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Da Ortosociale.
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A come Auto-Organizzazioni
Prendo spunto dal libro di Alberto Felice De Toni, Luca Comello, Lorenzo Ioan, "Auto-organizzazioni - Il mistero dell'emergenza nei sistemi fisici, biologici e sociali", Marsilio, 2011, Venezia. Dopo aver trattato di questo aspetto nei tre sistemi fisici, biologici, sociali, passa a trattare del futuro delle imprese e delle possibili trasformazioni che l'auto-organizzazione può comportare. Nel paragrafo 10, "Progettare bruchi per diventare farfalle", illustra l'innovation stack di Gary Hamel, "The future of management" (2007). È la prima figura dell'immagine di apertura, Innovazione nell'Economia. Partendo dai gradini più bassi e salendo verso i più alti aumenta la creazione di valore che l'innovazione comporta. Ad esempio l'innovazione di processo crea minor valore della innovazione manageriale. Al contrario, nel regime altamente competitivo del mercato capitalistico, la competitività della innovazione diminuisce se si parte dal Management e si va giù verso il Processo. Avremo che l'innovazione manageriale sarà molto più difficilmente imitabile ( da parte della concorrenza ) della innovazione del processo o dei prodotti/servizi, che sono più in basso. La seconda figura dell'immagine rappresenta un radicale cambio di paradigma dell'economia e delle imprese basato su, e mirante a, l'auto-organizzazione.
La pila dell'innovazione
Consiste di:
- management che organizza il lavoro dei gruppi umani che fanno parte dell'impresa e i rapporti con l'ambiente esterno, clienti, fornitori, partner, concorrenti, istituzioni
- strategia che decide se intraprendere nuovi modelli di business oppure entrare in nuovi mercati
- prodotti e servizi sono quanto l'impresa offre sul mercato
- processo è la modalità operativa di produzione di beni e servizi
È facile per la concorrenza copiare le modifiche al processo anche perchè i fornitori possono essere comuni. Soprattutto facile perchè è possibile oggi una automazione flessibile basata sul software e le comunicazioni. Facile imitare anche i prodotti e servizi. I brevetti non possono resistere più di tanto e poi non è più il tempo di inventare Coca Cola o Nutella. Con la strategia invece diventa molto più difficile seguire la concorrenza. Nuovi modelli di business come i voli low cost di Ryanair lo dimostrano. Ma è nel management che l'innovazione non può essere imitata. Ad esempio la lean production di Toyota nessuno è riuscito ad imitarla nonostante molti tentativi, perchè richiede un contesto culturale che esiste solo in Giappone.
I quattro gradini della pila
Vediamo per ogni gradino i fattori che lo caratterizzano. È da questi che possiamo partire per estendere le reali innovazioni possibili.
- Processo: ICT, Information e Communication Technology. Componenti come "commodities".
- Prodotti/Servizi: problema dei brevetti, licenze d'uso, copyright, proprietà intellettuale
- Strategia: modello di sviluppo della singola impresa e dell'economia in generale
- Management: modello culturale di un'intera comunità
Un cambio di paradigma
Rivediamo per ogni gradino i fattori che lo caratterizzano. È da questi che possiamo partire per estendere le reali innovazioni possibili utilizzando per tutti il paradigma della auto-organizzazione.
- Processo: ICT, Information e Communication Technology: utilizzo di software Free e Open Source, FOSS. Componentistica: commodities e conoscenze tecnologiche come "bene comune".
- Prodotti/Servizi: problema dei brevetti, licenze d'uso, copyright, proprietà intellettuale. Progettazione Open Source, progettazione partecipata nella catena del valore, come già avviene in parte con clienti e fornitori in uno sviluppo cooperativo della logica prosumer portato fino al disegno del prodotto servizio.
- Strategia: modello di sviluppo della singola impresa e dell'economia in generale. Qui ci troviamo nella classica situazione: "nessuno ci ha pensato". La proposta di ortosociale è una riconversione dell'economia che riporti il settore primario della agricoltura ad un ruolo trainante, che dia la priorità alla produzione di cibo di alta qualità ed, in concomitanza, alla salvaguardia dell'ambiente. Adottando un modello di agricoltura multifunzionale, ogni impresa potrebbe associare al suo core business una attività agro-alimentare che modificherebbe radicalmente l'intera rete delle relazioni industriali. Sarebbe l'unica garanzia perchè ogni impresa seguisse le norme di uno sviluppo equo e sostenibile. Questo passaggio radicale si potrebbe ottenere gradualmente organizzando i produttori specializzati di beni e servizi in comunità ecologicamente autonome, grazie a decentralizzazione e telelavoro. È uno sviluppo significativo degli orti che l'organizzazione fordista assegnava agli operai per combattere lo stress della produzione di serie e integrare il salario.
- Management: il modello culturale di un'intera comunità si costruisce con la auto-organizzazione. L'auto-organizzazione è una grande innovazione culturale e scientifica basata sulle acquisizioni più profonde della ricerca scientifica e filosofica. La auto-organizzazione è coerente e sinergica con il Software free ed open source dentro Processo, con la Progettazione partecipata dentro Prodotti/Servizi, con una Strategia che riporti al centro dell'attività economica il cibo e il rapporto con l'Ambiente. Come nel Giappone della Toyota il contesto è favorevole al Toyota Production System, qui l'auto-organizzazione costruisce l'intero ecosistema favorevole ad una produzione che ad essa si ispiri.
A come Agricoltura
L'Europa spende oggi circa il 50% del proprio bilancio per il settore agricolo, in pratica riservandolo al solo 4% della popolazione europea (tale è la quota che riveste la popolazione rurale), proprio per le enormi ricadute, dirette ed indirette, dell'attivita' agricola sull'Ambiente, la Salute Umana e la Biodiversità. L'Italia ha a disposizione 70 miliardi di Euro (tra fondi PAC e di Sviluppo Rurale) per il periodo 2015-2020: sono risorse europee di sostegno più che sufficienti a consentire la riconversione agroeco-biologica dell'intera “agricultura” italiana, garantendo redditi maggiori agli agricoltori, salute, benessere, fertilità e felicità per tutti. Oggi gli abitanti delle città sono 4 miliardi. Tutta l’economia è in funzione dei servizi alle città e di ulteriori cementificazioni. Auto + strade + macchine utensili per farle. Questo l'attuale modello economico. Cioè petrolio + cemento. Con guerre per il petrolio e battaglie (inutili) contro la cementificazione e lo stress della vita urbana (nevrosi, droga, inquinamento, paradisi virtuali). Bello, no? Questi 4 miliardi che non producono nè “cibo”, nè “alimenti”, nè le “sostanze naturali" che ti rigenerano il tuo corpo fisico” (noi siamo quello che mangiamo), vengono riforniti da una agricoltura industriale, basata sul modello fordista-taylorista, già fallito nell’industria-industria, che trasforma i cibi in modo che non possano essere riconosciuti. Passare ad una agricoltura sostenibile sarebbe un nuovo modello di sviluppo. Perchè creerebbe una enorme occupazione essendo molto “labour intensive”, decongestionerebbe le città, aiuterebbe i “cittadini” a ritrovare cibo sano naturale ed un minimo di serenità a contatto di un paesaggio e di una campagna rigenerata, sorattutto “risolverebbe il problema ambientale” (implicando la necessità di acqua pulita, di aria pulita, di plantumazioni che riducono la CO2, etc). Quanto alla tecnologia invece di costruire robot per assemblare auto, servono robot per raccogliere ulive o fare la vendemmia (già cominciano ad apparire gli “agro-robot”). Cosa aspettiamo? In Italia ci sono già milioni di neo-contadini. Sono la “classe” (non definibile) del futuro (non definibile).