Sociologia52

Da Ortosociale.

Politica

Renzo Guolo è ricercatore a Padova e tiene un corso di "sociologia dei partiti". Il suo articolo sul Pdr (Partito democratico di renzi), al di là della facilità di lettura e della sua brevità, nasconde analisi approfondite. Burocrazia, oligarchia, leader carismatico, forma-partito, sono categorie della sociologia. Merita di essere letto nella sua integrità e soprattutto di essere preso come punto di partenza per nuovi ragionamenti "politici". Tento di riassumerne le tesi centrali, che sono in sostanza due: 1) "L’assenza di una seria alternativa politica" da parte del PD attuale e della "classe dirigente di matrice post-comunista, perennemente in ritardo sui tempi e mai capace di un riformismo radicale", e 2) "un catch all party, un partito pigliatutti, capace di mietere consenso in ceti sociali assai diversi. Il cui motore sia, come si esige nel tempo della democrazia del pubblico, il leader e la fiducia che l’elettorato nutre in lui. Da questo punto di vista, Renzi rappresenta la naturale continuità di quel fenomeno della personalizzazione della politica che, partendo da Berlusconi e passando per Grillo, caratterizza il panorama italiano da almeno due decenni". La conclusione è netta: "Renzi ha il vantaggio di teorizzare un modello di partito favorito dalle dinamiche sociali e politiche del tempo, la sua opposizione no. Per questo chi vorrebbe un altro modello di partito, e un altro leader, è consapevole, sebbene non lo ammetta pubblicamente, che un simile esito dipende oggi dal fallimento dell’esperienza renziana o dalla nascita di una nuova forza politica. Alternativa comunque gravida di implicazioni non semplici da affrontare". Il lettore si trova spiazzato davanti a questa "empasse". Ma la semplice operazione logica di collegare due problemi, fornisce la soluzione: l'assenza di una seria alternativa politica, e aggiungo, economica e culturale tout court, è l'altra faccia della medaglia (o uno dei due lati di una realtà simmetrica) della "spettacolarizzazione" mediatica della politica. Realtà sulla quale tutti concordano, chi parla del "teatrino della politica" come Berlusconi, proprietario di Mediaset, chi rottama le vecchie burocrazie alleandosi con tutte le burocrazie conosciute (di destra, di centro, internazionali, economiche, politiche, culturali), chi nasce nello spettacolo come Grillo (e nello spettacolo si potrebbe non morire mai, perchè è concesso rappresentare sè stessi, come fa anche Berlusconi). Dicendola in parole di un italiano "volgare": chi non ha niente da vendere fa il "piazzista" di merci inesistenti. Sulla maturità delle "masse", sono tutti d'accordo, masse comprese: gli italiani si meritano quanto loro stessi approvano o consentono. Ad essere più "comprensivi" si potrebbe aggiungere l'ipotesi che si cerca sempre il male peggiore, o ci si illude che il nuovo arrivato sia migliore del vecchio, o semplicemente che non ci sono alternative (vedi punto 1). Allora il discorso, in termini pratici si riduce subito a cercare nuove alternative, anche a costo di percorrere la difficile via di quelle che R.Guolo chiama "riforme radicali". Tanto più che i vari "leader" per quanto di successo, belli, giovani, ricchi, simpatici, accattivanti, intelligenti, maledettamente "comunicativi", hanno le loro difficoltà. Uno stava per mandare il paese in default, l'altro a Bruxelles si allea con personaggi molto discutibili e gestisce in modo patriarcale con Casaleggio un "non-partito". Renzi, bontà sua, è riuscito a svegliare milioni di iscritti alla CGIL, decine di migliaia di comitatini ambientalisti, pensionati, comitatoni come Greenpeace, l'intelligentzia di sinistra, i movimenti per i diritti civili, una parte dell'imprenditoria, i sindaci, i presidenti di provincia, i governatori delle regioni. Diciamo che forse ha "comunicato" fin troppo. Questo significa che se non si ha una alternativa politica, economica, culturale, si ha il fiato corto, cortissimo. L’IDEA DI PARTITO CHE HA RENZI - di RENZO GUOLO Il Mattino 23 ottobre 2014 pag.1 e pag.6

Strumenti personali