiorizzati di T.Parsons, perchè non ci sono leader, cioè le decisioni sono completamente decentralizzate, pur restando coordinate. Non solo ma nessuna omeostasi può spiegare il cambiamento endogeno della "struttura". Ma l'aspetto più importante ancora è che queste "decisioni senza leader" si adattano ai cambiamenti imprevisti in qualunque punto si verifichino e qualunque sia l'ape operaia-robot che lo rilevi. Questo implica una enorme resilienza del sistema ed una sua adattività molto significativa. Si potrebbe assimilare questa "divisione intelligente del lavoro" alla intelligenza Collettiva vista nelle CoP, che origina una "Implicitly held Knowledge" che funziona come i comportamenti "innati" delle api. Questo modello di "divisone intelligente del lavoro", privo di leader o di autorità centrali, è stato adottato anche dalle società umane: ne restano tracce a livello antropologico, anche recente, nelle attività "sociali" dei raccoglitori-cacciatori residui, pigmei mbuti, bushmen del Kalahari, aborigeni australiani, nativi americani poco prima del genocidio. Ne restano tracce archeologiche significative nella civiltà pre-statali, quindi senza un potere centrale di direzione e coordinamento, quali le civiltà megalitiche di Stonehenge (Sewell, 2008:64), le civiltà della Antica Europa (Catalogo, 2008). I problemi che la specie umana deve oggi affrontare sono problemi derivanti da modifiche ambientali indotte dalla specie umana stessa. E' questo che rende difficili le soluzioni nel nostro caso umano. La cultura e gli artefatti, le protesi di vario tipo che hanno creato un problema, difficilmente si possono modificare per affrontare i problemi che hanno creato. Nemmeno l'attuale tecnologia o tecnoscienza nè la vantata efficienza del mercato lo possono fare in tempi utili (Donella e Dennis Meadows et al, 2006:270-271).
Il modello biologico dell'alveare
"Ora consideriamo l'alveare. Le colonie di api non hanno nè supervisori nè autorità centrali, eppure decine di migliaia di insetti si dividono il lavoro e svolgono i compiti necessari per la salute dell'alveare. Quando c'è bisogno di più polline partono alla ricerca più api del solito. Quando l'alveare ha bisogno di manutenzione, le api restano a casa. e se qualcosa va storto, per esempio se la regina muore inaspettatamente, gli insetti si adattano in fretta alle nuove circostanze. Come fa una colonia numerosa a prendere decisioni complesse senza perdere tempo, senza confusione dovuta a possibili incomprensioni, e soprattutto senza nessuno al potere?" (Le Scienze, maggio 2013:91). L'obbiettivo dei ricercatori è quindi quello di realizzare uno sciame di robot coordinati, non tanti singoli robot e nemmeno un solo singolo robot che comprenda nelle sue funzioni quelle di un intero sciame. Se consideriamo i piccoli robot, tralasciando le api che hanno fornito il modello, potremmo parlare di una società di robot, anzichè di sciame, un termine che rimanda alla zoologia. "Fin dai primi anni novanta gli informatici che lavorano nell'ambito della cosiddetta <<intelligenza di sciame>> (swarm intelligence) hanno generato potenti algoritmi ispirati agli insetti sociali, per simulare comportamenti che vanno dalle strategie di ricerca coordinata alla divisione intelligente del lavoro. Pur disponendo di questi algoritmi, purtroppo, uno sciame non può essere gestito come un solo robot." (Le Scienze, maggio 2013:94-95). Questo è il passaggio fondamentale: l'algoritmo da usare riguarda l'intera colonia: "Dobbiamo poter tradurre comandi globali in programmi di comportamento individuale: ci serve un linguaggio di programmazione per le colonie." (ibidem). Assomiglia alla via scelta da Durkheim, un algoritmo di comando globale che si traduca in un programma di comportamento individuale. Ma i ricercatori non sapendo come fare scelgono due strade, due software. Il primo chiamato Karma riceve le "informazioni" dai robot e definisce l'allocazione ottimale delle risorse destinate ai diversi compiti. Qui il modello sembra quello del "mercato" della scuola neo-classica che realizza il perfetto equilibrio della allocazione di risorse, molto diverso dal modello Durkheim. Ma spunta una seconda alternativa, molto più interessante, anche se apparentemente complessa: "Un altro approccio, chiamato OptRAD (da Optimizing Reaction Advection Diffusion), tratta la colonia di robot volanti come un fluido che si diffonde nell'ambiente. In questo caso ogni RoboBee usa un algoritmo probabilistico per decidere se svolgere un compito o meno in base alo stato dell'ambiente in quel momento. Trattare il sistema come se fosse un fluido permette a OptRAD di ragionare a un livello superiore in merito ai risultati attesi, e di modificare il comportamento per adattarlo alle nuove circostanze." (ibidem). Questo modello è più vicino all'individualimo metodologico di Weber, pur rimanendo un modello tutto da sperimentare sui piccoli robot, e valido solo per loro. L'ipotesi che si può fare sull'orchestra è che anche a livello umano, con la frequentazione faccia a faccia e l'esperienza di attività comuni, si sviluppi una intelligenza di gruppo, o collettiva come quella delle CoP, che permette una divisione del lavoro sincronizzata a livelli di efficienza "biologica" grazie alla sua "Implicit Knowledge". La funzione del direttore è solo quella di "realizzare lo sciame" su quella specifica performance, o di creare una CoP che duri il tempo della tournée artistica. L'articolo prosegue dicendo: "Il progetto è open source: chiunque sia interessato può creare i propri Kilobot oppure comprarne già pronti da K.Team, un'azienda che opera nel settore educational. La nostra speranza è che la disponibilità di un kit di robotica standard ispiri nuove idee e stimoli il progresso, in modi che per i singoli sarebbero impossibili. In fondo anche noi come le api, abbiamo bisogno del potere della collettività per diventare qualcosa di più della somma delle nostre parti." (ibidem). L'Open Source entra nella "organizzazione" e divisione del lavoro "intelligente" e necessaria.
La Cattedrale e il Bazaar
E' il racconto riflessivo di ESR della sua esperienza del modello Linux (il Bazaar), realizzata nel progetto fetchmail (un software di servizio per la posta elettronica), dopo la sua esperienza in GNU (la Cattedrale). Da enfatizzare, in questa narrazione antropologica, la valenza di "ingegneria sociale" riflessiva. O meglio il tentativo intenzionale di ESR di unire e fondere l'aspetto tecnologico di ingegneria del Software con l'aspetto antropologico, sociologico, psicologico, di "costruzione sociale", per quanto abbozzata e DIY. Si può accostare ESR alla figura dello "engineer" tecnocratico del T.Veblen di "The Theory of the Business Enterprise". Veblen generalizza il conflitto tra gli uomini d'affari e gli ingegneri, dicendo che la società umana comporta sempre dei conflitti tra le norme esistenti basate sugli interessi costituiti e le nuove norme, sviluppate da una tendenza innata nell'uomo di manipolare e conoscere il mondo fisico in cui esistiamo. Inoltre ha generalizzato il suo modello includendovi la sua teoria degli istinti e dei processi di evoluzione, assorbite da Sumner, dalla sua stessa lettura della scienza evolutiva, e dalla filosofia pragmatica imparata da Peirce. L'istinto di curiosità oziosa ha portato gli esseri umani a manipolare la natura in modo nuovo, e questo ha portato a cambiamenti in quelli che T.Veblen ha definito i mezzi materiali della vita. Perché, come per i Pragmatisti americani, le nostre idee sul mondo sono una costruzione umana piuttosto che specchi della realtà, cambiare i modi di manipolare la natura conduce al cambiamento dei costrutti culturali e delle nozioni di verità e di autorità, così come dei modelli di comportamento (istituzioni). Le società e le economie si evolvono di conseguenza, ma lo fanno attraverso un processo di conflitto tra interessi di parte e le forme vecchie e le nuove. Questa è la visione di T.Veblen, di cui forse ESR è ignaro. La novità di "La Cattedrale e il Bazaar" rispetto alla analisi di Veblen nei primi del 900, è consistente: ESR oltre ad essere un "engineer" si considera un "anthropologist" (come T.Veblen stesso in fondo). Quindi unisce in modo seminale l'aspetto di "management" (o di "cultura superiore" à la T.Veblen) alla "cultura tecnica" (sempre à la T.Veblen). ESR è molto amico di RMS, pur se su posizioni politiche contrapposte. Entrambi sono di Boston, entrambi hanno lavorato nel progetto GNU. Ma ESR si accosta all'esperienza Linux di Linus Torvald e fonda con lui la Open Source Initiative, più aperta sul piano delle licenze e degli scambi con le grandi corporations (ad es. IBM). Il rapporto tra RMS e Linus Torvald è invece più difficile. Durante una polemica sulla nuova versione di licenza della GNU, GPL 2, RMS definisce Linus Torvald: "an engineer". E' come se la cultura restrittiva della difesa dei diritti (la libertà negativa della GPL 2) si scontrasse con la libertà positiva dell'espansione della innovazione, resa possibile dalla diffusione del software libero "comunque", magari finanziato dalle "major". In questo triangolo ESR rappresenta forse un punto di mediazione nella cruciale vicenda storica del SOS che trova un momento di sintesi monolitica "concreta" e "non-umana" nel sistema operativo puntigliosamente ridefinito "GNU-Linux". Sul tema di una "ingegneria sociale gradualistica" proposta da K.Popper, la gerarchia dei bisogni, la "concorrenza posizionale", l'adeguamento dello sviluppo tecnologico ed economico ai "valori dello sviluppo umano", vedi "La patologia dei bisogni" (Rao, 2011:cap.XIII). Sul tema della "libertà negativa" e della possibilità di una "libertà positiva" (quest'ultima nonostante tutte le sue terribili casistiche storiche) vedi (Rao, 2011:147-149) e soprattutto (Bobbio, 2009:662, indice analitico, Libertà). ESR verrà analizzato come figura emblematica nel paragrafo sulla cultura hacker. Il rapporto riflessivo tra aspetto tecnologico, quello delle interazioni sociali e quello dei rapporti uomo-ambiente, diventa esplicito e maturo con Marcin Jakubowski fondatore di Open Source Ecology.
Il Bazaar Linux
"La cattedrale e il bazaar. Linux è sovversivo. Chi avrebbe potuto pensare appena cinque anni fa che un sistema operativo di livello mondiale sarebbe emerso come per magia dal lavoro part-time di diverse migliaia di hacker e sviluppatori sparsi sull'intero pianeta, collegati tra loro solo grazie ai tenui cavi di Internet? Certamente non il sottoscritto. Quando Linux fece la sua comparsa nel mio raggio d'azione all'inizio del 1993, mi ero occupato dello sviluppo di Unix e di software open source per dieci anni. Ero stato uno dei primi collaboratori al progetto GNU a metà anni '80. Avevo distribuito su Internet un buon numero di software open source, realizzando da solo o in collaborazione con altri parecchi programmi (nethack, Emacs VC e GUD, xlife, etc.) ancor'oggi ampiamente utilizzati. Pensavo di sapere come bisognasse fare. Linux stravolse gran parte di quel che credevo di sapere. Per anni avevo predicato il vangelo Unix degli strumenti agili, dei prototipi immediati e della programmazione evolutiva. Ma ero anche convinto che esistesse un punto critico di complessità al di sopra del quale si rendesse necessario un approccio centralizzato e a priori [NdR: l'enfasi è mia]. Credevo che il software più importante (sistemi operativi e strumenti davvero ingombranti come Emacs) andasse realizzato come le cattedrali, attentamente lavorato a mano da singoli geni o piccole bande di maghi che lavoravano in splendido isolamento, senza che alcuna versione beta vedesse la luce prima del momento giusto. Rimasi non poco sorpreso dallo stile di sviluppo proprio di Linus Torvalds - diffondere le release presto e spesso, delegare ad altri tutto il possibile, essere aperti fino alla promiscuità. Nessuna cattedrale da costruire in silenzio e reverenza. Piuttosto, la comunità Linux assomigliava a un grande e confusionario bazaar, pullulante di progetti e approcci tra loro diversi (efficacemente simbolizzati dai siti contenenti l'archivio di Linux dove apparivano materiali prodotti da chiunque). Un bazaar dal quale soltanto una serie di miracoli avrebbe potuto far emergere un sistema stabile e coerente. Il fatto che questo stile bazaar sembrasse funzionare, e anche piuttosto bene, mi colpì come uno shock." (LCEIB).
Il progetto fetchmail
La scelta di ESR è stata quella di sperimentare in un progetto OS reale, la implementazione di "fetchmail", il metodo "bazaar" seguito da Linus Torvalds per Linux. L'obiettivo di ESR era quello di essere più produttivo, non solo più buono o più bello o più etico. La premessa necessaria per capire quanto è avvenuto è questa: uno dei problemi principali del software sono i bug, i bachi, gli errori di programmazione, scrittura, design. Correggerli dopo averli scovati è la via ad un software funzionante, pulito, efficace, robusto, ecologico (efficiente). Il metodo seguito in Linux consisteva nel rendere subito disponibili a tutti le versioni nuove da sottoporre a prova. Anche agli utenti finali potevano disporre di questi release (in molti casi giornalieri o "nightly built"). Gli utenti diventavano co-sviluppatori segnalando e molte volte correggendo i bachi. "Coltivati in maniera appropriata, gli utenti possono trasformarsi in co-sviluppatori. Altro punto di forza della tradizione Unix, portato felicemente agli estremi da Linux, è che molti utenti sono essi stessi degli hacker. Ed essendo i sorgenti disponibili a tutti, possono diventare degli hacker molto efficaci. Qualcosa di tremendamente utile per ridurre il tempo necessario al debugging. Con un po' d'incoraggiamento, ogni utente è in grado di diagnosticare problemi, suggerire soluzioni, aiutare a migliorare il codice in maniera impensabile per una persona sola... Trattare gli utenti come co-sviluppatori" (LCEIB). Quando il sw era abbastanza maturo venivano fatti dei test generali per scovare gli ultimi bachi prima di un rilascio "ufficiale" alla comunità. Il Rilascio della versione 2 di Linux ha dovuto attendere eccezionalmente un anno di test, a causa del timore manifestato da molti co-sviluppatori della persistenza di bachi non scoperti. "Sono in debito con Jeff Dutky (dukty@wam.umd.edu) per aver sottolineato come la Legge di Linus possa essere definita anche: “Il debugging è parallelizzabile”. Jeff fa notare come nel corso dell'intero processo, pur richiedendo il coordinamento di uno sviluppatore che curi le comunicazioni tra quanti si occupano del debugging, questi ultimi invece non richiedono particolare coordinamento. In tal modo non si cade preda della notevole complessità e dei costi gestionali imposti dal coinvolgimento di nuovi sviluppatori." (LCEIB) [NdR: vedi per confronto la cooperazione di Marx e Durkheim]. Ma questo successo non è dovuto a un miracolo. Implica semplicemente la capacità dei co-sviluppatori di leggere attraverso il codice sorgente (in linguaggio C) le "intenzioni" dell'autore del codice [NdR: per codice si intende una parte del programma software]. E quindi correggere i bachi rispettando le intenzioni dell'autore. In casi eccezionali Linus Torvalds sostituiva un pezzo intero di codice riscrivendolo, ma erano casi eccezionali e motivati. Anche nel caso "fetchmail", "Questi semplici accorgimenti produssero una ricompensa immediata. Fin dall'inizio del progetto, mi arrivavano report sui bug presenti di una qualità che qualunque sviluppatore avrebbe invidiato, spesso con buone soluzioni in attach. Ho ricevuto mail piene di critiche costruttive, lodi sperticate, suggerimenti intelligenti. Il che ci porta a: Se tratti i beta tester come se fossero la risorsa più preziosa, replicheranno trasformandosi davvero nella risorsa più preziosa a disposizione." (LCEIB) [NdR. Teorema di Thomas o self-fulfilling prophecy]. E' possibile che anche l'Iliade e l'Odissea siano state scritte in questa maniera? I partecipanti allo sviluppo di fetchmail, oltre allo stesso ESR, naturalmente, lavoravano volontariamente al progetto, mantenendosi con altri lavori normali e noiosi, a cui erano poco interessati.Detto questo, una "Importante caratteristica di costoro è una sorta di ozio costruttivo." (LCEIB), che secondo ESR garantisce la qualità del loro contributo. Vedi la distinzione tra, e la auspicata ricomposizione di, Labor e Poiesis (Signorelli, 2007:196).
Il punto di svolta
"Il vero punto di svolta del progetto ebbe luogo quando Harry Hochheiser mi spedì il codice iniziale per fare il forward alla porta SMTP della macchina client. Mi sono reso immediatamente conto che l'implementazione affidabile di tale funzione avrebbe reso pressoché obsoleta ogni altra modalità di consegna della posta. Per molte settimane mi ero messo a giocare con l'interfaccia di fetchmail, passabile ma disordinata - poco elegante e con troppe opzioni sparse tutt'intorno. Tra queste mi davano particolarmente fastidio, anche senza capire perché, quelle utilizzate per trasferire la posta prelevata in una certa mailbox o altrove. Quel che mi veniva in mente pensando alla funzione del “SMTP forwarding” era che popclient voleva cercare di far troppe cose. Era stato ideato per essere sia un “mail transport agent” (MTA) sia un “mail delivery agent” (MDA) a livello locale. Con il forward SMTP avrebbe potuto smettere di essere un MDA per divenire un puro MTA, trasferendo ad altri programmi la posta per la consegna locale, proprio come fa sendmail. Perché darsi da fare a sistemare le complesse configurazioni per un MDA o le impostazioni per le mailbox, quando innanzitutto è quasi sempre garantito che la porta 25 rimane disponibile per questo su ogni piattaforma con supporto TCP/IP? Soprattutto quando ciò significa che i messaggi prelevati appariranno come posta SMTP normalmente inviata dal mittente, che è poi quel che stiamo cercando di ottenere. Ci sono diverse lezioni da trarre a questo punto. Primo, l'idea del “SMTP forwarding” era la prima grossa ricompensa per aver tentato coscientemente di emulare i metodi di Linus. Era stato un utente a suggerirmi questa fantastica idea - non mi restava che comprenderne le implicazioni. ... La cosa migliore, dopo l'avere buone idee, è riconoscere quelle che arrivano dagli utenti. Qualche volta sono le migliori. Fatto interessante, è facile scoprire che se sei completamente onesto e autocritico su quanto è dovuto agli altri, il mondo intero ti tratterà come se ogni bit di quell'invenzione fosse opera tua, mentre impari a considerare con sempre maggior modestia il tuo genio innato. Abbiamo visto come tutto ciò abbia funzionato a meraviglia con Linus! " (LCEIB). Un pò di psicologia e di analisi della interazione sociale. Come abbiamo visto Eric S.Raymond imposta in modo altamente collaborativo e motivante il suo rapporto con gli utenti-cosviluppatori. La platea a là Goffman a cui ESR parla sono gli utenti-cosviluppatori e la comunità di hacker, tra cui il mitico Larry Wall, autore del linguaggio Perl, che Eric cita esplicitamente. Eric prende subito in considerazione la soluzione proposta da Harry Hochheiser anche se questo comporta da subito un cambio di paradigma nel design del programma. Si intrecciano questi elementi secondo vari piani di corrispondenza:
- la soddisfazione di veder trasformato il software in qualcosa di paragonabile in piccolo a Linux,
- essere utile alla comunità di hacker cui lui stesso appartiene. L'utilità apportata alla comunità viene espressa in termini di competizione aggressiva (applicazione killer), di ecologia (conquista di una nicchia), di necessità funzionalista (nella gestione delle email)
- la consapevolezza autoriflessiva di essere un ottimo coordinatore di progetto open source
- la consapevolezza di aver saputo accettare una idea da un altro trasformandola in un coraggioso cambio di paradigma. L'idea di Harry Hochheiser lo ha obbligato a questa trasformazione ma Eric ha dovuto ri-disegnare Fetchmail (e il disegno software è la sua specifica abilità)
- l'aver portato a termine con successo un test e una contemporanea teorizzazione del paradigma Linux-Bazaar. L'equilibrio notevole tra la prassi (disegno e sviluppo dl software) e la teoria (modello di coordinamento del progetto) è dimostrato anche dalla bibliografia presente in LCEIB.
Il fatto che Eric citi per nome Harry Hochheiser segnala la forza della significatività del suo ricordo. Per concludere " Credo che simili risultati siano impossibili da perseguire o da pianificare. Devi esser trascinato dentro la storia da idee così potenti che, col senno di poi, quei risultati appaiono del tutto inevitabili, naturali, perfino prestabiliti. L'unico modo per provarci è farsi venire un sacco di idee, oppure avere la capacità di portare le idee degli altri al di là del punto in cui essi stessi credevano potessero arrivare." (LCEIB).
Nota autobiografica
Come autore di questa tesi di laurea devo precisare che ho lavorato come informatico per circa 40 anni, dal 1968 al 2008, in grandi aziende commerciali private, in una multinazionale americana, in software house grandi, medie e piccole. Ho praticato da studente una auto-formazione marxista che ho gradualmente rifiutato a favore di una concezione ecologista centrata sulla possibilità teorica e pratica di una produzione, consumo, scambio e distribuzione alternativi e sostenibili. Non ho mai dato grande peso alla filosofia adottando da subito un approccio neo-positivista più interessato allo sviluppo delle varie scienze. Con questa prospettiva "diversa", dopo una certa militanza come uno dei rari studenti iscritti nel Partito Comunista, ho partecipato per alcuni mesi ai lavori dei "Quaderni Rossi", dove erano presenti personaggi chiave delle future vicende della sinistra, da A.Negri a M.Tronti, A.Sofri, R.Alquati, L.Lanzardo, C.Greppi, R.Gobbi, Asor Rosa. e altri. La mia proposta, eravamo nei primi anni '60, eccentrica nel gruppo, era quella di "includere" in una prospettiva di superamento del capitalismo i tecnici e gli studenti, avendo io visto l'inizio della scolarità di massa e della trasformazione verso l'alto della divisione del lavoro di parte della tradizionale classe operaia, con "specializzazioni spinte" in senso tecnologico. Questa posizione venne semplicemente ignorata a favore di una facile "inclusione" di una classe operaia "alienata", di massa, da pilotare in senso leninista come indicava "Che fare?". Il partito (tutto da costruire), consapevole della storia e delle sue leggi, avrebbe indicato la strada maestra in quanto "coscienza del proletariato". Questo atteggiamento mi sembrava ridicolo e ne sono uscito. Questi stessi personaggi, nonostante alcuni successi editoriali o accademici, credo abbiano dato uno scarso contributo al benessere umano concreto. Prima di rientrare nel privato ho elaborato con altri un modello diverso di possibile alternativa economica, culturale, politica basata su una organizzazione del lavoro paritaria, cooperativa, tendenzialmente non gerarchica. Rientrare nel privato significava per me, ex studente, cominciare a lavorare e "mettere su famiglia". Il mio lavoro in una grande divisione italiana di una importante rivista americana denominata "The Voice of the American Way of Life", era quello di operatore informatico in un grande Centro di Elaborazione Dati con uno dei primi mainframe IBM in Italia. Qui mi sono trovato, nella vita reale, in mezzo ai "tecnici" che avevo teorizzato ai tempi di Quaderni Rossi. Ne viene fuori uno sciopero "anomalo", perfettamente riuscito, basato sulla richiesta di tempo libero (la domenica o il sabato) e su una ristrutturazione della organizzazione del lavoro basata su una "maggiore conoscenza" tecnica dei processi informatici. Le richieste salariali erano del tutto secondarie, anche perchè le paghe erano già relativamente alte. Dopo pochi anni cambio lavoro e rientro a Padova presso una grande azienda metalmeccanica, questa volta come programmatore. Entro come delegato del CED nel consiglio di fabbrica, a maggioranza Fiom-Cgil e guidato da un "filo-cinese", proponendo la mia linea di "richieste normative" (orario, regolamento interno, organizzazione del lavoro), prima che "salariali". Comincia a delinearsi lo spettro del ricatto della delocalizzazione in Polonia a fronte delle rivendicazioni salariali. La Fabbrica era divisa in tre gruppi umani: impiegati (maschi e femmine), operai specializzati (maschi), operai non qualificati, al montaggio dei pezzi meccanici (femmine). Gli impiegati e gli informatici avevano caratteristiche diverse da quelle dei "Colletti Bianchi" di C.W.Mills, nel senso che avevano notevoli aperture , culturali e umane alla collaborazione, alla solidarietà, alla innovazione. Andava prendendo sempre più corpo la mia ipotesi sui "tecnici" come elemento trainante per una qualsiasi alternativa al regime capitalistico di fabbrica, ma mi scontravo con l'ideologia imperante di una specie di massimalismo verbale che si concludeva in richieste salariali. Riuscivo comunque ad organizzare un corso di 150 ore su "La organizzazione del lavoro" con la supervisione di Ivano Spano, allora uno dei pochi sociologi disponibili (1978). Ma ero emarginato dentro il Consiglio di Fabbrica e quel corso, mal tenuto da un laureando senza carisma, non lascia tracce. Dopo un breve esperimento di costruzione di una cooperativa agricola biologica in Sicilia, chiuso per problemi famigliari, sono rientrato come informatico a Milano in una grande azienda commerciale dove ho assistito alla chiusura progressiva delle rappresentanze sindacali in una routine priva di prospettive. Ho smesso definitivamente di lavorare nelle rappresentanze sindacali aziendali sprofondando nel "riflusso" privato. Poi ho lavorato molti anni in una multinazionale americana studiandone dall'interno i meccanismi di ricerca, sviluppo e marketing, nonchè le vicende tumultuose del management. Entrando in contatto con colleghi di paesi esteri vivevo interazioni di tipo nuovo. Qui, a cavallo tra gli anni 80 e 90, ho assistito al declino della capacità innovativa tecnologica "made in USA". Dagli USA, dotati di veri e propri laboratori scientifici, arrivavano macchine, soprattutto dischi e nastri, che si inceppavano regolarmente. Il tentativo di far lavorare l'efficiente tecnologia giapponese di Itachi e Fujtsu in cambio di una "distribuzione commerciale" occidentale riceveva un enigmatico ma fermo "no" asiatico. Poi entro nel precariato degli anni 2000, ma vivendo a tratti la bella esperienza di sviluppatore web, un lavoro creativo. Nel frattempo entro a conoscenza della novità Linux, a cui proprio non credevo all'inizio, e poi via via di tutto il software Open Source che utilizzo e studio. Questo riattiva, inaspettatamente, le mie vecchie teorie sui "tecnici" e mi schiude la possibilità storica profonda di un mutamento non solo verbosamente politico ma soprattutto tecnologico, culturale, ambientale. Non ho mai cessato in ogni momento di essere un osservatore critico e curioso dei meccanismi relazionali e delle interazioni sociali che andavo vivendo direttamente e che coglievo nel mio ambiente di lavoro. Si sono alternate la partecipazione alle lotte sindacali, via via sempre più sbiadite nel tempo, la cooperazione tra compagni di lavoro, i conflitti, gli scioperi, i periodi di drammatico turn-over, i coinvolgimenti in progetti aziendali o il tentativo illusorio di costruire servizi positivi per il "pubblico", disillusioni, teorie e pratiche manageriali subite o esercitate. Tutto questo sempre accompagnato da una certa consapevolezza riflessiva e dal serrato confronto con i compagni di lavoro. Inoltre come informatico che faceva servizio di consulenza per clienti grandi o piccoli potevo entrare in moltissime realtà aziendali, osservarle e interagire con le loro strutture organizzative, spesso messe sotto stress dal software che andavo ad istallare o modificare.
Organizzazione del lavoro
Nonostante i cambiamenti avvenuti nell'arco di tempo in cui ho lavorato, ho verificato che la sociologia delle organizzazioni affronta questo problema da un punto di vista discutibile: il "direttore" non ha, come si sostiene, la funzione di coordinare i lavoratori e di far passare le informazioni necessarie, ma deve "sorvegliare" e garantire che si lavori e che si lavori bene. Nelle aziende capitalistiche il lavoro è "comandato" e bisogna costantemente dimostrare di "star lavorando". Tutti i dipendenti hanno interiorizzato questo comportamento e si rilassano solo quando escono dall'azienda in cui lavorano. Sono tollerati momenti di relax e rituali conviviali all'interno degli uffici come nei compleanni o in altre poche occasioni. Anche quando tutti sanno benissimo che non c'è da lavorare, tutti devono fare finta di star lavorando. Negli ambienti pubblici o nelle istituzioni come università le regole di comportamento variano, in genere sono più rilassate. Negli anni dopo il 68 c'è stato un notevole cambiamento nella direzione di una maggiore permissività. Ma in una normale impresa capitalistica il principio dichiarato che si è lì per lavorare, il tempo di lavoro viene conteggiato, e in quanto tale dà diritto ad una retribuzione. In realtà la routine è tale che i lavoratori sanno già cosa li aspetta e come affrontare i vari problemi, di comunicazione e non, muovendosi all'interno della organizzazione informale. Il direttore interviene solo se ha la percezione che qualcosa non vada per il verso giusto. Se è bravo dà una certa impostazione al lavoro di routine e assiste i lavoratori in caso di problemi. Molto più spesso sta a guardare preoccupandosi soprattutto di coprirsi le spalle nei confronti dei superiori e dando soluzioni rabberciate ai problemi che sorgono del tipo "manca la tal cosa" o "tizio si comporta così". Con la terziarizzazione e l'esplosione del lavoro di ufficio i lavoratori ricevono istruzioni su chi devono consultare, a chi devono rivolgersi, come è strutturata l'organizzazione aziendale. In realtà le informazioni fluiscono sempre in modo diverso da come prevede l'organigramma aziendale (una pura formalità) e in gran parte su iniziativa dei lavoratori stessi. Nel caso degli sviluppatori software, questi non sono assolutamente controllabili, nè come quantità, nè come qualità. Il lavoro è organizzato su base artigianale, anche in grosse software house, con piccoli gruppi dove tutti comunicano con tutti. Soprattutto, molto spesso, c'è una interazione diretta tra chi scrive un pezzo di codice e chi dovrà poi usarlo, o chi dovrà poi venderlo. L'interazione con l'utente finale o con chi lo rappresenta è uno scambio vivace di informazioni che si presenta già in fase di progettazione e implementazione. Soprattutto se si tratta di "mantenere" una applicazione software, modificandola secondo nuove richieste e scoprendone i "bachi" nascosti via via che viene usata. Come nel caso del direttore d'orchestra c'è un momento creativo di impostazione architetturale da parte dei progettisti, o un momento di partecipazione creativa da parte di altri collaboratori, solo alla partenza di un nuovo progetto. Per uno sviluppatore software lavorare ad un nuovo progetto è sempre un momento entusiasmante rispetto alla eventualità di ereditare per "mantenerli" vecchie carrette piene di bachi.
Rapporto con i "clienti"
Come già detto, ho lavorato per alcuni anni in una multinazionale americana che produceva e quindi "progettava" HW ed anche SW compatibile IBM facendo una concorrenza tollerata e molto redditizia inizialmente. Il problema principale era appunto la compatibilità con gli analoghi prodotti IBM, in genere unità di memorizzazione, stampanti e unità di controllo per i terminali video. Io ero il sistemista specializzato a collegare le stampanti e le unità di controllo ai sistemi operativi (SW) IBM. Poichè il SW IBM cambiava frequentemente era necessario aggiornare il SW delle macchine sincronizzati sulle campagne di vendita. La struttura per divisioni nazionali (ognuna un "regno" a sè stante) impediva feedback veloci ai progettisti "colleghi" negli USA. A livello europeo c'erano sistemisti di buona volontà che dialogavano tra loro sui vari aspetti, critici e non, senza avere nessun supporto aziendale. Veniamo ai rapporti con i clienti: I clienti chiedevano spesso implementazioni e personalizzazioni che i prodotti IBM non avevano. C'era la grossa possibilità di grandi ordinativi, di aumento del "market share" rispeto al principale competitor, dello sviluppo di un verso la clientela completamente diverso da quello rigido e asimmetrico di IBM. I stesso con altri tecnici mi ero fatto promotore di un progetto di questo genere, relativo ad un possibile ordine di centinaia di unità di controllo terminali. Se all'interno della multinazionale in cui lavoravo avessimo avuto il sorgente del firmware delle unità di controllo avremmo potuto realizzare il lavoro in modo decentrato su quello specifico cliente come filiale italiana. Quindi il progetto "Unità di controllo terminali" era chiuso all'interno della stessa azienda che la produceva. Questo avveniva o avviene ad esempio anche tra settori diversi della Microsoft. Per quanto riguarda le printer, fossero state Open Source (vedi l'episodio di RMS), sarebbe stato possibile modificarle, implementarle, aggiornarle anche da parte degli stessi clienti, con grande giubilo dei loro informatici e dei loro utenti. Anche qui nonostante alcuni tentativi da parte del manager dei sistemisti non si è mai arrivati a nessuna decisione. La società, in odore di bancarotta, veniva assimilata da un'altra multinazionale e i suoi gloriosi tecnici HW e SW, "per guadagnarsi la pagnotta" girano ad aggiustare i Bancomat della società che li ha acquisiti.
Protesi materiali e protesi immateriali
(Paccagnella, 2010) fa una buona trattazione generale dell'Open Source come “Accesso Aperto”, cioè come sviluppo di una “conoscenza aperta” all'interno di una “società dell'informazione” . Paccagnella però sottodetermina a causa di questa impostazione la proprietà più singolare del fenomeno SOS, cioè la partecipazione di massa, concorrente, alla progettazione del bene comune "conoscenza", immateriale, ed ai relativi processi decisionali. Questa proprietà va oltre anche la “peer production” di (Benkler, 2007), citata a più riprese da Paccagnella. La produzione di SOS è fatta di processi reali con qualità che si possono definire in positivo diverse dalle definizioni in negativo della “peer production” di (Benkler, 2007), secondo il quale la peer production (giustamente) “non” è gerarchica nè autoritaria. Da un lato Paccagnella enfatizza i processi di “apertura della conoscenza”, intendendo la conoscenza come disvelamento della verità (Paccagnella, 2010:113). Nel “disvelamento” della conoscenza si ha un “iniziato” che “dona” agli altri i suoi “saperi” (accademia platonica) o che li nasconde (monastero); nella “commons based peer production” invece si hanno gruppi numerosi che cooperano direttamente in modo paritario alla costruzione cooperativa di beni comuni. E' solo all'interno di questo processo di costruzione cooperativa che il codice Open Source diventa la “conoscenza” necessaria per manipolare, correggere, personalizzare il bene comune. Dall'altro lato la “co-produzione paritaria” è più propriamente una “co-progettazione”, con complessi e imprevedibili processi decisionali. Questo perchè noi viviamo già in una “società dell'informazione” (Paccagnella, 2010:163), se per tale intendiamo una società i cui processi riflessivi di costruzione culturale e tecnoscientifica sono vieppiù predominanti. Questa è una proprietà storica emergente che vedremo in dettaglio nella trattazione de “Il bazaar e la Cattedrale” di E.Raymond. Ciò è stato possibile solo grazie ad Internet come protesi materiale e immateriale, che ha permesso una interazione massiva di persone cooperanti ad uno specifico progetto. Anche questa è assieme alla prima, e ad essa strettamente connessa, una grande proprietà storica emergente tale che “sarebbe forse il caso di abbozzare un'etnometodologia dei nuovi media” (Paccagnella, 2010:122). Definito il SOS, non come astratta “conoscenza” ma come una protesi tecnologica di uso comune che porta al suo interno la conoscenza dei suoi meccanismi di funzionamento, si possonno adottare i quattro imperativi istituzionali di R.K.Merton: universalismo, comunismo, disinteresse, scetticismo organizzato (Paccagnella, 2010:115). Con l'avvertenza di fonderli nell'unicum del Bazaar del SOS. Avremo così la traduzione immediata dei quattro imperativi istituzionali: universalismo come “apertura ad ogni utente web”, comunismo come "logica commons based", disinteresse come "logica non di mercato" (ma nememno di totale esclusione del mercato), scetticismo organizzato come "debugging basato su una fiducia <<etnometodologica>> " come uno dei momenti centrali della peer production assieme alla progettazione. Il debugging non è solo un momento passivo di scoperta dei bugs. Ma è anche un momento attivo di valutazione del pacchetto software completo. E' un processo popperiano di falsificazione intenzionale, necessario per la complessità simbolica del software, che è non solo un testo scritto e controllato da un compilatore ma è invece un iper-iper-testo con moltissimi collegamenti ad altre parti del testo che si attivano al momento della sua esecuzione "in macchina". All'inizio la scrittura del codice non evitava questa complessità, portando a programmi definiti spregiativamente: "spaghetti code". Questa importanza "politica" del debugging alza il peso decisionale di chi vi collabora e direttamente o indirettamente partecipa alla progettazione. Queste qualità del bene-conoscenza prodotto sono state possibili proprio e solo perchè c'è stata cooperazione nella sua costruzione, quella "struttura di governo delle relazioni" (Costa et al,2004:11), definita "le convenzioni". Un produttore di beni venduti al mercato cerca di nasconderne i difetti e se il consumatore li scopre restituisce il prodotto. Ma questo comportamento rinunciatario del consumatore medio è inevitabile perchè si trova a valle di una divisione sociale del lavoro già definita con la sua cultura. La filosofia hacker invece, ma non solo degli hacker, è: io non sono in grado di usare bene un prodotto se non sono in grado di costruirlo o almeno di modificarlo, cioè di “conoscerlo” (Nelly Oudshoorn et al, 2003:44). Non solo, ma "In many companies in the information and communication technologies sector, for example, designers are allowed to test prototypes of new products only among people who work in the organization." (Nelly Oudshoorn et al, 2003:8). Lo hacker è uno strano personaggio che vuole “usare e conoscere” i beni di cui necessita. Questo comporta come immediata conseguenza empirica che se un gruppo devia dalla logica “commons based”, o per qualsiasi motivo si estrania dalla comunità originaria, nasce spontaneamente una nuova comunità che riprende il progetto (“forking” nel SOS). Conflitti, tensioni, differenziazioni, intoppi, intrusioni delle corporation, caratteristiche personali o di leadership eccentriche, biforcazioni di scelte tecnologiche soprattutto, trovano i loro sbocchi naturali nella scomposizione/ricomposizione dei gruppi. Perchè “These networks have a more direct relation to goal attainment than institutionalization has”. Questa apertura e fluidità, basata materialmente sulla ubiquità di Internet come “bene comune”, evita alla radice quel meccanismo di “ingabbiamento”, di “social cage”, che ha determinato storicamente la cristallizzazione dei modi di produzione e di sviluppo culturale e politico di tipo gerarchico e stratificato (Mann, 1986:38,80).
La riscoperta dei "beni comuni" è stata anche l'amara constatazione che tali beni sono scomparsi. Gli ultimi residui storici dei beni comuni soravvissuti alle "enclosures" ed alle recinzioni proprietarie sono pascoli, boschi per il legnatico, sistemi di irrigazione, lagune e stagni di pesca cooperativa, sopravvissuti in qualche zona "economicamente arretrata". Vediamo ora più in generale il rapporto tra i "beni comuni" materiali e la conoscenza come "bene comune" immateriale (Paccagnella, 2010:178). I beni materiali non vanno separati dai beni immateriali. Gli ultimi sono "iscritti" nei primi e viceversa. C'è una indiscutibile continuità storica tra una ascia di pietra dello Homo Erectus di 1.7 milioni di anni fa e un computer. Ma vi sono anche proprietà emergenti che si possono considerare discontinuità irreversibili in questo processo di generale continuità. I complessi processi di interazione di gruppo che trasmettono le conoscenze necessarie alla “fabbricazione” della cultura materiale, le asce di pietra, i canestri, il computer, sono certamente, in quanto comunicazione à la Bateson, "un processo di costruzione collettiva e condivisa del significato, processo dotato di livelli diversi di formalizzazione, consapevolezza e intenzionalità." (Paccagnella, 2010:172). Sono quindi un processo "anche" di costruzione di cultura immateriale. I processi "immateriali" sono basati sul simbolico e quindi sul linguaggio, testuale, sonoro, visuale, informatico. Per fare un esempio di SOS prendiamo Linux, il kernel di un sistema operativo Unix. La principale motivazione che ha spinto Linus Torvald a costruire Linux è stata una importante "proprietà emergente" del processore Intel i386, la possibilità di gestire conteporaneamente più processi reali sotto un unico cappello virtuale. Il kernel Linux è nato per lo i386 (alcuni sostenevano che questo fosse un suo limite), anche perchè la funzione primaria di un kernel è quella di gestire il processore. Ora nessuno vorrà mettere in discussione che il processore sia un bene "materiale", nonostante tutta la conoscenza, la comunicazione, e l'informazione che ha richiesto per essere costruito. Si tratta di una protesi "materiale" come un'ascia di pietra. Mentre il linguaggio di programmazione che ha costruito il kernel che utilizza lo i386, il linguaggio C, si può considerare una protesi "immateriale". In sintesi il processo è circolare: la cultura come protesi immateriale costruisce protesi materiali (i386) e queste a loro volte servono come "elementi di un contesto materiale (i386) e immateriale (linguaggio C)" per la costruzione di protesi immateriali (Linux) che permettono di usare la protesi materiale di partenza. Paccagnella propone una sociologia della conoscenza di seconda generazione che miri allo studio dei processi macro e microsociologici di <<fabbricazione>> della conoscenza come bene comune a sè. Per poi introdurre questa conoscenza come “bene comune” all'interno del “complesso rapporto che lega tra loro i concetti di informazione, comunicazione e conoscenza.” (Paccagnella, 2010:179). Questo però significa mantenere un quadro analitico di processi separati nella costruzione del bene comune vero e proprio; informazione, comunicazione, conoscenza si legano inestricabilmente ad “attanti” materiali che li “contengono” in architetture a loro volta “complesse”. Ad esempio: il computer usato con wikipedia (bene comune = hardware + software) e “collegato” materialmente ad Internet (bene comune = hardware + software; rete delle reti) permette ad uno studente italiano delle scuole medie di studiare (la teoria della evoluzione di Darwin e) le recenti scoperte sulla sofisticata cultura tecnologica delle asce di pietra dello Homo Erectus. Come narrava una storiella del “folk” della IBM, notoriamente hardware oriented, se hai un bellissimo sistema operativo che ti permette di viaggiare nella Galassia, vivere costruzioni oniriche su richiesta e mille altre cose, devi solo stare attento a che qualcuno non ti stacchi la spina del computer dalla presa della corrente. Per restare nell'ambito dello “skeptikal empiricism” di M.Mann, anziché addentrarsi nella interessante metafisica di B.Latour, limitiamo questa necessaria incursione nella sociologia della conoscenza con questa semplice considerazione: “The pursuit of almost all our motivational drives, our needs and goals, involves human beings in external relations with nature and other human beings. Human goals require both intervention in nature – a material life in the widest sense – and social cooperation. It is difficult to imagine any of our pursuits or satisfactions occurring without these. Thus, the characteristics of nature and the characteristics of social relations become relevant to, and may indeed structure, motivations. They have emergent properties of their own.” (Mann, 1986:5). Un altro approccio analitico possibile avrebbe potuto essere quello sincronico-filosofico di Bruno Latour (Latour, 2005). Come Mann nega la rappresentazione di una “società” che spieghi il “sociale”. Ma Latour si spinge ancora più in là ed applica lo stessa “critica” al concetto di “natura” che si propone di "disassemblare". L'intuizione filosofica, ontologica di base di Latour è: “Nothing can be reduced to anything else, nothing can be deduced from anything else, everything may be allied to everything else...And for the first time in my life I saw things unreduced and set free” (citazione di “Pasteurization of France”, p.163, in Harman, 2009:13). In questo modo lo Actor Network Theory diventa il dispiegamento sociologico di uno schema interpretativo capace di unificare cultura e natura, inserendo attori non umani alla pari di quelli umani, e scardinando in modo definitivo l'eurocentrismo, l'antropocentrismo e molte categorie filosofiche “intoccabili” (Kant, Socrate), nonché “maestri” della sociologia che confondono gli effetti con le cause (Durkheim). Se tra gli attanti non umani, oltre agli artefatti, mettiamo anche gli elementi naturali, quali giacimenti di oro, carbone, petrolio, o la foresta amazzonica, avremmo il quadro completo delle interazioni reali che osserviamo nel mondo empirico. Ma tra un filosofo francese e uno “skeptikal empiricist” inglese, come si definisce Michael Mann, la mia preferenza va al secondo, soprattutto grazie al suo scetticismo. Sarà comunque opportuno utilizzare anche Latour nel necessario esame delle differenze tra lo schema IEMP adottato e quelli della corrente sociologica mainstream. Si potrebbe facilmente estendere questo approccio anche alla conoscenza con la proposta di disassemblare la “conoscenza” in grappoli di protesi che interagiscono. M.Mann invece procede in modo più empirico considerando soprattutto lo sviluppo storico generale per cui, ad esempio, considera l'ecologia delle valli fluviali di 5000 anni fa come un necessario ingrediente naturale alla nascita dello “Stato”. Dunque la fitness storica del movimento Open Source si misurerà dalla sua capacità come "protesi immateriale" di costruire nuove "protesi materiali" quali le macchine ad impatto zero sull'ambiente naturale di OSE (Open Source Ecology).
Makers
A Sommerville nel Massachusetts si trova uno spazio di lavoro comune, fornito di attrezzature e locali che si possono affittare per costruire i propri prototipi o studiare i propri progetti. L’Artisan’s Asylum è un modello economicamente sostenibile: paga uno staff fisso di 4 persone, più di 2000 dollari al mese solo di energia elettrica e l’affitto dei locali.Questo è possibile grazie ad una community di più di 80 volontari e oltre 250 soci che la vivono, la partecipano, la creano e la trasformano day by day.Molly Rubinstein sostiene che questo makerspace sia “più uno spazio culturale che un posto dove vieni per usare una macchina per un’ora e poi te ne vai”. E’ un capannone enorme, zeppo di attrezzature: saldatori, stampanti 3D, macchine CNC, laser cut, macchine da cucire, presse, stampanti serigrafiche e tanto altro. Le stesse macchine sono state donate da varie aziende manifatturiere, che le hanno dismesse o hanno chiuso a causa della crisi, e vengono usate da tutti i membri.Si possono avere un tot di ingressi liberi al mese o affittare spazi fissi, anche con una carta 24/7 (24 ore su 24 per 7 giorni la settimana). Il proprio spazio, in questo caso, non è un semplice desk ma una piccola bottega, nel senso rinascimentale del termine, dove si può fare, lavorare, lasciare le proprie cose, i propri manufatti ed attrezzi.Se si compra un macchinario nuovo e lo si mette a disposizione della comunità, la propria rata mensile, comprensiva già dell’utilizzo di tutti gli apparecchi e facilities dell’hackerspace, viene diminuita.Si può anche solo affittare un pallet dove stoccare la propria roba, o un box o un terzo di box. Gli abitanti di questo luogo quasi immaginifico sono altrettanto fantasiosi: dall’artigiano di gioielli, agli smanettoni di Arduino, la scheda elettronica Open Source italiana, al fabbricante di birre artigianali, alla biologa che progetta giardini da tavolo. Dai Digital Maker alla Bike Gang che ripara e inventa biciclette, agli artisti di musica elettronica, che una volta alla settimana fanno un concerto nella sala formazione. Spesso collaborano tra di loro, ma soprattutto collaborano alla costruzione collettiva di una comunità, che ha gradualmente modificato e ampliato i propri spazi e le proprie funzioni in base alle proprie esigenze e competenze.Così, in questo enorme “distretto artigianale” vengono tenuti oltre 150 corsi di formazione al mese, dall’autoproduzione di strumenti musicali a corsi di business model per makers, da corsi di saldatura e lavorazione metalli a quelli per CAD/CAM e riparazione biciclette. Un universo di sapere e di saperi. Le chiavi del successo dell’Artisan’s Asylum sono 3, e sono quelle che stanno alla base della filosofia dei makerspace: combinare macchinari e tecnologie della manifattura, la community e la formazione, con l’intento di consentire ai membri di tale comunità di apprendere e combinare design e prototipazione per creare manufatti e prodotti che non avrebbero potuto creare con le risorse disponibili a loro singolarmente. Dalla relazione di Francesca Mazzocchi della CNA Toscana (Confederazione Nazionale Artigiani) da Boston, 6 novembre 2012: “E’ sicuramente su questi elementi che dobbiamo imperniare un possibile modello di trasferimento di queste esperienze nei nostri territori. Strumenti, educazione e comunità: la loro sommatoria è qualcosa di molto più grande e di valore della somma delle funzioni delle singole parti. Un’altra forma di intelligenza collettiva. Interrogandomi sul modello, pensando a quando tornerò a casa, credo che le sfide da cogliere, soprattutto in territori che non abbiamo già visto la nascita di FabLab, siano due: partire dal basso rintracciando e collettando la community e capire come il tessuto diffuso delle piccole imprese artigianali, più o meno strutturate, possano far proprio questo modello di collaborazione, di produzione e di sviluppo.” (Mazzocchi, 2012). Il Fabrication Laboratory (FabLab) qui esemplificato è uno dei tasselli del mosaico OSE.
Open Source Ecology
Ho scelto OSE come reale sviluppo del modello SOS per tre motivi:
- OSE ha costruito macchine funzionanti, protesi materiali, secondo le specifiche di progetto e continua con successo il suo programma
- OSE ha approfondito e praticato le tematiche organizzative e manageriali necessarie alla costruzione di un “social power network” economico
- OSE contiene un progetto di un nuovo tipo di civilizzazione, una civiltà rispettosa dell'ambiente. Questo è un abbozzo di un generale programma politico in senso ecologista
Open Source Ecology si può quindi leggere anche come Open Source Economy. Come il SOS, preso esplicitamente a modello (OSE, 2003), fornisce a chiunque in rete la piena disponibilità dei progetti, dei video di costruzione/montaggio, dell'assistenza gratuita 24/7 via Internet. Marcin Jakubowski ha un PhD in fisica sulle energie da fusione, ha lavorato come tecnologo nel ramo dell'energia nucleare, lascia una attività che per lui non affronta i veri problemi del mondo e compra una fattoria nel Missouri dedicandosi alla agricoltura. Fonda OSE nel 2003. Nasce una comunità sullo stile SOS e con essa il progetto di costruire un set di 50 macchine ritenute necessarie per la costruzione di un villaggio ecologico autosufficiente globale, cioè in grado di comunicare e connettersi con gli altri villaggi affini, il Global Village Construction Set, che viene così definito: “The Global Village Construction Set (GVCS) is a modular, DIY, low-cost, high-performance platform that allows for the easy fabrication of the 50 different Industrial Machines that it takes to build a small, sustainable civilization with modern comforts.” (OSE, 2013). Sono le macchine di un possibile villaggio agro-industriale che vede nella terra e nella gestione ecologica e sostenibile delle sue risorse il fattore primario di una necessaria transizione ad un diverso tipo di società. La prima macchina costruita assieme al suo motore idraulico non inquinante è un trattore. La sua storia è riassunta in un breve video di tre minuti (OSE, 2003). I metodi organizzativi usati da OSE, quali varie metodologie avanzate del Software come Extreme Programming, Scrum, Lean Production e altre, si possono estendere a qualsiasi progetto nella vita reale. Anche a progetti politici, a scala variabile, di ri-costruzione e ri-connessione degli altri “social power networks” (Ideologico, Economico, e Militare inteso come superamento della guerra come mezzo di soluzione dei conflitti). L'applicazione di queste metodologie produttive alla sociologia applicata costituisce la terza parte della tesi.
Le caratteristiche di OSE
- Riduzione della complessità, efficienza, equilibrazione della divisione del lavoro: “Ognuna di queste macchine si basa su altre macchine, affinchè possa esistere. Riducendo questa complessa rete di macchine, interdipendenti tra loro, ad un sistema chiuso, semplice, riproducibile, si ottengono queste...” (OSE Italia, 2012)
- Le macchine sono mirate su precisi e chiari valori di armonia con l'ambiente naturale e di sviluppo umano sostenibile: “Il GVCS riduce le barriere economiche per intraprendere un'attività agricola, edile, o manifatturiera. Può essere immaginato come un insieme di strumenti modulari in stile Lego, a dimensioni reali, capaci di sviluppare intere economie; sia in zone rurali, sia nella ripianificazione urbana, come pure nel contesto dei paesi emergenti
- Open Source, Basso Costo, Modulare, Pratico per gli utenti che possono smontare e montare le macchine, Fai Da Te, Produzioine Circolare con riciclo dei metalli, Alto rendimento tale da eguagliare la produzione “tradizionale”, Produzione flessibile e decentralizzata, Economie distributive secondo i principi della Open Business Economy
Per capirne gli obiettivi e la cultura è doveroso riportare la loro autodefinizione: “We are farmer scientists - working to develop a world class research center for decentralization technologies using open source permaculture and technology to work together for providing basic needs and self replicating the entire operation at the cost of scrap metal. We seek societal transformation through interconnected self-sufficient villages and homes. This is a stepping stone to transcending survival and evolving to freedom. (OSE, 2010), Factor e Farm (OSE, 2009) is the land-based facility where we put this theory, Open Source Ecology, into practice.”. OSE sta raccogliendo consistenti finanziamenti, ha vinto il primo premio per la conferenza di Feast a NYC nel settembre 2013, ha costruito 16 prototipi delle 50 macchine previste per il GVCS, e fabbricato in totale 64 macchine, alcune delle quali sono state portate rapidamente a versioni successive. Uno degli elementi fondamentali della organizzazione OSE è il “personal open source Fabrication Laboratory “ (FabLab). Di recente OSE si è data una struttura stabile: “We have batches of good news to share about what’s going on with Open Source Ecology. The most important news of all, as a foundation for everything else, has to be our bringing on board a full-time core team, including our Operations Manager, Katie Whitman; our Product Lead, Gary De Mercurio; our Technical Community Manager, Audrey Rampone; and our Documentation Manager, Rob Kirk.“. “Katie capped her naval career with a two-year tour serving at the Pentagon’s Chief of Naval Operations, Current Operations and Plans Directorate, while she simultaneously earned a degree from the George Washington University School of Business.”. “Raised in rural Indiana, Gary graduated from Indiana University, where he studied psychology and criminal justice before joining the United States Marine Corps. Subsequently, Gary worked at Sikorsky Aerospace, where he served first as a program manager and then as a quality engineer; ran multiple international facilities in Europe, resolving supplier issues; and finally returned to the U.S. to work with an experimental flight program. ”. “Audrey was born in Little Rock, Arkansas. She received her commission through the Air Force ROTC program at the University of Missouri-Columbia in 1999 as an Aircraft Maintenance Officer. She worked in logistics and acquisition for GPS programs, and she served as the Lead Program Manager for a NATO logistics and sustainment partnership. “. (OSE, 2013). Questi brevi curricula vitae di tre membri del core team di OSE illustrano una frase di Marcin Jakubowski: “Government workers are leaving town as they have no more problems left to solve or create... “ (OSE, 2010).
Sigle di riferimento al corso di sociologia
- Antrop antropologia
- GeEcon geografia economica e politica
- IsEcon istituzioni di economia politica
- SciPol scienza politica
- SoEcon sociologia economica
- SoCono sociologia della conoscenza
- SoCult sociologia della cultura
- SoGene sociologia generale
- SoOrga sociologia delle organizzazioni
- SoStor sociologia storica
- StoPen storia del pensiero sociologico
Sigle generiche
- CBPP Commons Based Peer Production (Benkler, 2007)
- CoP Comunità di Pratica o Community of Practice
- DIY Do It Yourself (Fai da te) Pratica molto diffusa nella cultura angloamericana
- ESR Eric Steven Raymond, rappresentatnte della cultura hacker, autore di “La Cattedrale e il Bazaar” e di “The art of Unix programming”
- FSF Free Software Foundation diretta da Richard Matthew Stallman (RMS)
- GNU Indica tutto il corredo software e le librerie di programmi, necessarie a costituire un sistema operativo completo con l'esclusione del kernel. E' un enorme lavoro di costruzione software. Gigantesco. GNU ha anche costruito le migliori librerie di corredo grafico per l'interfaccia del sistema operativo (migliori nel senso hacker). E' un acronimo di cui non si conosce l'origine. Scherzosamente viene spiegato in modo ricorsivo da RMS : GNU is Not Unix
- HOS Hardware Open Source
- IEMP I quattro “social power” di Michael Mann. Su di essi si fonda la sua analisi IEMP, basata in larga misura sugli idealtipi di Max Weber (“the greatest sociologist”, secondo M.Mann)
- Ideological,
- Economic (the circuits of praxis),
- Military,
- Political.
- LAMP Linux, Apache, MySql, PHP (Sistema Operativo Linux, Web Server Apache, Data Base MySql, linguaggio web PHP)
- OSE Open Source Economy equivalente anche a Open Source Ecology
- POS Politica Open Source
- RMS Richard Matthew Stallman, fondatore e presidente della FSF e del progetto GNU
- SKS Sheryl Kara Sandberg dal 2008 Chief Executive Officer di Facebook e prima donna membro del Board of Directors di FB
- SOS Software Open Source
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