Economia31
Da Ortosociale.
Considerazioni su un articolo dell'Unione Sarda del 10 Agosto 2019.
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Nuove ricette antispopolamento
Questo il titolo dell'articolo dell'Unione Sarda (Click per vedere l'articolo). Il sottotitolo nella versione cartacea, molto più completa, recita "Cossa (Riformatori): <<Dobbiamo rendere appetibile vivere all'interno>>". Si riconosce subito che l'iniziativa parte dal basso (in parte), cioè dai sindaci dei paesi sardi. Se ne citano due: Rosalba Deiana di Elini e Silvia Cadeddu di Birori. Non si cita il sindaco di Fluminimaggiori Marco Corrias che da tempo, in pratica dal tempo della sua elezione, ha lanciato una iniziativa analoga centrata sugli anziani (Click per vedere un articolo del Sole24Ore sulla iniziativa). Questo significa riconoscere la centralità del ruolo delle amministrazioni comunali, anche le più interne e periferiche, che vanno dunque finanziate nei loro programmi di sviluppo e mantenimento demografico ed economico, rovesciando la logica perversa del patto di stabilità gestita da un occhiuto centralismo nazionalistico. In questo caso si parla di 20 milioni. Secondo Cossa: "Abbiamo immaginato una serie di interventi agendo sia sulla leva fiscale sia sui servizi, anche di tipo sanitario, con l'obiettivo di rendere più appetibile risiedere in un piccolo Comune delle zone interne". Il richiamo è sia ai pensionati cui verrebbe restituito il 70% dell'IRPEF, sia ad imprese con almeno 5 dipendenti cui verrebbe ridotta l'IRAP del 90%. Il filtro applicato ad eventuali richieste è piuttosto stretto: i Comuni devono avere meno di 5000 abitanti ed essere situati a più di 20 km dalla costa. La proposta si articola su una Serie di Interventi, che elenchiamo:
- piano per i servizi sanitari
- istruzione e formazione
- recupero e riqualificazione dei centri storici
- sostegno agli operatori di trasporti privati
- promozione di alberghi diffusi
Spopolamento zone interne della Sardegna
Lo spopolamento delle zone interne non è un fenomeno esclusivamente sardo. Riguarda tutte le zone del Pianeta che assistono ad un inurbamento massiccio verso paesi, città, megalopoli, spesso trasformate in bidonville miserevoli di milioni di abitanti. Questo è legato in grande misura alla crisi della agricoltura preindustriale, detta anche agricoltura di sussistenza. È un fenomeno complesso culturale, economico, politico, che porta all'abbandono di importantissimi ed estesi ecosistemi antropici ma sostenibile, compresi corsi d'acqua, foreste, pascoli, coltivazioni intensive a rotazione. Contemporaneamente i centri urbani delle zone sviluppate presentano caratteristiche negative per le fasce deboli della popolazione, soprattutto anziani e bambini: inquinamento, clima, mancanza di risorse naturali per lo sviluppo (bambini) ed il mantenimento di energie vitali e psichiche (anziani). Queste risosrse naturali sono ovviamente necessarie anche per le fasce forti (adulti) della popolazione. Questa esigenza vitale e culturale alimenta un turismo precario e disorganizzato. Ad esempio i flussi di uscita/rientro dalle vacanze sono concentrati su poche settimane all'anno. Le località di accoglienza vengono gestite con una logica di mercato "mordi e fuggi" sia da parte dell'offerta che della domanda con conseguenze negative sull'ambiente: plastica, rifiuti, distruzione di preziosi ecosistemi e biodiversità. Una soluzione potrebbe essere un turismo satnziale ecologicamente sostenibile che sviluppi l'ambiente ricettivo dal punto di vista naturalistico, culturale, economico. Creando vincoli profondi di appartenenza tra "residenti" e "immigrati". I candidati più ovvi per tale "turismo residenziale" sono i pensionati, perchè sono economicamente sufficienti (sono dotati di pensione e a volte di piccoli capitali sufficienti ad acquistare una casa o a mantenerla) e soprattutto perchè sono un volano di presenze. Possono richiamare nel loro nuovo Comune elettivo, parenti (adulti e bambini), amici, turisti tradizionali attirati dalla vivacità della "comunità".
La Comunità
È il cuore del progetto. Richiede una regia professionale ed una progettazione complessa. Richiede competenze professionali di Sociologia (economica, turistica, culturale, del Territorio) sia in fase di progetto che in fase di realizzazione. Questo è previsto nel modello costitutivo delle Comunità di Pratica (Click per vedere il link). Deve trattarsi di un sistema strettamente interconnesso a livello territoriale nelle sue componenti istituzionali (Comuni in primis e Regione), turistiche (albergo diffuso, patrimonio locale di biodiversità, culturale e agroalimentare), servizi (sanità e trasporti). Per unificare o "incollare tra loro" (glue) tutti questi elementi serve un progetto pilota che li unfichi su un "Obiettivo di Pratica" che diventi il motore della Comunità. Tale obiettivo può essere (non ne vedo di migliori) l'"Invecchiamento Attivo e la Solidarietà Intergenerazionale", un progetto del 2012 della UE, che ha in Sardegna una delle poche implementazioni con la "Comunità Mondiale della Longevità" (Click per vedere il link) di Roberto Pili e il progetto della Casa Campidanese di Ignazio Argiolas (Click per vedere il link). Nel progetto della Casa Campidanese si affronta una logica soluzione: il Co-Housing per anziani, già finanziato dalla Regione Veneto con fondi UE. Il Borgo delle zone interne, o delle zone costiere, è di fatto un cohousing con affittuari o proprietari anziani che generano una domanda di beni (agroalimentari in primis e residenziali) e di servizi (sanitari, trasporti, naturalistici, culturali). Di recente anche la Ikea in Svezia si muove su questo progetto (Click per vedere il link)
La specificità di una Comunità per anziani
Per essere precisi, i "servizi sanitari" richiesti da una Comunità di anziani sono soprattutto le attività che prolunghino lo stato di salute e di autosufficienza dell'anziano e che contrastino l'inevitabile decadimento cognitivo e fisico. Per essere pratici sono necessari i servizi che attualmente forniscono le Case di Riposo e le RSA che permettano una transizione dolce ed economica tra la autosufficienza e la graduale non-autosufficienza. E' dunque necessario prevedere la presenza e l'efficacia di queste istituzioni nel Territorio e la collaborazione con esse. Mentre le vecchie strutture (Case di Riposo e RSA) possono fornire i loro servizi, i clienti delle Comunità di paese possono fornire volontari e assistenza e cure affettive ai membri non più autosufficienti della loro Comunità.
Sociologia Economica
Accanto alla tradizionale Economia di Mercato, esistono con una valenza paritaria altri tipi di "Economie": l'Economia di Cura e la Sharing Economy (o Economia di Condivisione). Queste Economie, oltre al loro valore qualitativo, hanno volumi importanti quantitativamente. E sono sotto gli occhi di tutti. Per potenziarle servono supporti organizzativi che potrebbero essere coordinati dalla Amminstrazione Comunale come prevede il progetto di Fluminimaggiore con un "Sistema" centralizzato in una grande Cooperativa che lavora con il Comune e il suo Sindaco. Questo è possibile proprio perchè si tratta di Comuni "piccoli". Qui va posta grande enfasi che una "debolezza" (cioè la scala minoritaria in termini demografici di poplazione) si rivela in una "forza" organizzativa basata su efficienza ed efficacia, se coordinata sapientemente. Le imprese che possono agire su scala locale sono le cooperative come nel caso di Fluminimaggiore, le Onlus, le Associazioni di vario tipo, i volontari individuali. Oltre naturalmente ad imprese di mercato, artigiani, professionisti. La configurazione che può assumere il loro coordinamento dipende dal Territorio e da molte variabili anche politico-istituzionali. Per questo nella metodologia proposta dal progetto "Casa Campidanese" si è scelta una procedura basata su "prototipi locali" che scambiano le loro esperienze emozionali e cognitive con altri progetti analoghi (secondo la metodologia Open Source).