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Da Ortosociale.

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Noi (i Gilani) e Loro (i Kurgani)

Di Pietro Muni.

LORO - NOI

Loro sono l’1%, Noi siamo il 99%.

La natura ci ha dotato allo stesso modo: abbiamo le medesime qualità fisiche e mentali, abbiamo la medesima intelligenza, la medesima volontà, le medesime emozioni e i medesimi bisogni. Eppure Loro sono dominanti, Noi dominati.

Non è sempre stato così. Su un totale di circa 150 mila anni di esistenza del Sapiens, per 140 mila anni Noi eravamo il 100%: il «Loro» ancora non esisteva. Così come non esisteva surplus e proprietà privata. Noi vivevamo di caccia e raccolta e ci muovevamo incessantemente alla ricerca di acqua e cibo: eravamo nomadi.

A partire da circa 10 mila anni fa, con la scoperta dell’agricoltura e la domesticazione degli animali, abbiamo cominciato a disporre di terre coltivate, riserve alimentari e greggi e, per la prima volta nella nostra storia, siamo diventati produttori di surplus e proprietari (inizialmente a titolo collettivo) di terre e armenti. Non avendo più bisogno di andare a cercare il cibo, siamo diventati stanziali ed eravamo in grado di provvedere, col nostro lavoro, alle nostre necessità e vivere felici e in pace. «Gilaniche» è il nome che diamo alle prime comunità europee di questo tipo. Non avevano capi, né apparati burocratici, né eserciti, e ciascuno riceveva secondo i suoi bisogni.

I Kurgani

Purtroppo, questa situazione idilliaca non durò a lungo, perché ben presto entrarono in scena Loro. Chi erano costoro? Erano clan che, anziché produrre un surplus col proprio lavoro, avevano imparato a sottrarlo ad altri. Li chiamiamo Kurgani. Rispetto ai Gilani, i Kurgani costituivano una piccola minoranza, ma erano rigidamente organizzati sotto la guida di un capo e specializzati nell’arte predatoria e nell’uso delle armi. I Kurgani non ebbero difficoltà a sottomettere i Gilani e a diventare loro padroni.

Inizialmente non ci fu bisogno di azioni di guerra, ma fu sufficiente qualche azione dimostrativa di forza e di intimidazione per indurre i pacifici Gilani a versare un tributo ai loro padroni. I Kurgani tenevano sottomessi i Gilani con la minaccia dell’uso della forza e vivevano del loro lavoro.

Ma questa situazione si rivelò instabile, perché i Kurgani non potevano tenere tutto sotto controllo utilizzando unicamente la forza fisica e l’intimidazione. Avevano bisogno di essere legittimati nella loro funzione di comando. Ciò avvenne in due modi: 1) facendo credere ai Gilani che il capo Kurgano discendeva da un dio; 2) promettendo ai Gilani la protezione da altri clan Kurgani, che scorazzavano nelle vicinanze.

Col passare del tempo l’Europa fu abitata da innumerevoli comunità gilaniche (99%) sottomesse a un clan guerriero Kurgano (1%), legittimato nel suo ruolo dominante. In termini antropologici, queste comunità sono chiamate «domini», «chefferie» o «chiefdom», e sono le antesignane dello Stato. Non erano ancora «Stato» perché non avevano un esercito permanente, né un apparato amministrativo degno di questo nome.

I primi Stati in Europa

In Europa i primi Stati si costituirono intorno a 4 mila anni fa a seguito di vere e proprie azioni di guerra fra capi Kurgani ed erano la risultante di diversi «domini» posti sotto il comando di un unico capo, che prendeva il nome di «re». Grazie ai tributi imposti alle popolazioni sottomesse, il re poteva finanziare un esercito permanente e un apparato amministrativo, e, grazie alla discendenza divina, poteva esercitare un potere assoluto legittimato.

Nello Stato si delineava in modo netto e chiaro la divisione della società in una minoranza dominante (1%) e una maggioranza dominata (99%), e questo quadro si è sostanzialmente conservato fino ai giorni nostri. Certo, nel corso della storia non sono mancati i tentativi messi in atto da membri appartenenti al 99% allo scopo di liberarsi dal dominio dell’1%, ma sono tutti falliti.

La Francia

Ancora alla fine del XVIII secolo, la popolazione di uno degli Stati più avanzati del pianeta, la Francia, era nettamente divisa in due: una maggioranza di dominati, il cosiddetto «Terzo stato», e una minoranza di dominanti (il re, la nobiltà e il clero). Ma ci fu una novità: i germi dell’Illuminismo avevano contribuito a risvegliare in larghe fasce del 99% la coscienza del proprio ruolo determinante e dei propri diritti.

Nel suo opuscolo dal titolo Che cos’è il terzo stato? (1789) l’abate di Sieyès (1748-1836) affermava che, dal momento che era il popolo a mantenere in vita la nazione col proprio lavoro, il terzo stato era tutto. "Che cos'è il Terzo Stato? Tutto. Che cos'è stato finora nell'ordinamento politico? Nulla. Che cosa desidera? Diventare qualcosa". Da quel momento si è cominciato a parlare dei diritti dei popoli e poi anche dei diritti delle persone.

Ma che cosa rimane oggi di questa svolta? Rimangono i diritti proclamati nelle nostre costituzioni «democratiche» o in certe Dichiarazioni, che, se fossero coerenti con se stessi, consegnerebbero al popolo (100%) il potere sovrano. Ma così non è. Il sovrano decide, il popolo non decide. Al popolo è concesso solamente di scegliere col voto chi dovrà decidere al posto suo. Ai cittadini è stato concesso il suffragio universale, perché il loro voto serve solo a legittimare la minoranza dominante. La differenza rispetto al passato è di facciata: prima l’1% era legittimato nel suo ruolo di comando da un dio, adesso è legittimato dal voto dei cittadini. Ma la sostanza non cambia: rimangono Loro (l’1%) e rimaniamo Noi (il 99%).

Noi Gilani di oggi

Loro controllano l’economia e la finanza, l’informazione e la forza militare, la classe politica e i massimi rappresentanti dei vari settori nevralgici del paese (università, imprenditoria, pubblica amministrazione, magistratura, giornalismo, servizio sanitario, banche, ricerca, ecc.). Loro sono i veri sovrani, perché sono Loro che decidono per tutti, sono Loro che impongono la propria volontà al paese attraverso l’esercizio dei vari poteri, sono Loro che condizionano le nostre vite.

La mia personale opinione è che Loro possono fare tutto questo non perché sono superiori a Noi. Abbiamo detto, infatti, che siamo dotati per natura delle medesime qualità fisiche e mentali, della medesima intelligenza, della medesima volontà, delle medesime emozioni e dei medesimi bisogni. Loro possono fare tutto questo solo perché sono ben organizzati in gruppi e procedono per obiettivi. Ieri e oggi, i Kurgani hanno sopraffatto i Gilani principalmente in virtù della loro superiore organizzazione e determinazione nel perseguimento di obiettivi ben precisi. Questa è la mia opinione e sfido chiunque a dimostrare il contrario.

È da circa 4 mila anni che i Gilani sono in guerra contro i Kurgani, ma finora hanno perso tutte le battaglie, nonostante costituiscano una maggioranza schiacciante e non siano inferiori in nulla. La mia personale opinione è che i Gilani si sono lasciati sopraffare per molte ragioni. Una di queste è la scarsa fiducia in se stessi: i Gilani si sono lasciati convincere dalla propaganda Kurgana che senza capi non avrebbero alcun futuro. Che questo sia falso è stato dimostrato dall’abate di Sieyès, da Marx e da molti altri, i quali hanno osservato che l’1% non potrebbe sopravvivere senza il 99%, mentre il 99% può prosperare molto più liberamente senza l’1%. Ma anche se non ci fossero stati i Sieyès e i Marx, non sarebbe stato difficile per Noi capire che l’1% è molto meno forte di quanto vorrebbe farci credere.

Un secondo fattore di debolezza dei Gilani è la convinzione, anch’essa indotta dalla propaganda Kurgana, che non spetti a loro esercitare direttamente azioni di governo, anche perché sarebbe tecnicamente impossibile che un grande popolo si autogoverni. Un grande popolo non può autogovernarsi solo se lo si intende come soggetto unitario e monolitico, ma può farlo se lo si suddivide in piccole comunità sovrane (assemblee locali) fra loro poste in relazione funzionale in forma trasversale e ascendente per mezzo di organismi amministrativi e nel rispetto del principio di sussidiarietà.

Fatto sta che, così come in passato, nemmeno oggi i Gilani provano a unirsi fra loro intorno ad un’idea o a un progetto politico di cambiamento. Ebbene, la mia personale opinione è che Noi Gilani continueremo a perdere le nostre battaglie contro i Kurgani finché non impareremo ad organizzarci e a procedere per obiettivi come Loro.

Le responsabilità di Noi Gilani di oggi

Ciò significa che ciascuno di Noi Gilani dovrà farsi carico delle proprie responsabilità e contribuire nei limiti delle proprie possibilità, con le proprie idee, con le proprie proposte e col proprio sostegno, ad abbattere il sistema kurganico e a sostituirlo con un sistema gilanico universale. Come sarà questo nuovo sistema nessuno può saperlo, perché dipenderà da quello che riusciremo a proporre e realizzare. Di sicuro non sarà più un sistema duale (Loro/Noi; 1%/99%), ma un sistema monadico del 100% e del Noi universale.

Concludo affermando che oggi, per la prima volta nel corso della storia degli ultimi 4 mila anni, Noi Gilani abbiamo buone possibilità di vincere la nostra millenaria guerra contro i Kurgani e creare un Ordine nuovo, che presumo sarà fondato sulla sovranità del cittadino e sulla democrazia partecipativa. Le condizioni sono propizie: l’attuale sistema kurganico (il capitalismo) appare in affanno e potrebbe implodere da un momento all’altro, così come implose il comunismo nel 1989; Noi Gilani siamo sufficientemente istruiti, disponiamo di una tecnologia e abbiamo un accesso all’informazione come mai era avvenuto in passato; possiamo anche contare su quel formidabile strumento di comunicazione che è la Rete e siamo ormai pienamente consapevoli dei nostri diritti. Siamo perfettamente in grado di elaborare un progetto di cambiamento, che potremo tenere pronto nel cassetto e tirarlo fuori nel momento opportuno.

Il capitalismo potrebbe avere gli anni contati. Non facciamoci trovare impreparati, come è sempre avvenuto nel passato, ma costruiamo fin da ora il sistema politico che potrà sostituirlo!

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