Autonomia05
Da Ortosociale.
L'inserimento degli immigrati, extracomunitari e non, potrebbe seguire le stesse linee di ricerca di lavoro e di una occupazione seguite dagli autoctoni, favorendone l'integrazione cioè facendoli lavorare assieme anzichè in ghetti separati e stratificati con la conseguenza che i lavori migliori vanno agli autoctoni, quelli peggiori agli immigrati. Tali linee vanno verso l'inserimento di lavoro nell'agricoltura sociale con tutti i suoi servizi in prossimità o dentro le città.
Progetto di inserimento degli immigrati nel territorio
Il paradigma generale è quello di passare dalla re-attività alla pro-attività ma utilizzando come risorse e materiale di costruzione, nella progettazione intenzionale e consapevole di una realtà sociale positiva, proprio i risultati negativi della storia passati. Ad esempio: se riusciamo a curare i drogati, riusciremo a curare noi stessi, drogati da aspettative e culture quali il consumismo che possono distruggerci. Per re-attività si intende la capacità di opposizione a situazioni distruttive dell'ambiente naturale, sociale, culturale. Per pro-attività intendiamo la capacità di modificare secondo un progetto consapevole tale ambiente naturale, sociale, culturale. Per pro-attività quindi si intende la capacità di costruire e ri-costruire la rete di relazioni sociali entro cui ci muoviamo, detta impropriamente il capitale sociale e l'ambiente fisico naturale, detto impropriamente il capitale naturale. Nel caso degli immigrati il capitale sociale da ri-costruire è quello del loro essere gruppo e quello delle relazioni famigliari, tribali, culturali che si portano dietro. Il capitale sociale da costruire ex-novo è quello della rete di relazioni da sviluppare in Italia sul lavoro e nella società. Il loro inserimento ad esempio nell'edilizia, nella produzione agro-alimentare, nei servizi, ricostruiscono l'ambiente naturale antropico. La distinzione tra capitale sociale e capitale naturale è comunque artificiosa essendo le due sfere in realtà una sola cosa. Questa impostazione significa due cose nella pratica: mantenere al massimo l'unità dei gruppi di immigrati e il loro inserimento in comunità di immigrati affini (il chè è anche un processo storicamente naturale). Secondo favorire un loro inserimento sociale ed economico che ci aiuti a recuperare il nostro capitale sociale e il nostro capitale naturale.
Considerazioni generali sulla globalizzazione
Alcuni autori (Carlo Trigilia e la scuola della III Italia) sostengono che la globalizzazione offra opportunità. Ciò potrebbe essere parzialmente vero. Nel senso che qualunque situazione può diventare una opportunità se la si può elaborare in modo positivo. Di sicuro la globalizzazione ha aumentato le guerre e la fame nel mondo con lo spostamento di grandi masse di persone che cercano stabilità sociale, pace, rispetto, possibilità di vita dignitose, o di vita tout court. Si tratta degli immigrati. In tal senso la globalizzazione ci offre la difficile opportunità di utilizzare le risorse umane rappresentate dagli immigrati che arrivano nel nostro paese.
Sociologia Economica
La distruzione del capitale sociale operata dall'imperialismo, dal colonialismo, dal capitalismo internazionali è la causa storica principale della fuga dei migranti dai loro paesi di origine. La sua ricostruzione nel paese di arrivo è quindi la prima azione da intraprendere. Ciò significa che i migranti vanno tenuti assieme salvaguardando le reti di relazioni sociali che avevavo nei paesi di origine o che avevano costruito nel viaggio spesso lungo e drammatico. Questo riaggregarsi iniziale si basa su una identità collettiva non solo etnica ma anche “sociale”, di relazione tra individui che non hanno solo una origine culturale comune ma anche una storia individuale condivisa. E' proprio tale coesione che sola può permettere un'integrazione nella comunità locale tendenzialmente paritaria e costruttiva. Il concetto di capitale sociale va ulteriormente esteso fino a comprendere i forti vincoli che permangono tra gli immigrati e i parenti lontani.
Prima Integrazione locale
Va prevista una attenta opera di mediazione culturale e di integrazione economica. Nel caso dei 17 ragazzi somali arrivati a Padova si sono attivate nell'ordine:
- personaggi loschi che affittavano case di altri. Hanno trovato per i 17 una prima residenza semi-clandestina (malavita come nel caso degli organizzatori dei “viaggi”). Primo step: Il viaggio fisico. Comunque utile e necessario, diciamo senza concorrenza.
- una giornalista padovana di padre somalo e madre padovana, bene inserita nel milieu culturale economico locale, che prende coscienza della situazione e attiva la stampa locale che risponde con prontezza ed amplifica la notizia. Funzione dei mass-media.
- Capitale sociale padovano rappresentato da Comune, imprenditori, parrocchie, associazioni, l'associazione “Razzismo no Stop” che prende in mano con decisione tutta la situazione e fornisce ai 17 ragazzi una casa (temporanea ovviamente) ed un primo inserimento compreso un corso di italiano e di informatica e la possibilità di un ritrovo durante il giorno.
- Capitale sociale di livello non-istituzionale: per la pulizia degli abiti e altra manutenzione studenti della Università padovana fornivano lavatrici e ferri da stiro
- L'associazione Somali Padovana che organizza una cena sociale per raccogliere fondi e “promuovere” l'aiuto e l'integrazione dei 17. La comunità somala è ridotta di numero (35 persone) e con limitate capacità finanziarie.
E' evidente che tutte queste risorse di capitale sociale vanno a loro volta integrate e coordinate. Le principali risorse sono comunque l'attivismo individuale e le capacità culturali della giornalista italo-somala e le capacità di struttura, associative, organizzative di Razzismo Stop. A loro va affidato il coordinamento del progetto di integrazione.
Seconda integrazione locale
Si tratta di trovare una sistemazione logistica, una abitazione, per i 17, con le necessarie strutture per svolgere una vita dignitosa. Si tratta anche di trovare una attività economica che non solo gli permetta di mantenersi e pagarsi le spese di vitto e alloggio, ma anche di sostenere i parenti lontani, in gravi difficoltà economiche. Come ben conosce la giornalista italo-somala, anche una piccola cifra di denaro può essere vitale per le famiglie che in Somalia, a causa della guerra, si trovano in situazioni di pesante indigenza. Questo nel quadro previsto di una coesione dell'intero gruppo, coesione che era stata subito esplicitamente richiesta dai 17.
Proposta
Si possono seguire due modelli: una integrazione urbana classica.
Oppure una integrazione agricola.
La mia proposta è per una integrazione dei 17 come produttori agro-alimentari.
Non tratto dei difetti della sistemazione urbana da un punto di vista teorico, ma solo dei suoi aspetti pratici. Cito solo i principali: carenza di lavoro urbano per via della nota crisi, costo degli appartamenti, delle infrastrutture, dei servizi, disgregazione culturale urbana (vedi via Anelli), soprattutto impossibilità di mantenere unito il gruppo.
L'integrazione "agricola" è multifunzionale, quindi anche "urbana". Vedi Agricoltura Multifunzionale e come modello ideale quello dello Agrivillaggio: un'idea per il futuro
La produzione agroalimentare
Si tratta di trovare un appezzamento di terreno con casa su cui iniziare a lavorare. Proprietari di tali appezzamenti si possono trovare tramite associazioni politiche e culturali di sostegno. Si possono coinvolgere associazioni imprenditoriali e di categoria come Coltivatori Diretti, OrtoCorto, ed altri imprenditori locali. I prodotti (ortaggi, frutta, uova, possibilmente biologici) possono essere rivenduti nelle strutture che favoriscono la filiera corta o direttamente alle mense (per immigrati, scolastiche, degli ospedali, delle case di cura per anziani). La gestione di questa impresa sarà sicuramente complessa ma si può affrontare con la consapevolezza che è una via che ha una sua profonda razionalità ancorata ai bisogni reali della società e del suo territorio. Va declinata una volta verificata la disponibilità dei 17 a tale percorso. Una volta deciso in tal senso, la scelta si può modulare con flessibilità: ad esempio una parte di 17 può trovare lavoro in città e continuare ad abitare in “campagna” con il gruppo-madre. Il lavoro agricolo in un contesto di capitale sociale come quello veneto può essere una valida risposta ai fatti di Rosarno in Calabria. Al di là delle parole.
Il Tutor
E' fondamentale già in fase di incubazione del progetto definire come attore principale, da inserire a budget, un tutor somalo bilingue, con capacità imprenditoriali, già inserito nel padovano, da retribuire per questa sua funzione a tempo pieno. Tale figura è già stata individuata.
La valenza culturale della attività agro-alimentare
Va fortemente valorizzata, evidenziata, diffusa, la valenza culturale di una attività rivolta alla produzione di cibo sano locale a filiera corta. Non si tratta di un ripiego produttivo verso un settore economico inferiore ma verso il settore PRIMARIO della produzione di beni alimentari. La Fattoria inoltre integra l'attività di lavoro con le esigenze abitative, come nella migliore tradizione veneta. Il tipo di lavoro poi è garanzia di una attività sana e senza pericoli. (Sicurezza sul lavoro e facilità di inserimento contrattuale legale. Vedi IRES di Mario Giaccone)
L'esempio
Una volta verificatane la fattibilità, tale modello si può facilmente estendere, non solo come via di integrazione culturale ma anche come possibile via per l'emigrazione interna: disoccupati, disadattati, precari.