RigenerazioneUrbana
Da wikiort.
Indice
Rigenerazione Urbana
Questo è un esempio di sinergie in una realtà metropolitana come quella di Cagliari con quartieri molto "difficili" come Sant'Elia o il CEP di Pirri. La sinergie riguardano sport, verde, anziani, cohousing, coworking, social housing.
Una comunità è un gruppo di famiglie che vive su un determinato territorio, lo utilizza per la sua economia ed i suoi servizi, lo presidia come fonte della sua esistenza. Oggi per gran parte della popolazione mondiale questo territorio è un territorio urbano, città di misure variabili ma tendenzialmente sempre maggiori. Non dobbiamo intendere la "famiglia" come una categoria fissa e immutabile. Esistono molte tipologie diverse di famiglie apparse nel tempo e nello spazio. In Italia (vedi Rapporto Annuale 2012 ISTAT) le famiglie continuano ad evolvere al variare dei contesti economici, culturali, politici. Si tratta di rendere sostenibile questo sviluppo urbano aiutando le famiglie a costruire comunità nel territorio in cui vivono, rendendolo altresì vivibile per sè e per gli altri. Gli strumenti sociali previsti da Regioni e Comuni sono "social housing", "cohousing", "coworking". Sono tutti strumenti validi ma che devono trovare una precisa articolazione che ne garantisca efficacia/efficienza. Uno dei maggiori problemi nelle aree metropolitane ed in quelle ad urbanizzazione diffusa (il cosiddetto "sprawling"), è l'attività "fisica", la possibilità di raggiungere un adeguato equilibrio psico-fisico con l'attività motoria. Lo sport è una attività motoria con delle forti valenze culturali, a differenza di esercizi fisici governati da macchine e da strumentazione elettronica. Per questo ha maggiori possibilità di realizzare un valido equilibrio psico-fisico con efficacia/efficienza. Per questo le strutture sportive sono uno dei gangli vitali all'interno dell'area metropolitana. Il loro presidio/servizio può essere svolto da comunità neo-familiari (che cosituiscono un nuovo modello familiare). Tali comunità vivono all'interno della struttura e ne garantiscono i servizi fondamentali: custodia, apertura-chiusura, piccolo mantenimento, ristorazione. Queste comunità, anziche nascere dal nulla, possono essere ri-costruite utilizzando cooperative sociali, cohousing intergenerazionali di giovani ed anziani, social housing strutturato con gruppi familiari volontari che forniscono servizi, cohousing di famiglie giovani. I "siti sportivi", possibilmente da arricchire e da integrare con il verde pubblico, diventano una attività fruibile low cost dai cittadini del quartiere, in cambio di un servizio low cost di presidio e di manutenzione. Questo modello era già stato parzialmente applicato in passato a varie situazioni, ad esempio affidando i siti archeologici a cooperative di giovani (vedi di recente i casi del Castello Malaspina di Bosa). La differenza con la soluzione qui prospettata sta nel fatto che le comunità (cohousing o cooperative sociali) abitano la struttura, fanno parte del territorio garantendo l'efficacia/efficienza del servizio. Questo significa ad esempio che gli anziani (CEP Pirri) o i giovani border-line di un quartiere (S.Elia), vengono reimpiegati come risorse nel "loro stesso territorio" urbano. Una comunità è un gruppo di famiglie che vive su un determinato territorio, lo utilizza per la sua economia ed i suoi servizi, lo presidia come fonte della sua esistenza. Oggi per gran parte della popolazione mondiale questo territorio è un territorio urbano, città di misure variabili ma tendenzialmente sempre maggiori. Non dobbiamo intendere la "famiglia" come una categoria fissa e immutabile. Esistono molte tipologie diverse di famiglie apparse nel tempo e nello spazio. In Italia (vedi Rapporto Annuale 2012 ISTAT) le famiglie continuano ad evolvere al variare dei contesti economici, culturali, politici. Si tratta di rendere sostenibile questo sviluppo urbano aiutando le famiglie a costruire comunità nel territorio in cui vivono, rendendolo altresì vivibile per sè e per gli altri. Gli strumenti sociali previsti da Regioni e Comuni sono "social housing", "cohousing", "coworking". Sono tutti strumenti validi ma che devono trovare una precisa articolazione che ne garantisca efficacia/efficienza. Uno dei maggiori problemi nelle aree metropolitane ed in quelle ad urbanizzazione diffusa (il cosiddetto "sprawling"), è l'attività "fisica", la possibilità di raggiungere un adeguato equilibrio psico-fisico con l'attività motoria. Lo sport è una attività motoria con delle forti valenze culturali, a differenza di esercizi fisici governati da macchine e da strumentazione elettronica. Per questo ha maggiori possibilità di realizzare un valido equilibrio psico-fisico con efficacia/efficienza. Per questo le strutture sportive sono uno dei gangli vitali all'interno dell'area metropolitana. Il loro presidio/servizio può essere svolto da comunità neo-familiari (che cosituiscono un nuovo modello familiare). Tali comunità vivono all'interno della struttura e ne garantiscono i servizi fondamentali: custodia, apertura-chiusura, piccolo mantenimento, ristorazione. Queste comunità, anziche nascere dal nulla, possono essere ri-costruite utilizzando cooperative sociali, cohousing intergenerazionali di giovani ed anziani, social housing strutturato con gruppi familiari volontari che forniscono servizi, cohousing di famiglie giovani. I "siti sportivi", possibilmente da arricchire e da integrare con il verde pubblico, diventano una attività fruibile low cost dai cittadini del quartiere, in cambio di un servizio low cost di presidio e di manutenzione. Questo modello era già stato parzialmente applicato in passato a varie situazioni, ad esempio affidando i siti archeologici a cooperative di giovani (vedi di recente i casi del Castello Malaspina di Bosa). La differenza con la soluzione qui prospettata sta nel fatto che le comunità (cohousing o cooperative sociali) abitano la struttura, fanno parte del territorio garantendo l'efficacia/efficienza del servizio. Questo significa ad esempio che gli anziani (CEP Pirri) o i giovani border-line di un quartiere (S.Elia), vengono reimpiegati come risorse nel "loro stesso territorio" urbano.
A Padova
- Parco del Basso Isonzo
- Critiche alla lottizzazione del Parco del Basso Isonzo
- La Città delle Centralità
Il progetto presentato al Bò di Padova nel dicembre 2014 ha una valenza regionale, ma si collega direttamente al Parco AgroPaesaggistico Metropolitano di Padova, come evidenziato nella relazione introduttiva di Sergio Lironi.
- Il Convegno dell'Ordine degli Architetti del Veneto al Bò, 3 dicembre 2014 sulla Rigenerazione Urbana
- Grandi Opere nel Veneto - Alcune domande al presidente Luca Zaia
L'esempio del PRG di Roma
- Il Piano Regolatore Generale di Roma (2008)
- Centralità Urbana di Massiminia
- Rigenerazione Urbana a Roma, la Caserma Guido Reni
- Riqualificazione Diffusa
Nelle altre Città
- Il gruppo di lavoro di Renzo Piano sulle periferie e la città che sarà
- Un progetto di rigenerazione partecipata a Rieti di una ex Area Industriale
- L'esempio di Bologna
- Il Comitato del Quartiere Pomari di Vicenza
- Madri si ricopre di verde
- Madrid "Un Piano per Rinaturalizzare la Capitale"
Giunta Bitonci - I problemi sul tappeto
- Recupero Caserma Romagnoli
- Arcella - Un Centro Commerciale in via Ticino?
- Il Parcheggio allo IOV e l'esproprio dei residenti in via Nazareth
- Un traliccio di 100 m di altezza a Isola di Terranegra
Verso il Parco Agropaesaggistico Metropolitano di Padova
Alcuni progetti potrebbero essere l'inizio di un percorso verso il Parco Agrario Paesaggistico Metropolitano di Padova:
- Caserma Romagnoli
- Parco del Basso Isonzo
- Critiche alla lottizzazione del Parco del Basso Isonzo
- Ex Foro Boario Corso Australia
Fornace Morandi Quartiere Arcella Pontevigodarzere
Agricoltura Periurbana Multifunzionale. Quanto esposto in modo semplice ed efficace in questa proposta di Anima Critica, rispecchia le aspirazioni di molti cittadini ed anche il programma partecipato economico-politico-culturale di Padova2020. Rilancio della agricoltura periurbana multifunzionale, integrata con la tecnologia avanzata non invasiva dell'ambiente (vedi i bassorilievi della SAIMP nel video, che mettono in evidenza la corporeità della presenza umana che accompagna sempre la virtualità simbolica dello sviluppo tecnologico), e soprattutto integrata con uno sviluppo culturale (e turistico) capace di meticciare culture diverse, ognuna rispettosa della propria e della altrui identità. Questa sintesi si può realizzare nella pratica immediata realizzando la memoria della civiltà contadina dalla quale proveniamo come nella proposta di un Museo da parte di Anima Critica. Museo già realizzato a Rubano come Parco Etnografico. A questa proposta aggiungerei di utilizzare la sede, la documentazione e l'ispirazione della memoria del Museo, come base operativa per una Scuola di Formazione Esperienziale (pratica) di Agricoltura Organica, in tutte le sue varianti: sinergica, permacultura, agri-forest, biologica, biodinamica; da realizzare con il supporto di una piccola Fattoria Didattica ad hoc, da organizzare nelle adiacenze alla Fornace Morandi, utile anche per studenti delle elementari e medie, nonchè per tutti le fasce sociali interessate: migranti, disoccupati, soggetti da recupero sociale o da ortoterapia, cittadini aperti ad un contatto con la natura mediato dal "fare" orticolo. Una Scuola analoga è già presente a Limena, presso la locale sezione di Legambiente, con vicina Fattoria Didattica (con un notevole impianto artigianale di riciclo di acqua piovana).