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Quanto viene qui proposto è un sistema composto da alcuni elementi, non tutti scontati, e forse nemmeno ben conosciuti. L'elemento fondamentale di questo ''sistema'' è quello che viene chiamato ''Produzione Paritaria'' o Economia Collaborativa (o in inglese Peer Production). La Produzione Paritaria viene definita come una collaborazione volontaria e mutualistica basata sulla ricerca del consenso piuttosto che sull'imposizione autoritaria e gerarchica. È la madre di tutte le produzioni culturali, economiche, politiche, dall'alba dell'umanità ad oggi. È la cura della madre per i suoi piccoli e per la sua famiglia così come è la scienza moderna basata su sperimentazione e modelli teorici condivisi. È il volontariato diffuso nelle moderne società della comunicazione. Sono le vere cooperative agricole e sociali che curano e alimentano società malate. A tutto ciò si aggiunge negli ultimi trent'anni l'esplosiva crescita del software libero open source (FOSS, Free Open Source Software), software su cui si basa l'auspicata digitalizzazione di artigianato, commercio, manifattura. Il FOSS è uno degli esempi di dove può arrivare su grande scala la Produzione Paritaria, ed occupa oggi un ruolo per la comunicazione e lo sviluppo culturale, politico, economico, globali. Perchè questo ''sistema'' basato sulla Produzione Paritaria possa funzionare è importante adottare una logica ''sistemica'', che è poi una logica cooperativa, le parti compongono il tutto in modo armonico e paritario. A livello emozionale poi, non bisogna farsi troppe aspettative ma prepararsi ad una serie infinita di tentativi, errori, successi, ziz-zagando con creatività tra teoria e prassi per risolvere i numerosi problemi che ci siamo creati noi stessi. Lo sviluppo che qui si prospetta va inteso ''allo stesso tempo'' e ''in modo integrato'' come sviluppo culturale, economico, politico, secondo lo schema di analisi IEMP. Questa presentazione è volutamente scarna perchè mira solo a introdurre un dibattito su un nuovo modello di sviluppo che sia esso stesso una produzione paritaria. | Quanto viene qui proposto è un sistema composto da alcuni elementi, non tutti scontati, e forse nemmeno ben conosciuti. L'elemento fondamentale di questo ''sistema'' è quello che viene chiamato ''Produzione Paritaria'' o Economia Collaborativa (o in inglese Peer Production). La Produzione Paritaria viene definita come una collaborazione volontaria e mutualistica basata sulla ricerca del consenso piuttosto che sull'imposizione autoritaria e gerarchica. È la madre di tutte le produzioni culturali, economiche, politiche, dall'alba dell'umanità ad oggi. È la cura della madre per i suoi piccoli e per la sua famiglia così come è la scienza moderna basata su sperimentazione e modelli teorici condivisi. È il volontariato diffuso nelle moderne società della comunicazione. Sono le vere cooperative agricole e sociali che curano e alimentano società malate. A tutto ciò si aggiunge negli ultimi trent'anni l'esplosiva crescita del software libero open source (FOSS, Free Open Source Software), software su cui si basa l'auspicata digitalizzazione di artigianato, commercio, manifattura. Il FOSS è uno degli esempi di dove può arrivare su grande scala la Produzione Paritaria, ed occupa oggi un ruolo per la comunicazione e lo sviluppo culturale, politico, economico, globali. Perchè questo ''sistema'' basato sulla Produzione Paritaria possa funzionare è importante adottare una logica ''sistemica'', che è poi una logica cooperativa, le parti compongono il tutto in modo armonico e paritario. A livello emozionale poi, non bisogna farsi troppe aspettative ma prepararsi ad una serie infinita di tentativi, errori, successi, ziz-zagando con creatività tra teoria e prassi per risolvere i numerosi problemi che ci siamo creati noi stessi. Lo sviluppo che qui si prospetta va inteso ''allo stesso tempo'' e ''in modo integrato'' come sviluppo culturale, economico, politico, secondo lo schema di analisi IEMP. Questa presentazione è volutamente scarna perchè mira solo a introdurre un dibattito su un nuovo modello di sviluppo che sia esso stesso una produzione paritaria. | ||
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− | Produzione di beni e servizi basata e realizzata su relazioni paritarie, fondata sul consenso e la condivisione degli obiettivi. (nell'articolo in inglese "''Peer Production''"). Tradotta ne [http://www.stampa.unibocconi.it/articolo.php?ida=1422&idr=6 "La ricchezza della rete" di Yochai Benkler], cui si rimanda, come "produzione orizzontale" o "produzione sociale". Ecco la definizione di Yochai Benkler, pag.79-80, "''Il termine "peer production" o produzione orizzontale [Ortosociale l'ha tradotto come "produzione paritaria"] si riferisce a un sottoinsieme delle pratiche di produzione basate sui beni comuni. Si riferisce ai sistemi di produzione che dipendono dall’azione individuale autodeterminata e decentrata, piuttosto che gerarchicamente assegnata. La «centralizzazione» è una particolare risposta al problema di come fare in modo che i comportamenti di molti agenti individuali prendano coerenza secondo un preciso schema oppure conseguano un risultato efficace. La sua prerogativa principale è la separazione dei luoghi di attività da quelli in cui si concentra l’autorità decisionale. Le autorità governative, i dirigenti aziendali, gli insegnanti in una classe occupano tutti un contesto in cui si scontrano molteplici volontà di azione, e di conseguenza selezionano e riducono il numero di persone alla cui volontà è concesso di condizionare le azioni di altri. La parola «decentralizzazione» descrive invece le condizioni alle quali le azioni di molti individui diventano coerenti ed efficaci, malgrado il fatto che non dipendono dalla riduzione del numero di persone la cui volontà conta nel dirigere l’azione effettiva. Negli ultimi vent’anni una vasta letteratura, esemplificata dal lavoro di Charles Sabel, si è concentrata sui tentativi di superare la rigida struttura piramidale delle aziende decentralizzando formazione, progettazione ed esecuzione delle funzioni aziendali, per metterle nelle mani di singoli dipendenti o di team. Comunque la forma più pervasiva di «decentralizzazione» è il mercato ideale della concorrenza perfetta, in cui ogni agente individuale agisce in accordo con la sua volontà. Coerenza ed efficacia emergono perché gli individui segnalano i propri desideri e pianificano il proprio comportamento, non in cooperazione con gli altri, ma coordinandosi con gli altri attraverso il sistema dei prezzi. Oggi vediamo emergere pratiche di azione collettiva più efficaci, che sono decentrate, ma che non sono fondate sul sistema dei prezzi né tanto meno su una struttura gerarchica di coordinamento... <font color="blue">'''Questo tipo di produzione di informazione, fatta da agenti che operano secondo modelli non proprietari e decentrati, non è del tutto nuova. La scienza è costruita da molte persone che collaborano in modo incrementale – che non operano sulla base di segnali di mercato e che non ricevono ordini militari da un capo – decidendo in indipendenza l’oggetto delle loro ricerche e condividendo il frutto delle loro collaborazioni. È così che la scienza viene creata. Quello che osserviamo è che nell’economia in rete aumenta vertiginosamente l’importanza dell’informazione prodotta in questo modo cooperativo.'''''</font> | + | Produzione di beni e servizi basata e realizzata su relazioni paritarie, fondata sul consenso e la condivisione degli obiettivi. (nell'articolo in inglese "''Peer Production''"). Tradotta ne [http://www.stampa.unibocconi.it/articolo.php?ida=1422&idr=6 "La ricchezza della rete" di Yochai Benkler], cui si rimanda, come "produzione orizzontale" o "produzione sociale". Ecco la definizione di Yochai Benkler, pag.79-80, "''Il termine "peer production" o produzione orizzontale [Ortosociale l'ha tradotto come "produzione paritaria"] si riferisce a un sottoinsieme delle pratiche di produzione basate sui beni comuni. Si riferisce ai sistemi di produzione che dipendono dall’azione individuale autodeterminata e decentrata, piuttosto che gerarchicamente assegnata. La «centralizzazione» è una particolare risposta al problema di come fare in modo che i comportamenti di molti agenti individuali prendano coerenza secondo un preciso schema oppure conseguano un risultato efficace. La sua prerogativa principale è la separazione dei luoghi di attività da quelli in cui si concentra l’autorità decisionale. Le autorità governative, i dirigenti aziendali, gli insegnanti in una classe occupano tutti un contesto in cui si scontrano molteplici volontà di azione, e di conseguenza selezionano e riducono il numero di persone alla cui volontà è concesso di condizionare le azioni di altri. La parola «decentralizzazione» descrive invece le condizioni alle quali le azioni di molti individui diventano coerenti ed efficaci, malgrado il fatto che non dipendono dalla riduzione del numero di persone la cui volontà conta nel dirigere l’azione effettiva. Negli ultimi vent’anni una vasta letteratura, esemplificata dal lavoro di Charles Sabel, si è concentrata sui tentativi di superare la rigida struttura piramidale delle aziende decentralizzando formazione, progettazione ed esecuzione delle funzioni aziendali, per metterle nelle mani di singoli dipendenti o di team. Comunque la forma più pervasiva di «decentralizzazione» è il mercato ideale della concorrenza perfetta, in cui ogni agente individuale agisce in accordo con la sua volontà. Coerenza ed efficacia emergono perché gli individui segnalano i propri desideri e pianificano il proprio comportamento, non in cooperazione con gli altri, ma coordinandosi con gli altri attraverso il sistema dei prezzi. Oggi vediamo emergere pratiche di azione collettiva più efficaci, che sono decentrate, ma che non sono fondate sul sistema dei prezzi né tanto meno su una struttura gerarchica di coordinamento... <font color="blue">'''Questo tipo di produzione di informazione, fatta da agenti che operano secondo modelli non proprietari e decentrati, non è del tutto nuova. La scienza è costruita da molte persone che collaborano in modo incrementale – che non operano sulla base di segnali di mercato e che non ricevono ordini militari da un capo – decidendo in indipendenza l’oggetto delle loro ricerche e condividendo il frutto delle loro collaborazioni. È così che la scienza viene creata. Quello che osserviamo è che nell’economia in rete aumenta vertiginosamente l’importanza dell’informazione prodotta in questo modo cooperativo.'''''</font>". |
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Produzione Paritaria (Peer Production) basata sui ''beni comuni''. Useremo l'acronimo CBPP al posto di Produzione Paritaria Basata su Beni Comuni. Ecco la definizione di ''beni comuni'' da [http://www.stampa.unibocconi.it/articolo.php?ida=1422&idr=6 "La ricchezza della rete" di Yochai Benkler], pag.76-77:"''L’espressione «beni comuni» si riferisce a una particolare forma istituzionale di strutturare i diritti ad accedere, usare e controllare le risorse. È il contrario di «proprietà» in questo senso: nel caso della proprietà, la legge dà a una persona particolare l’autorità di decidere come saranno usate le risorse. Questa persona può venderle o regalarle più o meno a suo piacimento... Ci sono molte altre cose che non possiamo fare con la proprietà, come per esempio edificare su una palude. Tuttavia la caratteristica cruciale della proprietà come fondamento istituzionale del mercato resta la drastica e sistematica asimmetria nell’allocazione di potere che decide sull’utilizzo di una risorsa. Questa asimmetria crea un «proprietario» che può decidere cosa fare e con chi. Sappiamo che bisogna effettuare delle transazioni – affitto, acquisto e così via – se vogliamo destinare la risorsa a un altro uso. Al contrario, la caratteristica saliente dei beni comuni è che nessuna singola persona ha il controllo esclusivo sull’uso della risorsa in questione. I beni comuni sono a disposizione di tutti coloro che (in modo più o meno definito) rientrano in un dato gruppo di persone, in base a regole che possono andare dal «tutto è permesso» a chiare e articolate norme formali.''"" | Produzione Paritaria (Peer Production) basata sui ''beni comuni''. Useremo l'acronimo CBPP al posto di Produzione Paritaria Basata su Beni Comuni. Ecco la definizione di ''beni comuni'' da [http://www.stampa.unibocconi.it/articolo.php?ida=1422&idr=6 "La ricchezza della rete" di Yochai Benkler], pag.76-77:"''L’espressione «beni comuni» si riferisce a una particolare forma istituzionale di strutturare i diritti ad accedere, usare e controllare le risorse. È il contrario di «proprietà» in questo senso: nel caso della proprietà, la legge dà a una persona particolare l’autorità di decidere come saranno usate le risorse. Questa persona può venderle o regalarle più o meno a suo piacimento... Ci sono molte altre cose che non possiamo fare con la proprietà, come per esempio edificare su una palude. Tuttavia la caratteristica cruciale della proprietà come fondamento istituzionale del mercato resta la drastica e sistematica asimmetria nell’allocazione di potere che decide sull’utilizzo di una risorsa. Questa asimmetria crea un «proprietario» che può decidere cosa fare e con chi. Sappiamo che bisogna effettuare delle transazioni – affitto, acquisto e così via – se vogliamo destinare la risorsa a un altro uso. Al contrario, la caratteristica saliente dei beni comuni è che nessuna singola persona ha il controllo esclusivo sull’uso della risorsa in questione. I beni comuni sono a disposizione di tutti coloro che (in modo più o meno definito) rientrano in un dato gruppo di persone, in base a regole che possono andare dal «tutto è permesso» a chiare e articolate norme formali.''"" |
Versione delle 18:27, 7 mar 2015
Indice |
Il Nuovo Modello
La figura esprime i flussi di interazione tra i vari elementi del sistema.
La Produzione Paritaria
Quanto viene qui proposto è un sistema composto da alcuni elementi, non tutti scontati, e forse nemmeno ben conosciuti. L'elemento fondamentale di questo sistema è quello che viene chiamato Produzione Paritaria o Economia Collaborativa (o in inglese Peer Production). La Produzione Paritaria viene definita come una collaborazione volontaria e mutualistica basata sulla ricerca del consenso piuttosto che sull'imposizione autoritaria e gerarchica. È la madre di tutte le produzioni culturali, economiche, politiche, dall'alba dell'umanità ad oggi. È la cura della madre per i suoi piccoli e per la sua famiglia così come è la scienza moderna basata su sperimentazione e modelli teorici condivisi. È il volontariato diffuso nelle moderne società della comunicazione. Sono le vere cooperative agricole e sociali che curano e alimentano società malate. A tutto ciò si aggiunge negli ultimi trent'anni l'esplosiva crescita del software libero open source (FOSS, Free Open Source Software), software su cui si basa l'auspicata digitalizzazione di artigianato, commercio, manifattura. Il FOSS è uno degli esempi di dove può arrivare su grande scala la Produzione Paritaria, ed occupa oggi un ruolo per la comunicazione e lo sviluppo culturale, politico, economico, globali. Perchè questo sistema basato sulla Produzione Paritaria possa funzionare è importante adottare una logica sistemica, che è poi una logica cooperativa, le parti compongono il tutto in modo armonico e paritario. A livello emozionale poi, non bisogna farsi troppe aspettative ma prepararsi ad una serie infinita di tentativi, errori, successi, ziz-zagando con creatività tra teoria e prassi per risolvere i numerosi problemi che ci siamo creati noi stessi. Lo sviluppo che qui si prospetta va inteso allo stesso tempo e in modo integrato come sviluppo culturale, economico, politico, secondo lo schema di analisi IEMP. Questa presentazione è volutamente scarna perchè mira solo a introdurre un dibattito su un nuovo modello di sviluppo che sia esso stesso una produzione paritaria.
Produzione Paritaria
Produzione di beni e servizi basata e realizzata su relazioni paritarie, fondata sul consenso e la condivisione degli obiettivi. (nell'articolo in inglese "Peer Production"). Tradotta ne "La ricchezza della rete" di Yochai Benkler, cui si rimanda, come "produzione orizzontale" o "produzione sociale". Ecco la definizione di Yochai Benkler, pag.79-80, "Il termine "peer production" o produzione orizzontale [Ortosociale l'ha tradotto come "produzione paritaria"] si riferisce a un sottoinsieme delle pratiche di produzione basate sui beni comuni. Si riferisce ai sistemi di produzione che dipendono dall’azione individuale autodeterminata e decentrata, piuttosto che gerarchicamente assegnata. La «centralizzazione» è una particolare risposta al problema di come fare in modo che i comportamenti di molti agenti individuali prendano coerenza secondo un preciso schema oppure conseguano un risultato efficace. La sua prerogativa principale è la separazione dei luoghi di attività da quelli in cui si concentra l’autorità decisionale. Le autorità governative, i dirigenti aziendali, gli insegnanti in una classe occupano tutti un contesto in cui si scontrano molteplici volontà di azione, e di conseguenza selezionano e riducono il numero di persone alla cui volontà è concesso di condizionare le azioni di altri. La parola «decentralizzazione» descrive invece le condizioni alle quali le azioni di molti individui diventano coerenti ed efficaci, malgrado il fatto che non dipendono dalla riduzione del numero di persone la cui volontà conta nel dirigere l’azione effettiva. Negli ultimi vent’anni una vasta letteratura, esemplificata dal lavoro di Charles Sabel, si è concentrata sui tentativi di superare la rigida struttura piramidale delle aziende decentralizzando formazione, progettazione ed esecuzione delle funzioni aziendali, per metterle nelle mani di singoli dipendenti o di team. Comunque la forma più pervasiva di «decentralizzazione» è il mercato ideale della concorrenza perfetta, in cui ogni agente individuale agisce in accordo con la sua volontà. Coerenza ed efficacia emergono perché gli individui segnalano i propri desideri e pianificano il proprio comportamento, non in cooperazione con gli altri, ma coordinandosi con gli altri attraverso il sistema dei prezzi. Oggi vediamo emergere pratiche di azione collettiva più efficaci, che sono decentrate, ma che non sono fondate sul sistema dei prezzi né tanto meno su una struttura gerarchica di coordinamento... Questo tipo di produzione di informazione, fatta da agenti che operano secondo modelli non proprietari e decentrati, non è del tutto nuova. La scienza è costruita da molte persone che collaborano in modo incrementale – che non operano sulla base di segnali di mercato e che non ricevono ordini militari da un capo – decidendo in indipendenza l’oggetto delle loro ricerche e condividendo il frutto delle loro collaborazioni. È così che la scienza viene creata. Quello che osserviamo è che nell’economia in rete aumenta vertiginosamente l’importanza dell’informazione prodotta in questo modo cooperativo.".
CBPP (Commons Based Peer Production)
Produzione Paritaria (Peer Production) basata sui beni comuni. Useremo l'acronimo CBPP al posto di Produzione Paritaria Basata su Beni Comuni. Ecco la definizione di beni comuni da "La ricchezza della rete" di Yochai Benkler, pag.76-77:"L’espressione «beni comuni» si riferisce a una particolare forma istituzionale di strutturare i diritti ad accedere, usare e controllare le risorse. È il contrario di «proprietà» in questo senso: nel caso della proprietà, la legge dà a una persona particolare l’autorità di decidere come saranno usate le risorse. Questa persona può venderle o regalarle più o meno a suo piacimento... Ci sono molte altre cose che non possiamo fare con la proprietà, come per esempio edificare su una palude. Tuttavia la caratteristica cruciale della proprietà come fondamento istituzionale del mercato resta la drastica e sistematica asimmetria nell’allocazione di potere che decide sull’utilizzo di una risorsa. Questa asimmetria crea un «proprietario» che può decidere cosa fare e con chi. Sappiamo che bisogna effettuare delle transazioni – affitto, acquisto e così via – se vogliamo destinare la risorsa a un altro uso. Al contrario, la caratteristica saliente dei beni comuni è che nessuna singola persona ha il controllo esclusivo sull’uso della risorsa in questione. I beni comuni sono a disposizione di tutti coloro che (in modo più o meno definito) rientrano in un dato gruppo di persone, in base a regole che possono andare dal «tutto è permesso» a chiare e articolate norme formali.""
Analisi IEMP
IEMP è un acronimo che sta per Ideologia, Economia, Militare, Politico. È un modello di analisi storica e sociologica proposto dal sociologo Michael Mann, utile a capire i processi del mondo attuale e come ci si è arrivati nel tempo (vedi qui per un eventuale approfondimento). Utile quindi a formulare proposte e dibattiti sulle migliori vie di soluzione dei problemi che ci troviamo ad affrontare. Michael Mann l'ha applicato con successo a tutta la storia conosciuta, dalla formazione dei primi stati in Mesopotamia al 2010 dell'era presente. Deriva dalle tre dimensioni del "potere sociale" studiate dal grande sociologo Max Weber: Politico, Economico, Culturale (Religioso). Il "potere sociale" è la potenza realizzativa che opera quando i gruppi umani si organizzano nel perseguire i loro obiettivi. La "organizzazione" di questi gruppi umani li rende "sociali". Per Mann non esiste una "società" diversa o distinta dall'intreccio dei sistemi (o reti) che questi gruppi umani costruiscono organizzandosi sui loro obiettivi. Che sono:
- politici, gestione dei rapporti tra gruppi e tra individui all'interno dei gruppi (oggi regolati dagli stati)
- economici, produzione e riproduzione interagendo con l'ambiente naturale (oggi dominati in gran parte del mondo dalle leggi di mercato e dalle imprese capitalistiche che vi operano)
- ideologici, cultura, credenze, visioni del mondo, religioni, e oggi scienza e tecnologia, arte, tutto quanto concorre a "dare un significato" condiviso alle nostre esperienze
- militari, Mann (a differenza di Weber che lo ingloba nel politico definendo la stato come "l'organizzazione cha ha il monopolio della forza su un certo territorio") aggiunge questo sistema militare con la sua relativa autonomia che si esplica soprattutto nei colpi di stato, dopo la massiccia comparsa dell'uso della violenza letale nella storia umana, dal momento della nascita dei primi stati in poi
Questi sistemi (o reti) sono autonomi l'uno dall'altro, ma promiscui (ognuno contiene gli altri), sovrapposti e intrecciati. Questa non è una "verità" ma un semplice modello interpretativo che scompone la realtà, ne vede i singoli processi, e li riunifica in un contesto storico complessivo. Gli equilibri tra i vari sistemi sono cambiati nel corso millenario della storia. Ad ogni passaggio veniva modificata la ideologia o il "senso" di quel contesto. Oggi viviamo in un'epoca dominata dalla economia e dalla sua ideologia (che disprezza le altre ideologie). Capire le relazioni tra economia, cultura, politica, è necessario perchè qui parliamo delle relazioni tra stati (politica) e mercati (economia), con scienza, tecnologia e visioni del mondo (ideologia). Tentare come fanno in molti, con catastrofiche disillusioni, di "conquistare il potere politico" (statale), senza aver anche ri-costruito un valido sistema economico e scientifico-culturale è opera vana che si risolve in: comitati elettorali che organizzano eventi, fingono di ascoltare persone e associazioni, si affidano a leader maestri di comunicazione che non hanno idee profonde e che sono limitati da strutture caratteriali individuali spesso allarmanti. Significa scendere a livelli di partecipazione democratica bassi come nelle elezioni presidenziali americane. Soprattutto la capacità di vedere questo intreccio di reti è necessario per chi vuole modificare i sistemi attuali basandosi sulla Produzione Paritaria emergente, rappresentata dal movimento ambientalista (A) e dalla scienza-tecnologia open source (B), rispettivamente (A) e (B) nel diagramma iniziale. Perchè la Produzione Paritaria ( (D) nel diagramma iniziale) unifica in profondità queste reti e rende incredibilmente efficace ed efficiente il dispiegarsi del "potere sociale". La Produzione Paritaria è un tipo di relazione tra singoli esseri umani e tra gruppi umani organizzati valida in una rete sia economica che politica, sia soprattuto ideologica di costruzione di un significato comune e condiviso.
Stato&Mercato
Le due istituzioni che dominano la scena oggi sono gli stati, in tutte le varie configurazioni presenti, e il mercato con le sue leggi. Queste due istituzioni sono a rischio di fallimento, e vanno "salvate" e "trasformate" allo stesso tempo. Il loro collasso sarebbe ingovernabile e catastrofico per tutti. La produzione paritaria, come mutualismo altruistico, inserendoi in queste organizzazioni potrebbe cambiarle in profondità.
Una strategia politica, culturale, economica
È la strategia seguita dall'attuale governo greco per uscire dalla sua crisi aiutando nello stesso tempo la Unione Europea ad uscire dalla sua crisi generale.
Due punti di forza
Valorizzare e ricostruire l'ambiente come bene comune e sviluppare una scienza ed una tecnologia sempre più aperte (senza brevetti) a favore dell'ambiente.
Il capitale come bene comune
Il capitale inteso come patrimonio terriero, immobiliare, finanziario, industriale, tecnologico (brevetti), il capitale che da 2000 anni dà un reddito annuo (di circa il 4% in media secondo l'economista francese Thoma Piketty), può iniziare a diventare un Bene Comune. Così pure lo Stato, la cui trasformazione in "servizio ai cittadini" è iniziata con la Rivoluzione Francese, tra alterne vicende.
In Pratica
Questo è solo un abbozzo delle possibili iniziative cooperative che partano dall'utilizzo del capitale come Bene Comune.