BrasileBarracao

Da Ortosociale.

Il Regime "do Barracao"

Da il Calendario di Frate Indovino anno 2009, pag.17

Fino al secolo XIX l'economia dell'Amazzonia era incentrata sulla produzione di spezie, dette anche droghe del deserto. Con l'ascesa vertiginosa del caucciù si abbandonarono queste coltivazioni ed iniziò una corsa frenetica verso la nuova risorsa della foresta definita "oro nero": la gomma. Fu in questo periodo che sorsero i patroes, ossia i proprietari dei seringais, vaste estensioni di foresta ricche di "alberi della gomma" (Hevea brasiliensis). Con il boom del prezioso lattice, infatti, una moltitudine di gente, tra cui tanti disperati ed avventurieri, invase la foresta amazzonica. Tra questi, alcuni dei più capaci, e spesso dei più spregiudicati, riuscirono ad affermare la loro autorità su determinati appezzamenti di foresta ricchi di Hevea brasiliensis, divenendone padroni assoluti. La gente residente nel seringal (costituita soprattutto di Indios) che accettava di entrare alle dipendenze del patrao cominciava a lavorare per lui; chi si opponeva veniva costretto ad andarsene o, peggio, veniva eliminato da mercenari assoldati dal patrao. Insomma questi diveniva, per amore o per forza, il signore assoluto della terra e di chi vi abitava. A queste figure si deve l'aver imposto, senza tanti scrupoli, il regime "do Barracao". Il barracao era l'abitazione del padrone, che consisteva in un gran capannone di legno, dove, oltre all'appartamento del proprietario, dei suoi collaboratori (il gerente dell'azienda, il contabile ed il magazziniere) e della servitù, erano disponibili anche degli alloggi per gli operai (seringueiros) da utilizzarsi soprattutto nei periodi delle piene. Lo stesso stabile funzionava anche da magazzino, da deposito di viveri e mercanzie varie da vendere ai dipendenti, ed anche da prigione. Il barracao sorgeva quasi sempre sulla riva del fiume principale, in "terra alta", vicino allo sbocco di un corso secondario, lungo il quale era situato il seringal. Da quel punto di osservazione il controllo era ineludibile: niente e nessuno poteva entrare o uscire dal seringal senza il permesso del padrone, la cui autorità era assoluta e le cui disposizioni inappellabili. Tutto ciò che i dipendenti realizzavano, non solo nelle ore di lavoro, ma anche nel tempo libero o di riposo (pesca, prodotti agricoli, farina di mandioca, artigianato...) doveva essere portato al barracao, dove veniva cambiato con: zucchero, sale, fiammiferi, bibite e tante cianfrusaglie che nella cultura indigena non esistevano. La strategia dei patroes era quella di creare nei dipendenti sempre nuove esigenze, e quindi il bisogno di acquistare, mentre, d'altra parte, i costi del dare e dell'avere erano stabiliti arbitrariamente dal patrao. [E' questo il punto importante...Sembra il meccanismo moderno del consumismo e della continua rincorsa tra salari e prezzi. Come nel caso del barracao non ci sono vie di fuga possibili...Nota di Remo] Si creava così una situazione di continuo debito, e quindi di costante dipendenza dal barracao. Se qualcuno provava a spezzare questa morsa di ferro, o in qualche modo a eluderla, incorreva in sanzioni, che ordinariamente consistevano in castighi corporali (percosse, prigionia con sospensione del cibo, incatenamento nell'acqua corrente del fiume...). Il regime "do Barracao", durato fino alla seconda metà del XX secolo, era un regime di autentica schiavitù, contro il quale la giustizia ordinaria, troppo lontana e facilmente eludibile, si è dimostrata impotente. Per i nostri Missionari è stato giocoforza conviverci, anche se la loro azione continua e capillare, aiutata dal mutamento progressivo delle condizioni socio-culturali, è stata determinante per il superamento di una piaga che ha procurato indicibili sofferenze.

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